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SANTA ROSA VITERBO VITA OPERE E MIRACOLI

Santa Rosa di Viterbo, storia, le vicende di Santa Rosa, ci sono state tramandate da tre fonti principali: La Vita I, redatta alla metà del XIII secolo e conservata presso l'archivio del monastero delle Clarisse di Santa Rosa, la Vita II, inserita negli atti del processo di canonizzazione avviato da Papa Callisto III nel 1457, la Vita III, e Vita Miracula et Missa propria Sanctae Rosae ordinis fratum minorum e databile tra il 1510 e il 1530. Sul giorno della nascita non ci sono certezze, figlia di Giovanni e Caterina, semplici e poveri agricoltori, si data la sua nascita nel 1233, nel quartiere di Santa Maria del Poggio,  e muore il 6 marzo del 1251, all’età di 18 anni. Fu una terziaria francescana, venerata come Santa dalla Chiesa Cattolica, fu canonizzata nel 1457. La santa è rappresentata con una corona di rose che le cinge il capo, a Viterbo e nei dintorni si trovano numerose sue raffigurazioni, per lo più in abiti dell'ordine francescano e sempre con una corona di rose sul capo. Sempre a Viterbo c’è il Santuario a lei dedicato e la sua festa ricorre il 4 di settembre. Fin da bambina mostra una profonda dedizione alla contemplazione, alla preghiera e all’aiuto ai poveri, che la portano anche a sottoporsi a numerosi digiuni e privazioni. Si racconta che già da bambina operasse dei miracoli, tra questi, la trasformazione del pane in rose, e il miracolo della brocca risanata. Il 21 giugno del 1250, durante la sua malattia, dovuta ai numerosi digiuni, le apparvero persone defunte vissute molto tempo prima della sua nascita, il 22 giugno chiese alla madre qualcosa da mangiare, prima di iniziare un ulteriore digiuno in onore di San Giovanni Battista, il 23 giugno si gettò nuda a terra, comunicando alla madre che avrebbe rinunciato ai beni terreni, secondo il volere della Madonna, ordinò che le tagliassero i capelli, e si vestì con il cingolo e la tonaca tipica dell’ordine dei francescani, il cingolo è una sorta di cintura fatta di corda che cinge alla vita la tonaca, il 25 giugno la santa percorre cosi vestita, le vie di Viterbo, esortando alla preghiera e alla conversione i suoi concittadini e  recando con se una croce ed un dittico, un dipinto su tavola formato da due parti, unite tra loro a forma di libro, tramite una cerniera, raffigurante il Salvatore. Le apparvero il Crocifisso e la Rosa, e allora la Santa iniziò a flagellarsi in segno di partecipazione alle sofferenze patite da Cristo. La santa voleva essere portata in chiesa, ma un uomo mosso a compassione per i suoi tormenti e ferite, la condusse a casa, qui la santa continuò a martoriarsi per 3 giorni, durante i quali le apparve il Signore che le profetizzò che da quella povera stanza in cui viveva sarebbe sorto il monastero delle Clarisse di San Damiano. Ripresasi dalle sofferenze la santa continuò nei giorni successivi il suo apostolato per le vie di Viterbo, e a dispetto dei numerosi ghibellini ed eretici, intraprese una fervente campagna a favore della Chiesa di Roma. Questo suo fervente attivismo religioso, le attirò le ostilità dell’autorità imperiale, che nel dicembre del 1250 ordinarono, su decisione del Podestà di Bovolo,  l’allontanamento  dalla città di Viterbo sia della Santa che dei genitori. In questo esilio forzato, la santa proseguì in pellegrinaggio il suo apostolato e giunse a Soriano, dove compì il miracolo della restituzione della vista ad una bimba cieca, e sempre a Soriano predisse la morte di Federico II. Giunta a Vitorchiano la santa compì il miracolo di uscire illesa dalle fiamme e attraverso questo convertì una eretica. Poco dopo morì l’imperatore, come lei aveva predetto, e tutte le sue opere miracolose le fecero acquisire la fama di profetessa, permettendole di tornare a Viterbo. La santa avrebbe voluto entrare nell’ordine delle Clarisse, ma per i suoi coinvolgimenti politici non venne accettata, a quel punto la santa profetizzo che il suo corpo rifiutato da vivo dalle clarisse sarebbe rimasto li da morto. Dopo una guarigione miracolosa entrò nel terz'ordine francescano. Predicò accanitamente contro i catari, aizzati da Federico II contro il Papa, e prese una forte posizione in difesa del pontefice nella lotta fra Guelfi e Ghibellini. Santa Rosa morì il 6 marzo del 1251 e fu sepolta nel cimitero della chiesa di Santa Maria del Poggio, detta della “Crocetta”, che era la sua parrocchia natale. Il culto di Santa Rosa, santa già in vita, ebbe inizio subito dopo la sua morte, infatti con una bolla di papa Innocenzo IV del 25 novembre 1252 si diede inizio alla sua canonizzazione. La salma sepolta sotto terra, venne traslata incorrotta il 4 settembre del 1258, da alcuni cardinali, alla presenza di papa Alessandro IV e portata nel monastero di San Damiano dove oggi c’è la chiesa di Santa Rosa, qui ancora oggi la salma è custodita e venerata. Durante il Trecento il culto della Santa si affievolì per riprendere all’elezione di papa Martino V, al soglio pontificio tra il 1417 e il 1431, in quanto molti pellegrini si recavano a Viterbo per onorare la santa dei miracoli, che avvennero anche dopo la sua morte. Infatti si racconta che il 6 marzo 1251, il giorno della morte della santa le campane abbiano suonato da sole per un giorno intero. Quando il corpo venne riesumato, ci fu il miracolo della rosa che indicò il punto esatto in cui si trovava il corpo sepolto direttamente nella terra e privo di bara della santa. Nel 1357 vi fu un incendio nel luogo in cui la santa era sepolta, bruciarono la cappella, la bara, i vestiti, ma il corpo della santa ne uscì integro. Nel monastero di Santa Rosa vi sono 41 ex voto, databili tra il XVII e il XIX secolo dove sono rappresentati alcuni miracoli della santa.

Canonizzazione di Santa Rosa da Viterbo, Il processo di canonizzazione di Santa Rosa, iniziò l'anno stesso della morte nel 1251, e fu poi ripreso e portato a termine nel 1457, sotto papa Callisto III, lui stesso miracolato. Il processo di canonizzazione registrò allora 263 testimoni e 120 miracoli, ma non venne portato a termine. I viterbesi poi furono distolti dalla venerazione per santa Rosa, a causa di una fervente devozione per la Madonna della Quercia e per Santa Lucia Brocadelli da Narni che nel 1496 ricevette le stigmate a Viterbo, poiché santa Lucia si recò poi a Ferrara, in questo periodo si riaccese di nuovo nei viterbesi il culto per santa Rosa. Venne riformato il monastero, e papa Giulio II, nel corso di una sua visita a Viterbo il 27 settembre del 1509 promise di occuparsi della canonizzazione della santa se le monache avessero messo per iscritto i meriti ed i miracoli della santa.  Fu sempre nel 1509 che venne istituita la festività di Santa Rosa, il 4 settembre, giorno in cui venne esumato il corpo dalla sepoltura in terra e traslato al santuario. Il 14 aprile 1512 il priore Agostino Almadiani propose che la festa della Beata Rosa fosse onorata pubblicamente, la santa divenne patrona della città di Viterbo nel 1583 ed inserita nel  Martirologico Romano. Nel 1922 Santa Rosa venne nominata da papa Benedetto XV, unitamente a Santa Agnese e Santa Giovanna d’Arco, protettrice della Associazione Cattolica Femminile Italiana, e l’8 febbraio 1983 papa Giovanni Paolo II la dichiarò patrona dei fiorai. Nel 1921 fu eseguita una prima ricognizione durante la quale venne estratto il cuore ancora integro e riposto in un reliquiario d'argento. Nel 1996 una nuova ricognizione ha permesso di effettuare una serie di indagini scientifiche, dalle quali è emerso che santa Rosa aveva un'età compresa tra i 18 e i 20 anni al momento del decesso. Inoltre era affetta da una rara patologia, la sindrome di Cantrell, caratterizzata da una mancanza congenita dello sterno, che normalmente porta a morte durante la primissima infanzia. Sul braccio sinistro è stata rilevata una cicatrice, compatibile con una ferita che le fonti storiche riferiscono Rosa abbia subìto durante l'assedio delle truppe di Federico II alla città di Viterbo. Santa Rosa inoltre doveva avere un'altezza di circa 1,55 m, occhi blu e capelli scuri. Questi dati e quelli tratti dalle radiografie del cranio, hanno permesso di effettuare una ricostruzione grafica del volto. Alla storia di Santa Rosa è stato dedicato uno spazio nella trasmissione di Roberto Giacobbo Voyager andata in onda su Raidue il 21 settembre 2012.

Miracoli di Santa Rosa, santa e patrona della città di Viterbo, si attribuiscono a Santa Rosa numerosi miracoli, tra questi, la trasformazione del pane in rose, che avvenne un giorno, quando Rosa messo da parte nel suo grembiule  qualche pezzo di pane risparmiato dal suo cibo quotidiano per donarlo ai poveri, prima di uscire da casa, venne fermata dal padre Giovanni, che era preoccupato per il suo stato di denutrizione, il padre le chiese cosa avesse con sé, e lei aperto il grembiule gli mostrò al posto del pane delle rose fresche e profumate. Un altro è quello della brocca risanata. Si racconta che un giorno, la Santa, che era alla fonte della chiesa di Santa Maria del Poggio, per prendere dell’acqua, vide che ad una bambina le era caduta la brocca, e che questa era andata in frantumi, la bambina  però, per non essere punita dai genitori voleva incolpare la santa del danno, ma la Santa incurante della bugia,  raccolti i cocci, diede la brocca integra alla bambina. Altro miracolo, è quello della gallina rubata: pare che un giorno una bambina rubasse una gallina alla madre di Santa, Rosa chiese alla piccola di restituirla ma questa prende ad insultarla, fu in quel momento che sulla guancia della bambina spuntarono delle piume di gallina, che scomparvero solo quando la gallina venne restituita. Rosa era molto cagionevole di salute, soprattutto perché le mancava lo sterno fin dalla nascita, e già questo fu un miracolo, perché di solito si muore entro i 3 anni e invece Rosa visse fino a 18 anni. Un giorno mentre Rosa stava a letto gravemente malata, le apparve la Madonna, che le disse che avrebbe dovuto indossare l’abito talare del Terzo Ordine Francescano  e diffondere il messaggio di Gesù, in quell’occasione si ebbe una repentina e  miracolosa guarigione. Un giorno Rosa mentre guardava fissamente il crocefisso, vide questo animarsi e sentì la voce di Gesù che le parlava, da allora predicò con maggiore forza. Poiché Santa Rosa era piccola di statura, un giorno, durante una predica, davanti ad una folla immensa, dal momento che non tutti potevano vederla, si mise sopra un masso, che si sollevò da terra e restò li sopra, sollevata,  fino alla fine della predica. Un giorno un eretico, durante una predica a Viterbo della Santa, per farle dispetto la urtò violentemente, ella gli  predisse come castigo che da li a tre giorni avrebbe avuto un segno sul suo corpo, ed infatti al terzo giorno all’eretico caddero tutti i peli del corpo, dalla testa ai piedi. Fu sempre Santa Rosa, nel 1243 a proteggere le mura della città di Viterbo e ad impedire all’esercito dell’imperatore Federico II di conquistare la città. Un altro miracolo, è quello della vista, che rida ad un cieco che la aveva implorata, lei gli ordinò di farsi il segno della croce e il ragazzo tornò a vedere. Un giorno, mentre Santa Rosa e la famiglia erano stati esiliati a Soriano, le apparve un angelo che le predisse la morte dell’Imperatore Federico II, cosa che poi si avverò. Quando era a Vitorchiano donò la vista con il segno della croce sugli occhi di una bimba cieca dalla nascita di nome Delicata. Santa Rosa, da viva, predisse anche che alla sua morte il suo corpo sarebbe entrato nel convento delle Clarisse , quel convento che non la volle mai da viva. La Santa che voleva essere seppellita nel monastero delle Clarisse apparve dopo morta in sogno a Papa Alessandro IV, il quale si adoperò affinchè il suo desiderio fosse esaudito.  Il 4 settembre 1258 il suo santo corpo, incorrotto, e tumulato nella terra da mesi, nella chiesa di Santa Maria del Poggio, oggi Chiesa della Crocetta, venne esumato,  e posto nel monastero. I presenti potettero riconoscere il punto esatto della sepoltura dalla presenza delle rose cresciute nel punto esatto della sepoltura. Un giorno la Santa apparve ad una monaca in sogno per predirle la pericolosa caduta del campanile . Nel 1367, una candela cadde nell’urna dove era conservato il corpo della Santa, tutto prende fuoco, gli ori e gli argenti che ornavano l’urna si ridussero alla forma liquida, ma miracolosamente il corpo della Santa fu tirato fuori intatto dalle monache. Nel 1419 Menico Di Marco muore a Viterbo. Fedele alla santa, la moglie Covella si reca davanti alla sua urna per invocare la grazia. Promette che farà dipingere il miracolo sulla cassa che chiude il suo corpo. Tornata a casa trova il marito vivo. Nel 1451 Rosa appare in sogno a due suore e rivela che “due vermi le rodono la spalla destra”. Le monache decidono di verificare subito la veridicità del sogno ma, scoperta la spalla di Rosa nessun verme appare. Entrando in chiesa, il giorno dopo, vedono che la parte destra della ferrata che protegge il corpo della santa era stata limata. Un giorno un uomo in viaggio verso la Spagna, un marinaio polacco, un certo Giovanni Discreconiowski, si imbatte in una tempesta. La nave affonda e solo Giovanni, raccomandatosi a santa Rosa, si salva. Il 16 novembre del 1455 si reca davanti all’urna della santa per renderle omaggio. Il 27 novembre del 1798 i francesi al comando del generale Kellerman mossero  d’assalto Viterbo a Porta Romana. Santa Rosa venne invocata e la città venne risparmiata, i viterbesi per ringraziare portarono al suo santuario le palle di cannone e le bombe inesplose. Un giorno, un tedesco in visita all’urna dove riposa Santa Rosa volendo portare con sé una reliquia, prega una monaca di donargli un’unghia, alla suora, che si rifiuta, offre delle monete d’oro. La religiosa taglia una delle unghie della mano destra. Il dito allora comincia a sanguinare e la monaca, disperata, chiede perdono alla santa. L’unghia ricresce e torna come prima. Da allora l’urna fu dotata di due chiavi. Una in possesso della badessa e l’altra della suora più anziana.

Opere musicali ispirate a Santa Rosa,  a tale personaggio s'ispirano i due oratori: Santa Rosa di Viterbo, musica di Francesco Monti, in prima esecuzione ad Ancona per la festa di San Ciriaco nel 1726; Santa Rosa di Viterbo del sacro ordine di San Francesco, a 5 voci, musica di Alessandro Melani, eseguito la prima volta in Firenze alla Congregazione dell'Oratorio di San Filippo Neri nel 1693. La prima esecuzione moderna di quest'ultimo, curato in forma corrente da Saverio Franchi e Massimo Scapin, si diede nella Basilica Cattedrale di Viterbo durante il "Festival barocco" del 2000, nell'interpretazione dell'Orchestra da Camera della Scuola Musicale Comunale di Viterbo, direttore Massimo Scapin.Il 18 agosto 1932 fu pubblicato l'Inno all'inclita verginella Santa Rosa da Viterbo, del celebre compositore viterbese Cesare Dobici, considerato l'inno liturgico ufficiale della Santa.

Santuario di Santa Rosa, secondo lo storico Coretini, il monastero di San Damiano, oggi di Santa Rosa, venne fondato alla metà del XIII secolo, per volere di una donna viterbese che acquistò alcuni casamenti nella contrada di porta San Marco. Nel 1357 un incendio distrusse la cappella, parte della chiesa e l’urna che custodiva il corpo della santa, ma lasciò miracolosamente intatte le spoglie. Un altro incendio del 1410 provocò il crollo del dormitorio e dei principali corpi di fabbrica. L’edificio venne poi ristrutturato grazie ad una offerta di Francesco Menici nel 1437. La chiesa venne consacrata nel 1450 in occasione del giubileo, e alla sua decorazione collaborarono artisti del tempo come Benozzo Gozzoli, allievo del Beato Angelico, incaricato di realizzare un ciclo di affreschi raffiguranti scene di vita della santa. Purtroppo queste opere vennero distrutte nel 1632 quando venne approvata la delibera per la demolizione della chiesa troppo angusta per ospitare la quantità do fedeli che venivano a visitare la santa. Il nuovo edificio venne completato nel 1661. Successivamente nel 1661 le monache acquistarono quella che fu un tempo la casa di Santa Rosa, oggi, parte integrante del monastero. Nel 1844 il vescovo di Viterbo, Gaspare Bernardo Pianetti, dispose la ricostruzione della chiesa che versava in pessime condizioni e risultava ancora una volta essere troppo piccola per la quantità dei fedeli. I lavori iniziarono nel 1845 e vennero conclusi nel 1850. Nel 1908 venne realizzata la cupola su disegno di Arnaldo Foschini.

Cupola Santuario Chiesa di Santa Rosa, Viterbo, centro storico, la cupola è stata realizzata nel 1908 su disegno di Arnaldo Foschini.

Museo Monastero e casa di Santa Rosa,  la casa si trova in via casa di Santa Rosa, Viterbo, centro storico, la Santa era una terziaria francescana, visse con i propri genitori in una casa molto modesta e situata proprio vicino al Monastero delle Clarisse tutt'ora esistente, in via di Santa Rosa, e al Santuario a lei dedicato. Oggi questo edificio è anche un museo, visitabile. Rosa cercò inutilmente di entrare nel convento delle Clarisse, ma da viva non vi riuscì, essendo nata in una famiglia povera, il permesso le venne negato, ma il corpo, però, poi, da morta riposa proprio nel luogo dove avrebbe voluto stare da viva : dentro al convento delle Clarisse. Sulle mura esterne di questo antico edificio vi leggiamo “Qui nacque visse e morì la gloriosa vergine Santa Rosa”. La casa molto umile, aveva un angolo destinato alle provviste che erano costituite dal raccolto ottenuto dal duro lavoro dei campi. Sembra che i genitori della Santa possedessero come aiuto un asino. Quella di Santa Rosa era si una famiglia povera, ma in grado di fare la carità ai bisognosi. I genitori della Santa erano cattolici e molto devoti, e quindi educarono la bambina all’amore a al rispetto di Dio, secondo gli insegnamenti di San Francesco d’Assisi. Adiacente alla casa si trova anche la struttura monastica di Santa Rosa che sorse ad opera di papa Innocenzo III per ospitare un gruppo di pie donne viterbesi che si erano ritirate sul colle San Marco a vivere secondo le regole francescane. Da quel momento la struttura, trovandosi sulla via Francigena, divenne un punto di incontro e di passaggio per i pellegrini diretti a Roma. Oltre al monastero e alla casa, qui si trova anche la Chiesa dedicata alla Santa e Santuario che ospita, dal 1253, il corpo incorrotto di Santa Rosa. Presso il complesso monastico di Santa Rosa da Viterbo vi è uno spazio espositivo riguardante, innanzitutto, la tradizione e il culto di Santa Rosa, è possibile visitare la chiesa e la casa della santa che insieme al monastero di clausura che rappresentano di per sé un'insieme monumentale di elevata importanza storica oltre che un importante luogo che raccoglie numerose testimonianze religiose, paramenti ed arredi sacri, calici, reliquiari, candelieri,  numerosi sono anche gli ex-voto dipinti su tela, su tavoletta o in forma di bozzetti, raffiguranti la vita di Santa Rosa. Il corpo incorrotto di Santa Rosa si trova dietro una grande cancellata in ferro ed è racchiuso in un’urna fatta costruire dalle monache nel 1699 da Giovanni Giardini da Forlì, argentiere della casa reale d’Inghilterra. Le monache, custodi del Sacro Corpo, vi vivono in clausura fin dai primi tempi, adottando come forma di vita la regola di Chiara d’Assisi.

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