Palazzo Gatti - Via Cardinal La Fontaine, Viterbo, info e foto a cura di Anna Zelli sito ufficiale web www.annazelli.com
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			Via Cardinal La Fontaine | palazzo gatti via cardinal la fontaine viterbo centro storico | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||||
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			PALAZZO GATTI | ||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||
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			Chiesa del Gonfalone 
 
								
								Chiesa Santa Maria 
								Nuova 
 
					Archi via Santa 
					Maria Nuova 
 
								
			Antica sede Magistratura 
 
								
								
								Antica sede della Magistratura 
 
								
								Confraternita della 
			Morte  
 
								
								
								Archi Casa V. Pagnotta 
 
 
								
								
								Archi piazza Plebiscito 
 
								
			Confraternita San Leonardo
								 
 
								
								
								Archi Via Sant'Antonio 
 
 
 
					
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					del Bacucco Non sono terme: 
					
					
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			San Pellegrino in Fiore 
 
					
					
					Guida Turistica Viterbo 
 
 
 
 
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								Palazzo Gatti, 
								via Cardinal La Fontaine, Viterbo,fu edificato 
								nel 1266 da Raniero Gatti, capitano del popolo e 
								capostipite della famiglia, in origine occupava 
								l’area in cui vennero edificati la
								Chiesa ed il 
								Convento  dei Carmelitani Scalzi, dove 
								oggi ci sono gli uffici Comunali ed in 
								precedenza il palazzo di Giustizia, e dove in 
								antico c’erano il 
								borgo e la Chiesa di San Pietro dell’Olmo.Un 
								tempo questo palazzo era una prestigiosa dimora, 
								i Gatti erano una delle famiglie più potenti 
								della città di Viterbo. Era una vera fortezza, 
								circondata da
								mura e torri 
								possenti, andava da 
								via delle Fabbriche fino
								a via Annio e 
								a piazza fontana 
								Grande. 
								La attuale 
								costruzione è solo una piccola parte dell'antica 
								dimora 
								
								Gatti e si trova in via La 
								Fontaine dal civico 104 al civico 110, e si 
								trova nel luogo ove un tempo c'era la
								chiesa di San Pietro dell’Olmo.del 
								tutto scomparsa. I Gatti, per poter edificare il 
								loro palazzo acquistarono alcune case della
								contrada di San Pietro 
								dell’Olmo, gli stemmi che oggi si notano 
								sulla facciata sono gli stemmi della famiglia 
								degli Anguillara e dei Gatti, o meglio dei
								Brettoni dal 
								momento che manca il gatto sulla cima dello 
								stemma. Gli stessi stemmi si trovano anche alla
								fontana di piazza San 
								Carluccio. Il conte Pandolfo degli 
								Anguillara fu podestà tra il 1274 e il 1275, 
								mentre Pietro Alessandri, è nominato 
								nell’iscrizione relativa alla costruzione del 
								palazzo ma non c’è lo stemma di questa famiglia. 
								Il Palazzo Gatti nel 1367, fu la dimora del 
								Cardinale di san Marco, nel 1375 di Giovanni IV 
								Sciarra di Vico e solo intorno ai primi del XV 
								secolo passò alla famiglia Gatti. Princivalle 
								Gatti ampliò il palazzo la cui costruzione 
								arrivava fino alla attuale 
								piazza Fontana Grande.  Nel 1452 
								Princivalle Gatti ospitò, nel palazzo, 
								l’imperatore Federico III e la moglie,  i quali 
								visitaro il Bullicame,  e poi si recarono a Roma 
								perche Federico III doveva essere incoronato 
								imperatore. Il palazzo nel 1496 era nella 
								disposizione di Giovanni di Princivalle, il 
								quale fu rimproverato da papa Alessandro VI, per 
								l’occupazione di Celleno, del quale era podestà 
								e, per ritorsione Papa Alessando VI, gli 
								confiscò i beni, ma poi a causa della sua 
								insistente ribellione, Giovanni da Princivalle 
								proprio a Celleno, venne ucciso. Il Palazzo 
								Gatti, a seguito di questo episodio, divenne 
								sede di malviventi, ed allora Papa Alessandro VI 
								né ordinò nel 1496 la demolizione- L'area venne 
								ceduta al Comune affinchè fosse edificata una 
								piazza dove si aprissero delle botteghe da 
								affittare ed i cui proventi sarebbero andati 
								alla Camera Apostolica. Il grande palazzo era a 
								tre piani con un’ampia scala di accesso e la 
								sala più importante si affacciava dove oggi c’è 
								la piazza Fontana Grande. Per questa ragione la 
								antica piazza nel 1517 era detta “plateam de 
								gattensibus”.La parte di questo immenso palazzo, 
								sovrastato anche da torri, che è sopravvissuta e 
								che si trova a via La Fontaine venne risparmiata 
								dalla demolizione in quanto a quell'epoca,  
								qui vi risiedeva un altro ramo della famiglia 
								Gatti, considerato bastardo. Successivamente 
								alcune confraternite di Viterbo, per impellenti 
								necessità, portarono nel palazzo gli infermi 
								ricoverati presso santo Spirito, ma questa 
								destinazione fu di breve durata. Dopo il 1608 il 
								palazzo venne ceduto alla famiglia Montani di 
								Barbarano e da questa passò ai
								Padri Carmelitani Scalzi 
								che, nel 1633, vi edificarono la
								Chiesa e il Convento dei 
								santi Teresa e Giuseppe. Nel 1684, quando 
								i Carmelitani Scalzi 
								demolirono una parte del palazzo Gatti per 
								costruire il presbiterio della loro chiesa, 
								furono tolte dal palazzo due lapidi del 1275, e 
								portate inizialmente nel Palazzo dei Priori. 
								Queste lapidi una era in memoria di Pandolfo 
								degli Anguillara,quale ricordo della costruzione 
								del palazzo e  l’altra era come 
								testimonianza della rappacificazione tra le 
								fazioni della città, oggi sono conservate al
								loggiato del Museo Civico. 
								In seguito il palazzo ebbe vari proprietari, 
								oggi è della famiglia 
								Cordelli che lo ha acquistato nel 1973 
								apportando importanti restauri. Infatti, è stato 
								riportato allo stato originale togliendo il 
								tetto a capanna e liberando così i soli due 
								merli guelfi superstiti. Le finestre a bifora, 
								hanno una certa affinità con quelle del
								Palazzo Papale, 
								infatti, sono a pieno centro con archi trilobi e 
								tre rosoni. Gli  ingressi a piano terreno 
								sono ad archi acuti, sul fianco destro c'è la 
								scala o profferlo 
								che conduce al primo piano. Questo grande 
								palazzo, che raggiungeva la Piazza del Sepale 
								(oggi Fontana Grande), aveva cinque torri, da 
								quanto si può rilevare dalla Pianta di Viterbo 
								del 1596 di Tarquinio Ligustri, ma tutte andate 
								distrutte.Del 
								palazzo oggi si vede solo una delle originarie 
								sei torri. La parte superstite recentemente 
								ristrutturata dall’attuale proprietario, la 
								famiglia Cordelli, 
								si articola su due livelli che sulla sommità 
								terminano in un terrazzo giardino, che ha 
								eliminato l’originario tetto a capanna. Sui due 
								lati a livello stradale, i fornici sono ad archi 
								acuti, mentre sui due piani superiori le bifore 
								sono a tutto sesto con archi trilobati. Tre 
								rosoni si allineano su aggettanti cornicioni 
								marcapiano. Visivamente sono legati da una 
								elegante fascia che prosegue oltre la finestra, 
								chiudendosi a riccio. Non si vedono più gli 
								stemmi che un tempo ornavano il palazzo, alcune 
								tracce fanno intravedere la croce degli 
								Alessandri, con la quale i Gatti erano 
								imparentati e le anguille della famiglia 
								Anguillara 
								
								 Torre palazzo Gatti, via Cardinal La Fontaine, Viterbo, non più esistente. Profferlo palazzo Gatti, via Cardinal La Fontaine, Viterbo, a destra del palazzo Gatti c’è un profferlo, espressione architettonica tipicamente viterbese, costituito da una rampa rettilinea con sovrastante balcone . Fontana Moccichello Palazzo Gatti, via Cardinal La Fontaine, Viterbo, è addossata al palazzo Gatti, veniva chiamata Fontana del Moccichello, trasformato poi in fontana di San Moccichello per la vicinanza ad una antica chiesa non più esistente, la chiesa di San Pietro dell’Olmo. Il nome Moccichello deriva dalla cannella dalla quale esce poca acqua, un pò come quando cola il naso quando si è raffreddati, da qui il nome. Da secoli questa fontana stilla acqua con fatica. Ex Chiesa di San Pietro dell'Olmo, Viterbo, Qui in antico c’era la Chiesa di San Pietro dell’Olmo, che prima di essere unita a Santa Maria Nuova fu una chiesa importante ed una parrocchia. La leggenda narra che San Pietro nel suo lungo peregrinare per la Tuscia, giunto stanco a Viterbo, si fermò all’ombra di un olmo, per riposarsi, e per questo i primi cristiani avrebbero edificato la chiesa intitolandola San Pietro dell’Olmo, ed è probabile che questa fontana del Moccichello, a palazzo Gatti, fosse vicina a questa chiesa, che oltretutto si trovava lungo la strada che nel Medioevo percorrevano i pellegrini entrando dalla Cassia per porta di Valle o San Leonardo, per recarsi al palazzo Papale. La fontana ha una vasca rettangolare ed è inserita all’interno di una nicchia. Sotto il bocchettone in ferro vi è lo stemma della famiglia Gatti. Stemmi fontana palazzo Gatti, via Cardinal La Fontaine, Viterbo,qui si vedono gli stemmi della famiglia Anguillara e della famiglia Gatti, o meglio dei Brettoni visto che manca il gatto al sommo dello stemma. Questo due emblemi si vedono anche alla fontana di san Salvatore in Piazza san Carluccio, presso la casa delle Maestre Pie Venerini; ricordano i Brettoni ovvero i Gatti ed il conte Pandolfo degli Anguillara, podestà nel 1274 e nel 1275 della città di Viterbo. Nasone accanto a palazzo Gatti, via Cardinal La Fontaine, Viterbo, si trova addossato al muro. Famiglia Gatti, Viterbo, tra il tardo Medioevo e la fine del Cinquecento fu una delle famiglie più importanti di Viterbo. Il loro apice del potere si ebbe nel ‘200, quando la famiglia possedeva numerosi immobili all’interno della città ed aveva la signoria su diversi centri del territorio, come : Valcena, Sala, Fratta, Cornienta Vecchia, Cornienta Nuova, Monte Casoli, cui si aggiunse successivamente Celleno. Probabilmente provenivano dalla Bretagna, e da qui, sarebbero giunti a Viterbo nel XII secolo. Con il termine Gatteschi si intendeva tutta la famiglia, mentre il termine Gatti ci si riferiva alla discendenza da Raniero di Bartolomeo Gatti, che dette i natali ai personaggi più rilevanti per la storia di Viterbo di questa famiglia.La genealogia ha inizio da Rodilando nel 883, da cui discesero Guarnulfo del 939, Rolando e Francesco de Brettone. Ma tra i primi componenti della famiglia attestati a Viterbo va annoverato Rolando Veralducii, che all’inizio del secolo XIII era persona facoltosa, in grado di prestare denaro e proprietario di numerosi immobili. Dalla moglie Latina ebbe tre figli: Bartolomeo, che fu console, Veraldo, sindaco del Comune di Viterbo nel 1231 e Leonardo. Da Bartolomeo morto nel 1239, che sposò Viscontessa, da lei nacquero Pepone, Guittone, Rolando e Raniero. Tra i sette figli di Rolando si ricorda Pietro, che sposò Rosa e fu il primo membro della famiglia a ricoprire la carica di rector et defensor populi a Viterbo tra il 1306 ed il 1310. Raniero Gatti fu capitano del popolo; durante il suo mandato si fece promotore della costruzione tra il 1257 ed il 1266 del Palazzo dei Papi,opera architettonica simbolo della città che ospitò i pontefici per ventiquattro anni. Raniero sposò Guitta, dalla quale ebbe sette figli, tra cui Visconte e Raniero morto nel 1317. Il primo, fu podestà di Arezzo e Foligno, sposò una nobile di Viterbo, Teodora Capocci, e fu autore di diversi interventi urbanistici nella città di Viterbo tra cui la costruzione, a proprie spese, dell’ospedale presso il complesso di Santa Maria in Gradi, la Domus Dei. A Raniero si deve invece la torre di San Michele detta anche San Biele, eretta come torre di avvistamento per una migliore difesa della città dal lato della Strada romana; in una lunetta è raffigurata la Madonna e ai suoi piedi sono nominati i committenti dell’opera: Raniero con la moglie Alessandrina Alessandri di Piero e uno dei loro sei figli. Uno di loro, Silvestro Gatti, forte della sua carica di rettore e di difensore del popolo di Viterbo, tentò di assoggettare completamente la città, con un sistema di governo estremamente duro, schierandosi contro il papato. Questo atteggiamento causò la reazione del pontefice Papa Giovanni XXII e della stessa cittadinanza che lo scacciò; i membri della famiglia Gatti dopo Silvestro furono allontanati dalla città per più di un secolo. Da Silvestro discese per linea diretta Silvestruccio, che ebbe tre figli: Fazio morto nel 1442, che fu priore della città tra il 1409 ed il 1433, Giovanni, anche lui priore tra il 1433 ed il 1438, e Raniero. Questi fu il nonno di Petruccio, notaio a Celleno, che sposò Lella di Petrignano di Corneto dalla quale ebbe quattro figli: Giacomo, Lella, Simonetta e Guglielmo morto nel. 1456, che di Celleno fu podestà e conte palatino, oltre ad essere signore di Roccalvecce. Da Giovanni nacque Princivalle morto nel. 1454. Questi, cavaliere dello Speron d’oro, sposò Finaltiera di Cecco Baglioni, conte di Castel Piero, e fu anche lui podestà di Celleno; venne ucciso dalla famiglia Tignosi e dopo di lui ebbe inizio il declino del potere dei Gatti a Viterbo. Da Princivalle nacque Giovanni morto nel 1496, che fu dedito più alla vita privata che a quella politica e militare e si preoccupò di iniziare alcuni interventi di restauro nel castello di Roccalvecce; accusato da Papa Alessandro VI dell’occupazione di Celleno mentre ne era podestà, per volere del pontefice subì la confisca dei beni e fu poi ucciso. Con Giovanni, che ebbe sette figli vissuti tra la fine del Quattrocento e il Cinquecento, ebbe fine la parte più nobile e potente della famiglia, anche se la discendenza proseguì per almeno un altro secolo. I Gatti possedevano a Viterbo più di un’abitazione; ciò che resta di quella più conosciuta si trova tra la fonte Sepale oggi Fontana Grande e la strada di San Giovanni in Pietra. Si tratta di un edificio di stile architettonico vicino a quello del Palazzo dei Papi, che però già nel 1523 doveva essere in pessime condizioni, visto che era denominato Casaccia. Si ha poi notizia di almeno altre due abitazioni: una doveva essere in contrada Santo Stefano, vicino al macello, mentre l’altra, probabilmente di piccole dimensioni, era in contrada San Quirico; Visconte, nel 1306, doveva inoltre possedere una casa in piazza Nuova. I Gatti avevano una cappella nella chiesa di Santo Stefano, la menzione è legata alla figlia di Raniero, Guitta, e il giuspatronato sulla cappella di Sant’Antonio Antonio nella chiesa di San Sisto nel 1473. Il sepolcro principale della famiglia era nella chiesa di Santa Maria in Gradi. Fotografie Palazzo Gatti via Cardinal Pietro La Fontaine Viterbo Palazzo Gatti via Cardinal la Fontaine Viterbo, foto Anna Zelli Stemmi Palazzo Gatti via La Fontaine Viterbo Stemmi Palazzo Gatti via Cardinal la Fontaine Viterbo, foto Anna Zelli Profferlo Palazzo Gatti via Cardinal La Fontaine Viterbo Profferlo Palazzo Gatti via Cardinal la Fontaine Viterbo, foto Anna Zelli Fontana del Moccichello palazzo Gatti Via Cardinal la Fontaine ViterboFontana Moccichelloi, Palazzo Gatti via Cardinal la Fontaine Viterbo, foto Anna Zelli Nasone Palazzo Gatti via Cardinal La Fontaine ViterboNasone palazzo Gatti Palazzo Gatti via Cardinal la Fontaine Viterbo, foto Anna Zelli Ex Torre Palazzo Gatti via Cardinal La Fontaine ViterboEx Torre palazzo Gatti Palazzo Gatti via Cardinal la Fontaine Viterbo, foto Anna Zelli Vicolo senza uscita accanto al Palazzo Gatti Via Cardinal Pietro La Fontaine Viterbo Vicolo senza uscita accanto al Palazzo Gatti Via Cardinal Pietro La Fontaine Viterbo Vicolo senza uscita accanto al Palazzo Gatti Via Cardinal Pietro La Fontaine Viterbo Vicolo senza uscita accanto al Palazzo Gatti Via Cardinal Pietro La Fontaine Viterbo Vicolo senza uscita accanto al Palazzo Gatti Via Cardinal Pietro La Fontaine Viterbo Vicolo senza uscita accanto al Palazzo Gatti Via Cardinal Pietro La Fontaine Viterbo Da vedere a Palazzo Gatti Via Cardinal Pietro La Fontaine Viterbo via Cardinal La Fontaine Viterbo via Cardinal la Fontaine, Viterbo, informazioni turistiche e foto a cura di Anna Zelli Mappa piazza S. Lorenzo - Mappa via S. Lorenzo - San Pellegrino 
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Aggiornato Marzo 2024