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 Le Terme di Viterbo
Viterbo, periodo Etrusco e della conquista Romana : nascita dei complessi Termali

I complessi termali sono tra le realizzazioni più fastose e grandiose della civiltà romana, a Roma ci sono i resti archeologici delle monumentali terme, le cui acque venivano riscaldate artificialmente, dalle Terme di Caracalla alle Terme di Diocleziano ed anche nella zona di Viterbo, molte di queste strutture vennero edificate dai romani lungo la antica via Cassia, in prossimità delle acque termominerali, di cui questa zona è ricca ancora oggi. L'area idrotermale di Viterbo ricade nella regione vulcanica dei monti Cimini e del lago di Vico formatasi nel Pleistocene, queste antiche fasi geologiche hanno determinato la presenza ancora oggi di sorgenti di acque calde, ricche di minerali, queste acque erano note anche agli Etruschi, i quali ne usufruivano abitualmente, i resti di questi manufatti furono inglobati dopo la conquista romana nelle nuove terme repubblicane e imperiali, A Roma gli edifici termali non essendo riforniti naturalmente di acqua calda, erano dotati di un complesso sistema di riscaldamento artificiale delle acque, mentre a Viterbo, essendo la zona vulcanica le acque erano di per sé già calde. Pertanto Roma dopo la conquista del Viterbese, intorno al IV secolo a.C., si avvantaggiò di questa ricchezza della Tuscia, edificando nel tempo varie strutture, probabilmente 14,costruzioni sontuose ed imponenti, molti infatti sono i ruderi di ville romane e di antiche terme disseminati nel Piano dei Bagni, intorno alla via Cassia, in località Paliano, Bussete, Bacucco, Bagnaccio,  zone che sono in prossimità del ponte Camillario, La conquista romana dell’Etruria meridionale si svolse gradualmente tra il IV e il III secolo a.C. Il console romano Quinto Fabio Rulliano, conquistò Viterbo e il suo territorio nel 310 a.C.  con le sue truppe attraversò la selva Cimina, e probabilmente distrusse l’abitato etrusco di Sorrina che si trovava sull’attuale colle del Duomo di Viterbo. Oltre alle terme in età repubblicana vennero edificate dai nobili romani anche numerose ville. Nella zona dell’Etruria meridionale, c’erano probabilmente strutture  ad uso pubblico. alcune di queste erano nelle zone di Tarquinia, Tuscania, Ferento, Falerii, Sutri.  A Viterbo, nella zona a ridosso della città, le terme si estendono per undici chilometri lungo l’antica via Cassia, assumendo particolare rilevanza nelle principali aree termali: Paliano, Bussete, Bacucco, Bagnaccio, altre aree erano l’Aquae Passeris, e il Bullicame. Ampie documentazioni testimoniano il grande rilievo che la zona termale del viterbese ricoprì fin dai tempi più antichi, come attestano gli scritti di Strabbone, Tibullo, Simmaco, Marziale. Furono gli etruschi, per primi, a sfruttare le proprietà delle acque termali di Viterbo, uso che sopravvisse nonostante la conquista di Surrena, l’antica Viterbo, da parte dei romani nel III secolo a.C., infatti i romani mantennero  funzionanti queste strutture edificate dalla popolazione locale e per molto tempo, quindi, le Terme  furono chiamate  “degli etruschi”. I romani, poi, successivamente seppero sfruttare le risorse termali della zona, ampliando le precedenti strutture etrusche i cui resti, quelli romani, oggi, sono visibili per ben 11 chilometri lungo l’antica via Cassia, numerosi sono gli scritti che documentano la popolarità delle terme viterbesi, tra i quali anche una testimonianza del medico dell’Imperatore Tiberio, Scribonio Largo. In epoca medioevale le terme divennero meta privilegiata di molti pontefici. È con Papa Gregorio IX, nel 1235, che ha inizio l’epoca dei fasti papali. Papa Bonifacio IX, nel 1404, accolse l’invito dei priori di Viterbo per curarsi con le acque e i fanghi i “gravi dolori delle ossa”. Di grande valore sono le testimonianze di poeti e artisti importanti. Nella Divina Commedia Dante Alighieri ricorda più volte il Bullicame, nell’Inferno al canto XII,descrive  il Flegetonte,rifacendosi alle acque del Bullicame come un fosso di sangue bollente dove sono condannati gli omicidi mentre nel canto XIV dell’Inferno versetti. 79 e 80 si trovano chiari riferimenti alla sorgente ed alle lavoranti addette alla “pettinatura” del lino e della canapa.  Infatti durante il Medioevo le acque termali di Viterbo erano impiegate oltre al benessere anche per la macerazione delle fibre della canapa, attività fondamentale dalla metà del XIII per lo sviluppo economico della zona, tra il XIII ed il XV secolo il lino viterbese era considerato, insieme a quello napoletano, il migliore fra quelli prodotti nella penisola ed era oggetto di esportazione soprattutto nell’Italia centrale. Queste operazioni di battitura e asciugatura del lino e della canapa si svolgevano nel Piano dei Bagni dentro delle vasche situate in prossimità del Bullicame e di altre sorgenti che erano fornite di acqua attraverso appositi condotti detti canalette. Anche Michelangelo Buonarroti, passando dai Bagni di Viterbo in uno dei suoi viaggi a Roma, tra il 1496 e il 1536, fu colpito dalla bellezza delle Terme e ne fece due disegni a penna, che attualmente si trovano presso il Museo di Vicar de Lille in Francia. Quindi, dagli etruschi ai romani, da Dante a Michelangelo, sono in tanti ad aver scoperto ed apprezzato le risorse termali di Viterbo, e tra i molteplici Papi che ne trassero giovamento, uno, Papa Niccolò V, fu un visitatore talmente assiduo da aver determinato la fama dell’area ove sgorgano le acque dalle proprietà benefiche oggi conosciuta come Terme dei Papi. Le acque termali di Viterbo escono lungo dodici chilometri di frattura della crosta terrestre da cui spontaneamente emergono, sospinte dalla forza dei gas solfurei e carbonici del sottosuolo; queste acque sono per lo più ipertermali tra i 40° e i 58°C,  ricche di sali di zolfo e bicarbonato di calcio, magnesio ed altri minerali, sono classificate come sulfureo-solfato-bicarbonato-alcalino-terrose. Fra tutte queste fonti la più importante e famosa è la sorgente del Bullicame, bacino caratterizzato da acque ipertermali, estremamente calde, con temperature che arrivano anche sopra i 60° e ricche di zolfo e azotati. Le acque registrano temperature così elevate perché l’acqua man mano che viene sospinta verso l’alto viene naturalmente scaldata, e per questo processo risultano particolarmente efficaci anche nel trattamento di affezioni di natura dermatologica, ginecologica e circolatoria, oltre ad essere benefica nelle sintomatologie  otorinolaringoiatriche, reumatologiche e gastroenterologi che, le acque della sorgente del Bullicame, per le sue caratteristiche chimico-fisiche, la rendono particolarmente efficace per il trattamento delle affezioni croniche dell’apparato respiratorio, e per le malattie dismetaboliche. Altre acque dalle diverse composizioni vengono utilizzate in gastroenterologia, angiologia e stomatologia; in particolare, quelle delle Terme dei Papi, che per il carattere carbonico-ferruginoso, possiedono proprietà utili nel trattamento delle vasculopatie periferiche. Molto utilizzati ed apprezzati, alle Terme dei Papi, sono anche i fanghi che si presentano in forma già matura sul fondo argilloso di un laghetto vulcanico detto Bagnaccio: il fango lavico di colore grigio viene utilizzato in fangoterapia mentre quello sorgivo di colore bianco trova il suo utilizzo principale nei trattamenti estetici. Ad un periodo di decadimento delle terme e dell’intera area conseguenti alle devastazioni dei lanzichenecchi nel 1527 e ad una imponente alluvione nel ‘700, ha fatto seguito una ripresa alla fine dell’800.

Il Bagno dei Papi le Terme di Viterbo

Si deve all'origine vulcanica del territorio di Viterbo la ricchezza delle sorgenti termali, Queste acque termali per le loro caratteristiche curative furono frequentate fin dall'antichità. Vi erano in queste zone ville, di cui rimangono dei resti, lungo l'antico tracciato della consolare via Cassia. Nella località delle Masse che si trova a metà strada tra Viterbo e Vetralla, si arrivava per un lungo tratto fino alla località di Acquae Passeris.La fama delle Terme di Viterbo e delle sue virtù terapeutiche, arrivò fino ai Papi, e durante il Medioevo Papa Gregorio X e Bonifacio IX ne furono assidui frequentatori. Fino al XV secolo non esisteva nella zona alcun bagno addetto al pubblico uso, i resti delle Ville, ne testimoniano un uso solo privato. Nel 1259 la Magistratura Cittadina acquistò alcuni edifici ed alcune sorgenti, ma è solo nel '400 che si hanno notizie di qualche casamento di pertinenza della comunità, nel 1440 si ha la menzione di un Bagno delle Grotte che in seguito per essere frequentate da personaggi importanti ed illustri prese il nome di Bagno dei Papi.Nel 1448 vi si recò la madre di Papa Noccolò V, e due anni dopo vi andò anche il pontefice, che qui edificò un Palazzo. Successivamente vi si recò anche Papa Pio II, che restaurò ed ampliò il palazzo.

Antiche e attuali zone Termali nel Viterbese

Resti di questi complessi termali del I - II secolo d.C. partendo da Roma in direzione di Viterbo si incontrano percorrendo la via Cassia : tra queste:

1 Terme del Bacucco : Strada Provinciale Commenda Km. 1,300,dette anche Bagno del Prato

2 Acquae Passeris : Acquedotto Acquae Passeris, a Fontana Grande.

3 Terme del Prato Vecchio, sono in prossimità del bivio tra la S.S.Cassia e la S.P. Commenda, sono localizzate dietro un edificio che un tempo ospitava l’Hotel Oasi.

4 Terme del Bagnaccio: Strada Garinei, Viterbo, tra il  I ed il III secolo d.C. furono edificati qui alcuni edifici   termali.  Erano vicine al Naviso,  ed erano dette anche Bagno Nuovo.

5 Terme del Naviso: erano all’inizio della strada Commenda, alle spalle dell’hotel Oasi, furono scavate nel 1978, da queste provengono alcuni mosaici conservati nel Museo Archeologico Nazionale di Viterbo.

6 Lettighetta e Ruzzola D'Orlando - non erano delle Terme -Erroneamente sono state considerate antiche zone termali la Ruzzola d’Orlando e la Lettighetta, perché vicine a delle sorgenti sulfuree, ma in realtà la Ruzzola d’Orlando è solo una struttura in opera cementizia senza alcun riferimento termale, e la Lettighetta è probabilmente un monumento funerario databile tra il II e il III secolo d.C.

7 Ruderi Lettighetta - non è una terma - è probabilmente un monumento funerario databile tra il II e il III secolo d.C.

8 Ruzzola D'Orlando -non è una terma -è solo una struttura in opera cementizia senza alcun riferimento termale

9 Terme della Colonnella: i resti sono sulla strada Garinei che riprende l’antico tracciato della via Cassia, in località Bagnaccio, sorgevano nei pressi dell’attuale Casale le Cuffie, ricerche archeologiche in questa zona furono intraprese nel 1882, ma poi queste strutture vennero di nuovo interrate.

10 Terme delle Zitelle : si trovano al confine con l’Aeroporto militare, con resti di un ambiente absidato, che prendono il nome da un antico casale medioevale.

11 Terme delle Bussete: scavate tra il 1968 e il 1972, che hanno portato alla luce ambienti con mosaici, purtroppo oggi reinterrati.

12 Terme Piscine Carletti : StradaTerme, qui si conservano quattro nuclei murari delle antiche terme romane.

13 Terme del Bulicame dette anche : Bagno Longo o Spontino, lungo la strada Bagni, Strada Bulicame, di queste terme rimangono due cisterne ed alcune strutture murarie poste alle spalle dell’Orto Botanico. Qui vi è una sorgente di acqua sulfurea calda dalle importanti proprietà terapeutiche, che alimenta,nonostante la sua portata mostra significative riduzioni, una stazione termale e varie pozze libere. Queste acque sulfuree furono di ispirazione a Dante nella Divina Commedia, che le cita nell’Inferno nel canto XIV.

14 Terme del Prato: resti si trovano all’interno dell’Aeroporto militare, qui si conservano i resti di un ambiente a pianta quadrata con quattro nicchie agli angoli.

15 Terme di Santa Maria in Selce vi sono resti con un ambiente destinato a calidarium a pianta ottagonale e nicchie alle pareti.

16 Terme degli Ebrei : si trovavano nell’attuale parcheggio delle Terme dei Papi, di queste restano due ambienti quadrangolari realizzati in opera listata

17 Terme degli Almadiani: erano lungo la strada Bagni, nei pressi del fontanile del Boia

18 Terme di Paliano si trovano vicine al Casale di Paliano, questi resti vennero scoperti nel 1813, il Semeria ne fa una descrizione : le terme di Paliano sono tra le Buratte e Sant’Ippolito, vicine alla Cassia.

19 Terme Masse di San Sisto zona Paliano: nella zona Sud della Cassia, Strada Cassia Sud, km 74.200, Viterbo. La zona termale delle masse di san Sisto è situata all’estremità meridionale dell’area termale di Viterbo, in corrispondenza allo svincolo della Superstrada Orte-Viterbo sulla S.S. Cassia Sud Località Paliano, qui sono visibili i resti di una grande sala rettangolare con nicchie e resti murari.

20 Terme dell'Asinello, zona Castel D'Asso, erano tra il Fosso Arcione e il Fosso Freddano. L’odierna località Asinello, denominata anche Vaccareccia, è compresa tra il Fosso Freddano a nord e la località San Cristoforo a sud, mentre le sorgenti, tuttora attive, sgorgano sulla collinetta prospiciente da est la S.P. 15, la vecchia strada della Dogana, subito a sud del Fosso le Farine, in prossimità dei ruderi di due casal

21 Terme Villa Calvisiana : un tale Mummo Nigro Valerio Vegeto ricco ed influente personaggio del Viterbese vissuto intorno al II secolo d.C. possedeva una villa nota come villa Calvisiana, la quale era dotata di acqua calda termale proveniente dalla attuale chiesa di Santa Maria in Gradi,che scorreva attraverso un acquedotto lungo 9 chilometri, non abbiano resti di questa opera ma solo una iscrizione romana che descrive tutte le località attraversate d questo acquedotto.

22  Terme localita Musarna : in località Macchia del Conte, che era un insediamento estrusco-romano, vi erano delle strutture termali.

23  Terme Bagni delle Serpi: si ricordano nel XVI secolo probabilmente il nome si deve alla presenza di un tempio e al culto di Serapide.

24  Acquedotto Masse di  San Sisto, qui era anche una sorgente che alimentava le terme oggi sono visibili due edifici ed altre tre strutture.

25  Sorgenti Termali, secondo uno studio condotto dall’Università della Tuscia e su richiesta della Regione Lazio: a Viterbo ci sono moltissime sorgenti termali, che andrebbero tutte valorizzate, mentre per la gran parte, purtroppo, sono in abbandono.

26 Via Cassia, la antica via romana.

27 Ex Terme Inps, dismesse ed in abbandono,un tempo si chiamavano Terme dei lavoratori ed erano uno dei più grandi stabilimenti termali pubblici d'Europa. Purtroppo l’Inps più di 20 anni fa le ha dismesse

28 Terme dei Papi : Strada Bagni 2, Viterbo (private a pagamento)

29 Salus Terme : via Tuscanese 25,Viterbo (private a pagamento)

30 Therma Oasi: Strada Cassia Nord, 44, Viterbo (private a pagamento)

31 Acquedotto romano termale, acquedotto di Vigetus, l’acquedotto Vegetiano partiva da Santa Maria in Gradi percorreva la porta Romana, San Sisto alimentava la fontana Grande detta del Sepale,forse per via di un recinto per evitare che gli animali vi si abbeverassero, scendeva per l’attuale via La Fontaine, poi saliva per porta della Verità, arrivando a  ridosso della Porta San Marco  qui vi era un dislivello arrivava a Prato Giardino costeggiava la Ferentana fino all’incrocio con la via Cassia e terminava il percorso nella Villa Calvisiana territorio dell’Acquae Passeris.

Terme Etrusche a Viterbo

Terme etrusche a Viterbo: ll termalismo nel Lazio ed in tutte le regioni che furono dominate dall’Impero Romano, ha origini antichissime, infatti gli Etruschi prima ed i Romani poi valorizzarono le straordinarie proprietà benefiche e curative delle acque termali. Furono proprio i Romani a creare i primi bagni pubblici, che divennero anche il fulcro della vita sociale e politica della città. Poco si sa invece di come gli Etruschi sfruttassero le acque termali, è probabile che le raccogliessero semplicemente in grandi vasche all’aperto senza costruire edifici. I romani invece, che conoscevano le Terme Etrusche, e le consideravano importanti a pari delle terme di Pozzuoli furono i primi ad edificare gli antichi complessi termali nel viterbese. Molti autori latini come Strabone, Tibullo, Maziale elogiarono nei loro scritti la bellezza delle Terme della Tuscia meridionale, e medici latini come Scribonio Largo e Marcello Empirico ne elogiarono le proprietà terapeutiche.

Le Terme a Viterbo dopo l’età Imperiale Romana

Le strutture termali nel Viterbese anche dopo l’età imperiale romana, continuarono ad essere in uso, ma caddero in abbandono in epoca medioevale, e spesso i materiali degli antichi complessi vennero riutilizzati per le nuove costruzioni. Nel XIII secolo si ebbe un rifiorire della cultura termale tantè che il comune di Viterbo tra 1293 e il 1294 acquistò casali, orti, piscine ed acque delle terre del Bullicame per mettere a disposizione gratuitamente, secondo un Piano Bagni, della cittadinanza le sorgenti termali. Nel XV secolo vennero edificate nuove strutture termali che furono frequentate anche dai Papi. Il rilancio delle Terme lo si deve a Papa Niccolò V quando nel 1450 si recò ai Bagni di Viterbo, ne rimase talmente colpito che ordinò all’architetto Bernardo Rossellino di edificare un magnifico palazzo che prese il nome di Bagno del Papa. Dal XV secolo  ai primi decenni del XVI secolo si ebbe una rinascita delle terme viterbesi, ma nel 1527, dopo il sacco di Roma, i Lanzichenecchi distrussero oltre alle terme romane, anche i resti termali sia romani che papali di Viterbo. Nel XVI secolo, Michelangelo Buonarroti e Giuliano Galimberti detto il Sangallo si interessarono ai siti archeologici di Viterbo, in particolare ai resti delle Terme del Bacucco, in uno dei suoi viaggi, Michelangelo tracciò due schizzi a penna e su uno vi scrisse “pianta del bagno di Viterbo”, nell’altro “come sta dentro el dicto bagno”, entrambi gli schizzi sono conservati al Museo Vicar de Lille in Francia ed una foto è visibile al Museo Civico di Viterbo. Mentre Giuliano Giamberti ne fece una pianta e una sezione,  conservate nella Biblioteca di Siena. Anche Giorgio Vasari il Giovane e Lorenzo Donati fecero dei disegni delle terme di Viterbo. Medici e scienziati dell’epoca, si dedicarono invece allo studio delle proprietà terapeutiche delle acque termali, tra questi Andrea Baccio scrisse nel 1571 il De Thermis, mentre il medico Giuliano Durante nel 1595 scrisse un trattato interamente dedicato alle terme di Viterbo “Trattato dei dodici bagni singolari dell’illustre città di Viterbo”. Altri che disegnarono le terme del Bacucco furono Giorgio Vasari il Giovane e Lorenzo Donati. Nella metà del XIX secolo il medico militare Armand della guarnigione francese presente a Viterbo, scrisse un libro nel quale illustrava i ruderi del Bullicame.

Storia delle Terme

Il benessere curativo dovuto alle terme e alle sue acque sulfuree è iniziato ad emergere intorno al V secolo a.C. Ippocrate, nel primo trattato di medicina della storia, il "Corpus Hippocraticum", dedica ampie parti dello studio agli effetti igienici e curativi delle acque termali e al benessere sull'organismo umano. Nel corso dei secoli, si assisterà ad un vero e proprio sviluppo e perfezionamento delle peculiarità del settore. Durante l'Impero Romano le terme conobbero un enorme sviluppo con importanti connotazioni di ordine sociale e culturale. Ai Romani si deve la realizzazione dei primi stabilimenti termali, divenuti con il tempo veri e propri luoghi di incontro socio-culturale. La locuzione latina Salus per Aquam vuol dire proprio "salute per mezzo dell'acqua". Alle porte di Roma, le sorgenti termali di Stigliano e di Viterbo, costituivano una tappa obbligata per le legioni reduci dalle campagne di guerra in Gallia, dove i soldati si riposavano e trovavano ristoro e benessere prima dell'entrata trionfale nella capitale. Si ampliò, inoltre, il campo delle metodiche: accanto al bagno e alla bibita, comparirono le inalazioni di vapore, le terapie inalatorie e sudatorie e l'applicazione terapeutica dei fanghi. Nel Medio Evo, mentre l'uso del bagno va scomparendo ed il suo antico valore sociale ed edonistico viene messo al bando, si assiste alla nascita dell'idrologia medica. Le acque termali furono studiate accuratamente, così da poterle dividere secondo la loro composizione e le loro singole potenzialità. Nel Rinascimento ci furono ulteriori studi riguardo la terapia delle acque termali, ma gli sviluppi furono mediocri rispetto al medioevo. Cosa molto positiva fu l'invenzione della stampa, grazie alla quale la cultura del benessere delle acque termali raggiunse molti luoghi. Nel '700 si afferma il metodo sperimentale e lo sviluppo delle conoscenze in campo chimico, che permettono le prime indagini sulla composizione delle acque minerali, con forte impulso allo studio del benessere connesso all'uso delle acque termali. Tra l'800 e il '900 assistiamo al fenomeno del termalismo d'élite: la classe economica e culturale più ricca va a ritemprarsi alle terme, ma progressivamente il fenomeno si estenderà anche alle classi medie. Oggi le terme e i centri benessere sono dei veri e propri presidi medici a tutti gli effetti grazie alla loro effettiva efficacia.

Sorgenti delle Acque Termali di Viterbo

Il bacino termale di Viterbo è molto ricco di acque che vengono classificate in base alla temperatura e alla composizione chimica, le acque si distinguono in ipertermali, con temperatura compresa tra 40 e 65°C, chimicamente classificate come sulfuree-solfato-bicarbonato-alcalino-terrose; termali tra i 30 ed i 40°C ed ipotermali tra i 20 ed i 30°C di tipo bicarbonato-solfato-alcalino-terrose, talvolta carboniche, spesso carbonico-ferruginose. L’Acqua Termale del Bullicame fuoriesce in un laghetto con un profondo cratere naturale molto caratteristico e protetto da una struttura trasparente. Di fronte all’entrata del parco, inoltre, è possibile visitare il rigoglioso Orto Botanico dell’Università degli Studi della Tuscia. Sorgente delle piscine Carletti: è una sorgente ipertermale ha una temperatura di uscita di circa 58°C, ed alimenta diverse vasche. Le Terme del Bacucco: sono poste al limite settentrionale del bacino termominerale lungo la Strada Martana, queste sorgenti, dalla temperatura di 39°C e non sono più visibili in superficie, ed hanno oggi una scarsa portata. Anticamente però erano molto più grandi, come testimoniano i resti dei maestosi edifici termali romani presenti nelle vicinanze. La sorgente termale delle Zitelle: qui vi sono due sorgenti, di cui una è spontanea e ha una temperatura di 56°C, mentre l’altra è di 65°C. e  deriva da una trivellazione che è stata in seguito richiusa. Quest’area non è accessibile per i bagnanti. Le Terme del Bagnaccio: quest’area ha cinque vasche, comprende diverse sorgenti, sia ipertermali 65-66°C che ipotermali 23-29°C, con alcune emissioni di gas che qualche volta vengono utilizzati per le insufflazioni. Le sorgenti termali delle terme Masse di San Sisto sono situate all’estremità meridionale del bacino, allo svincolo della Superstrada Orte-Viterbo sulla S.S. Cassia Sud Località Palliano, comprendono una sorgente calda 58°C ed una fredda 18°C. Altre sorgenti ipertermali minori: Presenti nel territorio viterbese, e in qualche caso ormai interrate, sono il Troscione, S. Albino, Gigliola, Uliveto, S. Valentino, S. Giorgio, Crociata, della Grotta, Piazza d’Arme, Asinello, S. Cristoforo, e infine altre sorgenti localizzate all’interno dell’area militare. Queste aree non sono fruibili. La sorgente attualmente di maggior rilievo è la Fonte Acqua Rossa, falda ipotermale 22-24°C particolarmente ricca di acido carbonico presente puro al 99%.  Situata al di fuori del bacino termale propriamente detto, si trova al km. 6 della Strada Teverina,vicino a pozzi di epoca romana. Altre sorgenti termali viterbesi minori sono: L'acqua del Molino, carbonico-ferruginosa, localizzata a valle dell’Acqua Rossa. Alcune sorgenti fredde presenti in Località Solfatara, a nord di Ferento, che hanno un elevato contenuto di acido carbonico ed esalano idrogeno solforato. Queste acque si raccolgono in una specie di laghetto dove si possono vedere depositi ferrosi e solfurei. La sorgente carbonica, situata lungo la Strada Bagni e attualmente non più visibile in superficie. La sorgente magnesiaca, carbonica, posta alle spalle dello stabilimento termale “Terme dei Papi”. La ferruginosa, detta anche Bagno del Papa, localizzata anch’essa all’interno delle “Terme dei Papi”, presenta una notevole quantità di idrossido di ferro. Un’ulteriore tipologia di acque è rappresentata da quelle medio-minerali tra esse la più rilevante è la sorgente Pisciarello 15°C, che, dalla località omonima, viene convogliata fino a una fontana sita nella piazza principale di Bagnaia, frazione di Viterbo, ed è utilizzata per le sue straordinarie proprietà diuretiche.

Le Terme di Viterbo nel 2019

La mancata valorizzazione di questa immensa ricchezza delle acque termali della Tuscia, oltre a farci perdere dei tesori di inestimabile bellezza, comporterà la perdita definitiva delle acqua termali, acque che invece, potrebbero attirare turismo e dare un contributo significativo alla economia del viterbese.

Le scomparse le ancora attive aree Termali di Viterbo

1) Terme del Baccucco –  alimentate dalla sorgente delle Serpi (scomparsa)

Terme del Bacucco Terme del Bacucco,ViterboStrada Provinciale Commenda Km 1,300. dette anche Bagno del Prato Il nome deriva da un attiguo antico casale. Queste terme erano nella zona Nord della Cassia, un tempo qui vi era una struttura termale ed una sorgente di acqua sulfurea, di questo ci restano avanzi monumentali, tra cui una sala a pianta ottagonale, che un tempo presentava una volta a crociera e con archi di scarico a doppia ghiera in laterizio, che incorniciavano 8 grandi finestre. La struttura realizzata in opera listata è databile al II-III secolo d.C. Queste terme sfruttavano una sorgente termale ora scomparsa, che sgorgava presso il rilievo calcareo ed era nota come sorgente delle Serpi, attiva fino al XVII secolo, quando però il suo flusso si era già  ridotto, da essa derivava anche il nome di Bagno delle Serpi assegnato nel Rinascimento a tutto il complesso, che era inoltre noto anche come Bagno delle Palazze, o più semplicemente le Palazze, denominazione che traeva evidentemente origine dall’imponenza dei ruderi. Di queste terme restano solo dei ruderi di una grande sala ottagonale, con 4 grandi nicchie, sormontate da una ghiera di mattoni. Da antichi disegni si apprende che alla base di ciascuna nicchia si aprivano 3 piccole celle semicircolari, delle quali restano pochissimi resti. Dell’antico mosaico non resta più niente. La struttura era in opera cementizia, da piante di epoca Rinascimentale sappiamo che erano presenti anche numerose colonne, il perimetro esterno dell’edificio era di forma quadrangolare, mentre quello interno ottagonale. Fori nei muri testimoniano che qui vi erano delle lastre di marmo che venivano fissate con delle grappe, delle quali oggi non resta più niente. A 50 metri da questi ruderi si trova il Casalino Bacucco, che ingloba al suo interno i resti della antica struttura termale. Al di sotto del casale vi sono due ambienti collegati tra di loro, uno a pianta rettangolare con la volta a botte e 3 piccole nicchie. Attraverso una apertura probabilmente scavata in tempi recenti, si accede al secondo ambiente con una volta a crociera. Per il Lugli la datazione di queste antiche terme dovrebbe risalire tra il 113 e 115 d.C., in virtù della tecnica laterizia utilizzata . Ma in realtà questa datazione non è corretta, prendendo in esame la tecnica di altre Terme romane, e per questo forse la datazione più corretta è tra il II e il III secolo d.C. Questo complesso era alimentato da sorgenti che si trovavano nei pressi dei ruderi e la temperatura probabilmente era intorno ai 40°. E forse per questo motivo vi erano anche delle strutture atte a riscaldare artificialmente l’acqua. Michelangelo, 1475 – 1564,  in uno dei suoi viaggi a Viterbo,realizzò una pianta ed uno spaccato dell’interno dell’edificio,che presentava una vasca circolare recintata,  probabilmente questo complesso termale ai tempi di Michelangelo,doveva ancora essere in uso. Anche Giuliano Galimberti detto il Sangallo, 1445-1516, disegnò l’interno delle terme del Bacucco, solo che la vasca non presenta alcun recinto. Disegni più completi si devono a Lorenzo Donati, vissuto nel XVI secolo, Nel 1835 furono effettuati degli scavi dai quali risulta come la vasca centrale avesse un perimetro poligonale, con 16 lati ed una gradinata tutt’ìntorno. Anche Giorgio Vasari il Giovane attivo nel XVI secolo si interessò a queste terme, la sua pianta è simile a quella di Michelangelo e a quella del Sangallo. I primi scavi archeologici risalgono al 1825, voluti dai fratelli Polidori di Viterbo che ottennero il permesso di scavo nella loro tenuta del Bacucco. Nel 1829 il Cavaliere Giulio Zelli Pazzaglia ed il Marchese Alessandro Especo riportarono alla luce la grande sala ottagonale interna e quella quadrata esterna. Furono rinvenuti basamenti di colonne, busti in marmo, vari tipologie di marmo e prismi di mosaico. Vi erano accanto alle grandi terme del Bacucco anche altre terme minori che durante gli scavi presentavano camere e mosaici ancora intatti. Vennero anche scoperti mosaici, oggetti in bronzo, oggetti in vetro colorato, basamenti di colonne e pilastri per i busti. Il mosaico come riferisce il Camilli era su fondo bianco con le decorazioni in nero, raffigurante pesci e mostri marini.  Questo mosaico venne poi di nuovo interrato per preservarne la conservazione., sempre secondo il Camilli appartenevano a queste terme le colonne a piazza del Plebiscito,una di queste sormonta il Leone, simbolo di Viterbo all’imbocco con la via San Lorenzo,  quelle della porta del Duomo, quelle della piazza San Sisto. A circa 100 metri dalle terme del Bacucco vi è una sorta di piccola collinetta di forma circolare, coperta di vegetazione, probabilmente un reperto funerario. Nel 1876 Bazzichelli, l’ispettore degli scavi, ipotizzò che il tumulo ed il basamento fossero rivestiti di pietre e forse all’interno vi dovevano essere le ceneri dei proprietari di Villa Calvisiana. Le Terme del Bacucco,  grandioso complesso di epoca romana, probabilmente erano anche una zona di sosta per chi si metteva in viaggio lungo la antica via Cassia, infatti in una antica pianta medioevale della zona chiamata Tabula Peuntigeriana copia di antica mappa stradale della via Cassia risalente al III e al V secolo d. C, dell’Impero Romano, sono indicate le località di Volsinii l’attuale Bolsena, di Acquae Passeris attuale Bagnaccio, di Marta, del Foro Casii attuale Vetralla, di Gravisca attuale Porto Clementino, di Vico Matrini attuale vico Matrino, Di Ttarqionis attuale Ttarquinia, di Centum Cellis attuale Civitavecchia

2) Acquae Passeris zona Bagnaccio - Fontana Grande centro Viterbo
Villa Calvisiana zona Bacucco e Acquedotto Vegetiano

Acquae Passeris: tre furono le sorgenti termali maggiormente sfruttate a Viterbo: Aquae Passeris, Paliano e Bullicame, per quanto riguarda l’Acqua Passeris, questa era situata sulla consolare via Cassia, nei pressi di Viterbo, nella attuale zona del Bagnaccio. All’Acqua Passeris, vi era in epoca imperiale romana, una “mansio”, ovvero una stazione di sosta gestita dal governo centrale e riservata ai dignitari di stato, era situata tra la località Paliano, a sud-ovest di Viterbo ed il Bacucco, questa zona era lunga 11 km, ed è qui che oggi si trovano la gran parte dei ruderi delle antiche terme romane di Viterbo. L’Acquae Passeris caratterizzata per un complesso di sorgenti termali, oggi è definita del Bagnaccio fu utile ai dignitari romani e successivamente ai pellegrini che qui si ristoravano durante il loro percorso sulla via Francigena. L’Acquedotto Vegetiano voluto da Mummis Niger Valerius Vegetus, fu scoperto quando nel 1640 vennero fatte delle ricerche sulla fontana di piazza Fontana Grande, perché questa aveva ridotto la sua portata di acqua, vennero quindi effettuate ricerche per capire da dove provenisse l’acqua che alimentava la fontana e dopo varie ispezioni, venne rinvenuto un cunicolo che era sotto un poggio a monte del Convento di Santa Maria in Gradi dal quale aveva inizio un antico acquedotto, qui vennero trovate nel 1824 due antiche iscrizioni romane incise su lastre in peperino importanti perché davano indicazioni topografiche dell’Acquae Passeris e della villa Calvisiana.Oggi un resto di queste epigrafi, danneggiate nel tempo, si trova al Museo Civico di Viterbo, a piazza Francesco Crispi 2, adiacente alla chiesa di Santa Maria della Verità, presso la porta d’ingresso questa epigrafe è affissa nella parete di destra. Questa iscrizione permise di identificare l’acquedotto Vegetiano con quello fatto costruire da Mummis Niger Valerius Vegetus, che portava l’acqua fino alla sua villa Calvisiana che si trovava presso l’Acquae Passeris. Mummis Niger Valerius Vegetus era originario di Granada, fu console di Sorrina nel II secolo d.C., tra i periodi imperiali di Antonino Pio e di Marco Aurelio, sua madre ebbe una relazione con un tale Calvisio Sabino, che sotto Caligola, per lesa maestà fu obbligato ad uccidersi nel 38 d.C. Calvisio Sabino possedeva molte terre e tra queste con molta probabilità anche Villa Calvisiana di cui poi il Vegetus divenne proprietario. Per portare l’acqua a questa villa,vicina al’Acquae Passeris,  zona Bagnaccio,e poco distante dal Bacucco, comperò sia la sorgente che tutti i fondi sui quali sarebbe dovuto passare il suo acquedotto di quasi 9 km. Il nome Acquae Passeris forse deriva da un certo Aemilius Passer proprietario della zona. Della Villa Calvisiana poco si sa e non si hanno reperti è probabile risalga al II-III secolo d.C. probabilmente era una villa con ambienti termali, ed una sala ottagonale, che la identifica con le antiche terme del Bacucco, i cui resti possono ricondurre ad essa. La villa ospitava un’area di sosta, atta non solo al cambio dei cavalli ma anche al ristoro dei dignitari, vi erano quindi alberghi, botteghe e le terme. Dal Bacucco c’era anche una strada che conduceva a Ferento che all’epoca era uno dei centri urbani più importanti. Questa acqua proveniva dai Monti Cìmini e attraverso l’acquedotto Vegetiano partiva da Santa Maria in Gradi percorreva la porta Romana, San Sisto alimentava la fontana Grande detta del Sepale,forse per via di un recinto per evitare che gli animali vi si abbeverassero, scendeva per l’attuale via La Fontaine, poi saliva per porta della Verità, arrivando a  ridosso della Porta San Marco  qui vi era un dislivello arrivava a Prato Giardino costeggiava la Ferentana fino all’incrocio con la via Cassia e terminava il percorso nella Villa Calvisiana territorio dell’Acquae Passeris.

3) Resti delle Terme del Prato vecchio oggi  Oasi Therma  nuovo polo termale a Viterbo

Terme del Prato Vecchio Viterbo:  resti delle terme del Prato Vecchio sono in prossimità del bivio tra la S.S.Cassia e la S.P. Commenda, sono localizzate dietro un edificio che un tempo ospitava l’Hotel Oasi, e che oggi ospita il  Therma Oasi, Strada Cassia Nord, 44, Parcheggio: Strada Martana, 1/A Viterbo. Le antiche Terme del Prato hanno avuto diverse denominazioni : Bagni del Prato Vecchio, Bagno Nuovo o Bagno del Naviso. In realtà il Bagno del Naviso è più a sud in prossimità del laghetto del Bagnaccio. Notizie su queste antiche terme si devono al Bussi, lo Zei le indica come terme del Naviso. Questi resti vennero rinvenuti nel ‘900, durante i lavori per i rifacimenti della strada per Marta. Nel 1965 per costruire un motel, i resti delle strutture romane furono fatti saltare e portati nei pressi delle terme del Bacucco, erano mura larghe 80 cm di tufo giallo regolare e rivestite di intonaco bianco. Nel 1978 in occasione dell’allagamento della strada Commenda, la Soprintendenza dei Beni Archeologici dell’Etruria meridionale fecero degli scavi che misero in luce 5 vani, tra questi il calidarium ed il frigidarium con la vasca. Vennero ritrovati anche pavimenti a mosaici policromi ed esagoni e losanghe della prima metà del II secolo d.C. Le sorgenti sono ancora oggi attive e fruibili all’interno dell’Therma Oasi.

4) Terme del Bagnaccio

Le Terme del Bagnaccio, strada del Garinei, Viterbo, , sono sorgenti termali situate in Strada Castiglione e distano dal centro di Viterbo circa 8 Km. si trova in aperta campagna e ricade dentro una proprietà privata, situata tra la strada Martana e la strada Castiglione. Il Bagnaccio si identifica con la sorgente Aquae Passeris, forse per un tale Lucio Emilio Passere che in antico fu proprietario di queste sorgenti. Per arrivarvi partendo da Viterbo centro, si esce da Porta Fiorentina si prende la strada in direzione Siena,e dopo aver percorso di circa 8 chilometri si arriva al Bagnaccio. La zona è attraversata dalla via Cassia ed accanto a queste terme ci sono i resti della Ruzzola d’Orlando. La sorgente termale, forma una sorta di laghetto intorno al quale sono state costruite da pochi anni alcune costruzioni in legno che permettono usufruire delle mirabili virtù terapeutiche di queste acque e dei fanghi. Per un lungo periodo, questo laghetto venne erroneamente associato al lago Vadirnone, reso noto dalla battaglia dei romani contro gli etruschi del 370 a.C., per un fraintendimento di una lettera di Plinio che ne dava una descrizione a Gallo. Sicuramente in questo luogo c’era una delle fermate dette mansiones sulla Cassia, cioè una tra le  stazioni militari dove si riposavano i condottieri prima di arrivare a Roma.  Il nome di questo sito prese anche il nome di Naviso. Sempre nei pressi del Bagnaccio doveva esservi la famosa Villa Ccalvisiana, della quale però non si conosce l’esatta ubicazione e non se ne hanno più tracce. Quest’area termale attualmente, che ha 5 vasche,  è gestita da una associazione il Bagnaccio, appunto,  che ha regolamentato l’ingresso con tessera. Il sito comprende diverse sorgenti, sia ipertermali tra i 65 ed i 66°C che ipotermali tra i 23 ed i 29°C, accompagnate da notevoli emissioni di gas Attualmente anche nell'area del bagnaccio,pur essendo ad ingresso gratuito, sono presenti alcuni servizi erogati dall'associazione.  Data l’elevata temperatura delle acque è possibile farsi il bagno anche in inverno. Per arrivarci non esiste un bus di linea, non ci sono camere, né bar, ne ristorante, il parcheggio è libero ma non è custodito. Pertanto si potrà arrivarvi in auto e prenotare un Bed and Breakfast al centro di Viterbo. Anche al Bagnaccio è possibile bagnarsi in inverno vista l’elevata temperatura dell’acqua termale. La zona termale del Bagnaccio è aperta tutti i giorni dell'anno dalle 7:00 alle 24:00, in estate fino alle 01:00. Comunque per conferme è sempre bene consultare il sito dell'associazione e la loro pagina facebook . Dal Medio evo qui passa la via Francigena,. L’acqua ipertermale del Bagnaccio di 65°C è di tipo solfato/bicarbonato/alcalino terrosa debolmente solfurea. Il Bagnaccio è anche un parco termale naturale che esiste da sempre, ed è parte di quel complesso di sorgenti già noto in antichità come “Aquae Passeris” parte del più ampio bacino di acque termali che caratterizza tutto il territorio viterbese, oggi noto come “Tuscia Viterbese”. Le origini dello sfruttamento delle sue acque termali a fini terapeutici e di bellezza, risalgono al periodo Etrusco-Romano del III sec. a.C.. come attestano gli scritti di Strabone, Tibullo, Simmaco, Marziale e Scribonio Largo, medico dell’imperatore Tiberio. Infatti tutto il territorio circostante al Bagnaccio è disseminato di numerosi resti di antiche terme romane. Tale era l’importanza del luogo, che i romani inserirono il sito nella tavola generale delle strade dell’impero. La presenza poi della Via Francigena, ne favorì un uso come ristoro per i pellegrini per molti secoli. Nel corso del ‘900 il sito è stato molto frequentato, ed erano presenti insediamenti ed attrezzature in legno, poi scomparse nel dopoguerra. Numerosi anche i progetti per un moderno sfruttamento delle acque termali, come il progetto del 1919 per le nuove Terme del Bagnaccio, mai realizzate. Da quel momento in poi il sito è stato frequentato solo dagli abitanti della zona, fino agli anni ’90, in cui è stato riscoperto e frequentato assiduamente, in un crescendo di popolarità a livello nazionale, ma privo di una gestione organizzata. Oggi il sito del Bagnaccio che ricade da sempre su proprietà privata è gestito da una associazione che ne cura la manutenzione, la pulizia e lo sviluppo. Ogni notte le 5 vasche vengono svuotate, pulite e riempite di acqua pulita proveniente dalle sorgenti naturali e dal pozzo. Il parco è aperto tutto l’anno, dalla prima mattina fino a notte fonda, gli orari cambiano con le stagioni. L’annessa area di sosta è anche un punto di riposo per i camperisti. C’è da vedere intorno all’area del Bagnaccio: a sud il reperto della Lettighetta, a nord-ovest il Casale delle Cuffie, mentre verso il margine occidentale della via Cassia,si trovano i resti di una struttura forse di epoca imperiale costituita da due grandi blocchi in opera cementizia nota come la Ruzzola d’Orlando.

5) Terme del Naviso - Bagnaccio

Le Terme del Naviso, Terme del Navìso, Bagnaccio, vennero spesso confuse con quelle del Prato Vecchio, probabilmente erano nell’area del laghetto del Bagnaccio, ma non si hanno resti. Forse alle Terme del Navìso c’erano alcune strutture documentate nell’Ottocento, come un cunicolo segnalato da Camilli in contrada Bagnaccio e un acquedotto ma furono rasi al suolo.

6) La Lettighetta

La Lettighetta:Viterbo, i resti della Lettighetta, probabilmente avanzi di un mausoleo romano, è una struttura cementizia che misura 9 metri per 8 metri. E’ un esempio di di costruzione romana a pianta quadrata, la cui forma ricorda quella di una lettiga, da cui il nome. L‘interno è a due piani e lungo la parte esterna corrono i resti di una cornice in travertino ed i resti di un fregio, il piano superiore forse era sormontato da una volta a crociera, in base alla tecnica costruttiva la datazione può essere collocata tra il II e III secolo d.C. Il Camilli nel 1824 fu il primo a darne una descrizione, e secondo le sue indagini nella parte orientale doveva esserci l’entrata cui si accedeva mediante una gradinata ad un ripiano. Nel 1830 vennero eseguiti degli scavi che mostrarono la parte dell’entrata interrata, insieme alla gradinata e alle colonne, che risultano a tutt’oggi sepolte. Nel XIX secolo si era pensato che il rudere fosse un tempio dedicato a Serapide, per via della zona chiamata Serpi, che si voleva fosse una corruzione del termine Serapide. Altri ritenevano che fosse una terma, ma è più probabile che sia una struttura sepolcrale, di età imperiale per il tipo di tomba a camera e per il luogo ove è collocata, ovvero lungo la via consolare.

7) Resti di strutture romane vicine alla Lettighetta

Ruderi nei pressi Lettighetta: Viterbo, quasi a100 metri dalla Lettighetta sono visibili altri ruderi di età romana, di cui si possono vedere glia avanzi di 3 muri paralleli, parzialmente interrati, alti 3 metri e lunghi 15 metri e con 1 metro di spessore. E’ probabile che una volta a botte coprisse questi ambienti, per via di una curvatura  nella parte superiore delle pareti.  Vi sono anche 4 aperture di 1 metro distanti l’una dall’altra,  arcuate in modo non perfetto,fanno pensare a delle finestre. Per la costruzione in opera reticolata irregolare e grossolana fanno si che la datazione possa essere collegata al I secolo d.C. Non si sa esattamente a cosa si riferiscano questi ruderi, se ad una cisterna, o ad una terma, o alla famosa Villa Calvisiana, ma nessuna queste ipotesi può essere certa.

8) La Ruzzola d’Orlando o Sasso Grosso - zona Bagnaccio 

La Ruzzola d’Orlando, Viterbo, o Sasso Grosso, opera cementizia, forse di età imperiale, sono dei ruderi di età romana, visibili nella località del Bagnaccio, a 750 metri a nord del Casale Le Cuffie, Questo rudere venne studiato per la prima volta dal Pasqui, che lo definì come una costruzione in calcestruzzo di un monumento sepolcrale rotondo. Questa struttura ha due grandi blocchi in opera cementizia, posti l’uno accanto all’altro, resti probabilmente di una struttura muraria crollata. Anche di questo non si sa se fosse un edificio termale, o una villa,o un sepolcro.  Si propende che fosse un sepolcro perché posto lungo la via consolare, cosi come era in uso collocare questo tipo di sepolture.

9) Terme delle Colonnella - zona Bagnaccio – sorgente di Maria

Terme della Colonnella: i resti delle terme della Colonnella si trovano nella località del Bagnaccio, dove c’è il Casale delle Cuffie, alimentate dalla sorgente di Maria, erano edifici termali romani. Alcuni frammenti in marmo recuperati nel 1984, oggi si trovano presso il Museo Archeologico Nazionale della Rocca Albornoz a piazza della Rocca, Viterbo. Nel 1882 i proprietari del casale, volendo fare degli ampliamenti, durate le opere di scavo rinvennero i resti di questo edificio termale, che però vennero di nuovo interrati e gli scavi interrotti. Nel 1883 si proseguirono invece gli scavi di un altro antico fabbricato che già occupava un’area di 400 metri quadrati. Qui vennero scoperte due vasche semicircolari intonacate e con all’interno delle condotte rettangolari ascendenti che avevano la funzione di far circolare il calore.  Queste terme secondo lo Zei sarebbero state alimentate da sorgenti che sgorgavano acqua ad alte temperature una posta sul margine sinistro della via Cassia ed un’altra sul lato opposto detta la sorgente di Maria.

10) Terme delle Zitelle - località Bussete – sorgente delle Zitelle

Le Terme delle Zitelle strada Valore, Viterbo, sono in località Bussete, sorgente delle zitelle, e prendono il nome dal casale che è qui presente. Intorno al casale in terra vi sono parecchi reperti che testimoniano la presenza in passato di un edificio termale, tra questi i resti di un ambiente absidato. Tra il 1968 e il 1972 sono stati effettuati scavi all’aeroporto militare che hanno portato alla luce reperti riferibili ad un impianto termale, tra questi un mosaico in bianco a nero con motivi geometrici. Furono anche rinvenute le sezioni di sei vasche separate da muri, quattro vani comunicanti e resti di intonaci rossi. Successivamente i mosaici sono stati interrati. Probabilmente il tutto potrebbe risalire tra il I ed il II secolo d.C. ed appartenere alle terme delle Zitelle. Qui vicine al casale vi sono due sorgenti una spontanea dove l’acqua fuoriesce ad una temperatura di 56° ed un'altra che fu artificialmente scavata trivellando il terreno tra il 1951 e il 1962 dalla Società Terni con un acqua a 65°. Purtroppo tutta questa acqua termale, utile e preziosa,  fuoriesce senza che vi sia  un utilizzo adeguato,  una incuria colpevole, dovuta a politiche sbagliate e ottuse. La posizione della Sorgente Zitelle è stata “deviata” nel 2013 in un terreno privato, in seguito a lavori di scavo che hanno portato alla scomparsa della sorgente dal suo naturale punto di fuoriuscita. Le acque termali della sorgente Zitelle fuoriescono da una depressione nel travertino e alimentano un piccolo corso d’acqua. L’emergenza è protetta da un muro in calcestruzzo, di forma circolare. Dalla recinzione si vede una ulteriore sorgente, una sorta di foro da cui fuoriesce l’acqua dovuta alla perforazione artificiale, questa zona era stata negli anni ’60  cementata nel tentativo  di isolare la nuova falda termale, ma nonostante tutto fuoriesce acqua calda, anche questo sito è protetto da una struttura circolare in calcestruzzo. Entrambe le due falde di acqua termale hanno una portata di 12 litri al secondo ed una temperatura che si aggira intorno al 55 gradi centigradi. Di questo antico complesso rimangono, oltre ad una parte della struttura esterna,anche dei meravigliosi pavimenti a mosaico, oggi purtroppo non visitabili, in quanto la zona è abbandonata e recintata.

11 )Terme delle Bussete zona aeroporto militare

– Sorgente Bagno della Regina - Bussete

Terme delle Bussete: note anche come i Bagni della Regina,  i resti di queste terme sono in una zona che oggi è inglobata dall’aeroporto militare di Viterbo e pertanto non sono più visibili al pubblico. Secondo Pasqui queste erano verso il casale destro delle Bussete e 300 metri a nord-est rispetto al casale delle Zitelle. Lungo il terreno sono disseminati vari resti, ed un acquedotto raso terra,  in calcestruzzo, largo 70 cm e in alcuni punti interrato di 65 cm, forse era servito da una antica sorgente detta Bagno della Regina, che era dietro il Casale delle Bussete e che arrivava fino al Casale delle Zitelle. Per questi collegamenti è probabile che ci fosse un unico complesso termale. Forse è proprio sui resti di questo casale che venne edificata la residenza del comandante dell’Aeroporto Militare di Viterbo. Reperti archeologici rinvenuti in questa zona sono visibili presso il Museo Civico di Viterbo, tra questi un ritratto di donna in marmo venuto alla luce intorno agli anni 50 presso l’aeroporto militare. Una condotta di quasi un metro, un ramaiolo in bronzo databile alla fine del IV-III secolo a.C. Nel 1818 sono state scoperte in località Bussete un gruppo di tombe scavate nel terreno e ricoperte da semplici tegole, all’interno ossa umane, qualche vaso di ceramica, frammenti di tegole, monete antiche e un grande anello d’oro con una pietra in diaspro rosso incisa. Il ritrovamento di questo anello è stato definito come Gemma della Cassia, l’incisione rappresenta un uomo con la barba, una donna ed un’aquila in atto di spiccare il volo. Secondo il Semeria in questa zona vi erano dei ruderi di terme romane, demoliti, qui fu ritrovata anche una scultura in bronzo del dio Mercurio con le ali in testa non ben definite, una borsa nella mano ed un caduceo nella destra.  Nel 1823 venne rinvenuta una grotta sepolcrale con un cunicolo all’interno della quale furono scoperti vasi e lucerne,  Altre testimonianze sepolcrali furono scoperte nello stesso anno. Nel 1927 presso la sorgente del Bussete vennero scoperti degli oggetti databili al III secolo a.C., tra questi avanzi in terracotta, il frammento di un piede, di un occhio e due monete in bronzo con incise una nave romana, sempre in bronzo, una piccola statua raffigurante Marte e la parte posteriore di un cavallo. Sempre in questo luogo, il Rossi Danielli rinvenne una ulteriore tomba, scavata nel tufo, di 80 cm. Ricoperta da tegole, all’interno della quale c’era uno scheletro umano, e piccoli vasi in argilla. Feliciano Bussi, nella sua Istoria di Viterbo, del 1742, menziona il ritrovamento nel 1630, nelle Bussete, di uan statua di Venere, nota come Vendere de’Medici, che fu donata dal Cardinale Brancaccio vescovo allora di Viterbo al nipote Alessandro VI Flavio Chigi che poi la regalò al Granduca Ferdinando II di Toscana, oggi se ne sono perse le tracce.

12) Terme libere Piscine Carletti - facenti parte delle
antiche Terme romane Bussete

Le Terme libere Piscine Carletti: strada Tuscanese, località Marinelle, Viterbo, quasi di fronte ingresso Aeroporto Militare, sulla piana Marinelli, per arrivarci da Viterbo andare verso est in direzione Tuscania, prendere la Strada Tuscanese e oltrepassata la sede dell’Aeronautica Militare, si prosegue per circa 1 km, fino a raggiungere le Piscine Carletti che si trovano sul lato sinistro della strada, sono vicine alle attuali Terme dei Papi. Le acque delle Piscine Carletti sono ipertermali, alla sorgente la temperatura dell’acqua è compresa tra 30 e 60°C, sono acque solfuree-solfato-bicarbonato-alcalino-terrose, ricche di sali minerali ed oligoelementi, benefiche per le affezioni respiratorie, ginecologiche, respiratorie, dermatologiche e motorie. Vi è anche una vasca con i fanghi. Queste terme immerse nel verde sono gestite da volontari. Le acque in uscita dall’area della sorgente principale alimentano una serie di piccole vasche poste a livelli diversi, poco distanti vi sono due piscine di raccolta, collegate da un canale posto ad una altezza di un metro sul quale sono visibili evidenti incrostazioni di travertino. La portata del flusso è di 3 litri al secondo e la temperatura intorno ai 53°gradi centigradi. In questa zona sono visibili dei resti murari in opera cementizia e laterizi, forse di un edificio a pianta rettangolare. Che era alimentato dalle due sorgenti delle attuali Terme Libere Carletti. Alcuni scavi su questo fondo risalgono al 1876, furono trovati dei reperti, dei quali però non si ha più traccia. Purtroppo per allargare la strada Tuscanese, alcuni ruderi sul lato sinistro furono demoliti per riempire di pietre la strada. Nel 1878 il Carletti, proprietario della tenuta, riportò alla luce le due sorgenti sulfuree che nel tempo erano ostruite da depositi calcarei, e fu in occasione di questi lavori che emerse un muro circolare che chiudeva le due sorgenti con una doppia cortina in laterizio, il fondo era lastricato da grandi mattoni; furono anche rinvenute due monete di cui una riconducibile all’imperatore Antonino Pio. Sempre il Carletti nel 1879 scavò un canale profondo 1 metro e 50 e largo 1 metro, per dirigere le acque e convogliarle in alcune vasche create per la macerazione della canapa, che lui stesso coltivava, vasche che erano a 100 metri a nord delle attuali sorgenti oggi in uso. Vennero anche trovati dei muri, appartenenti alle antiche terme, ma vennero demoliti per fare spazio alla costruzione del canale. Durante questi scavi fu rinvenuta una colonna alta 1 metro e 40 e un piede di marmo.

13) Terme del Bullicame – nelle Terme dei Papi
– zona Bullicame – Sorgente S. Valentino

Il Bullicame : strada comunale Bagni, Viterbo, sorgente San Valentino, zona Terme dei Papi,autori tra il Trecento ed il Novecento ne danno vari nomi, come Bullicaminis, Bagno Longo, Bagno Lungo, Bagno delle Donne, Bagno del Caio, del Sipontini, del Bolicame. Vi era uan fitta rete di canali divergenti a raggiera e terminanti in varie polle ad eccezione di uno che arrivava ad una struttura rettangolare. Questa zona si trova tra la S.P. Terme e il Fosso Madonna degli Occhi Bianchi, qui si possono vedere numerosi resti archeologici che testimoniano sia l’uso delle acqua per i bagni termali che per la macerazione della canapa. Probabilmente vi erano 40 vasche collegate da piccoli canali di travertino messi a raggiera intorno alla sorgente principale. In tempi recenti queste vasche sono state sostituite da due grandi piscine, che però risultano essere troppo grandi rispetto alla portata dell’acqua che è di 1 o 2 litri al secondo. Anche perché parte di questa acqua termale è stata inglobata all’interno delle piscine delle Terme dei Papi con una portata di 10 litri al secondo. La zona si caratterizza anche per la presenza di orchidee e di altre specie botaniche di elevata importanza a livello regionale e nazionale. Le acque sono classificate come solfato-calciche, con temperatura intorno ai 58 °C, I ruderi del Bullicame sono quasi nascosti dietro ad un canneto, un muro è costituito da blocchi irregolari di tufo inglobati in una malta grigiastra, nella parte superiore sono visibili due archi. Forse questi resti romani vennero inglobati nel XV secolo su iniziativa del vescovo Siponto per l’edificazione di una nuova struttura termale. Si può vedere anche un piccolo ambiente a pianta rettangolare coperto da una volta a botte. Vi è anche un tratto di muro cementizio di 30 metri, alto 60 cm,  dove vi sono due aperture che davano accesso probabilmente a due ambienti adibiti a cisterne. Sull’altro lato della strada vi è un ulteriore muro di 25 metri  una parte di questi, 14 metri, costituiti da una muratura in blocchetti irregolari di tufo e malta grigia che ingloba frammenti di tegole. Nel 1979 il proprietario del terreno danneggiò parte delle strutture romane per costruirvi una villa moderna. In base alla tecnica costruttiva, le terme del Bullicame possono essere collocate in una datazione che è tra il I ed il II secolo d.C. Queste terme erano alimentate per mezzo di canali che rifornivano le cisterne. Erano ancora attive nel 1466.

14) Terme del Prato – zona Bullicame

Le Terme del Prato, lungo la via Cassia, si trovano all’interno dell’aeroporto militare di Viterbo, qui sono visibili in uno spazio recintato, quattro elementi di un antico edificio che emergono dal terreno con nicchie ed un accenno di una volta che forse facevano parte di un unico edificio circolare,il Pasqui lo descrive come un grandioso fabbricato posto alla destra della via Cassia,i materiali sono in reticolato di tufo, laterizi e mattoni, questa edilizia fa supporre la datazione tra il II ed I secolo d. C. L’impianto era alimentato da sorgenti ancora oggi attive.

15) Terme di Santa Maria in Selce ex Terme INPS - zona Bullicame

Le terme di Santa Maria in Selce, lungo la via Cassia, erano all’interno delle ex Terme INPS, zona Bullicame,Santa Maria in selce deriva da Santa Maria in Silice, per la vicinanza al tracciato della via Cassia e per i resti qui conservati dell’antico lastricato. Qui si trova un rudere, noto appunto come terme di Santa Maria in Selce. Queste erano vicine all’antico basolato della via consolare Cassia, che oltrepassava il Fosso Caldano noto come  Fosso Urciorno sul vicino ponte Camillaro. La denominazione in Santa Maria è forse riconducibile ad una chiesa che era in questa  zona, ma non si sa esattamente dove fosse. Questa area durante il medioevo era conosciuta come Borgo San Valentino, distrutto nel 1137 dai Viterbesi, L’ambiente termale aveva probabilmente una pianta quadrangolare esterna, ed una ottagonale esterna. L’edificio è in gran parte interrato e realizzato in opera cementizia, forse la copertura era a crociera, in base alla tecnica costruttiva è possibile la datazione al II secolo d.C. Nel XIX secolo in prossimità di questi resti archeologici furono rinvenuti degli ex voto in bronzo di epoca imperiale. La zona di queste antiche terme era anche legata al martirio dei Santi Valentino ed Ilario, per i quali venne eretta una cella detta Sancti Valentinii in Silice.  Successivamente nacque in epoca medioevale un borgo. Alla fine del ‘500, sia il Durante che il Crivellati, attestano che queste terme fossero chiamate anche Bagno della Madonna, e che erano ancora in uso. Semeria nel 1812 fu il primo a dare una descrizione di queste terme, che erano formate da un unico ambiente usato come bagno caldo. Nel 1882 il Pasqui ne realizzò una sorta di planimetria.

16) Terme degli Ebrei – vicine alle Terme dei Papi – zona Bullicame

Le terme degli Ebrei: Strada Bagni 12, situate nei pressi dell'odierno stabilimento Terme dei Papi,zona Bullicame, il termine deriva dall’utilizzo di queste terme dagli ebrei residenti a Viterbo, sono a strapiombo sul Fosso Caldano, rimane un massiccio rudere completamente coperto di rovi. Questo stabilimento fu probabilmente riutilizzato in epoca medioevale, come dimostrerebbero alcuni resti. Le terme degli Ebrei si trovavano a ridosso del fosso Urciorno, oggi sono visibili alcuni resti all’interno del parcheggio delle Terme dei Papi. Sono visibili due ambienti vicini e comunicanti a pianta quadrangolare,coperti da una volta a botte, unica copertura rimasta visibile rispetto alle altre antiche terme,  con tracce di altre serie di ambienti. Probabilmente queste terme erano parte di un edificio molto più grande, la struttura costruttiva le data tra il III ed il IV secolo d.C. Nel 1932, durante i lavori per la realizzazione della piscina comunale venne rinvenuta una testa marmorea ritenuta di Esculapio, terrecotte, resti di pavimento a mosaico e mura. La Grotta che si trova all’interno delle Terme dei Papi, forse era parte di un’ambiente delle antiche terme romane, costruita artificiamente e nella quale fu fatta convogliare l’acqua termale. Fu proprio al di sopra di questa grotta detta Bagno della Grotta, che papa Niccolò V nel 1450 fece costruire dall’architetto Bernardo Rossellino il suo palazzo chiamato Bagno del Papa.

17) Terme degli Almadiani – vicine alle terme del Bullicame

Le terme degli Almadiani i resti sono appena visibili sul ciglio meridionale della collina compresa tra la Strada Comunale Bagni e la Strada Comunale del Bullicame, in prossimità del Casale del Boia o della Mercareccia, i materiali antichi sono inglobati nel muro di cinta del Casale del Boia, dette anche Bagni di Ser Paolo, unico resto è un rudere in opera cementizia, questa struttura era vicina a Surrina Nova, che era la antica città medioevale di Viterbo, il nome di queste terme deriva dagli Almadiani, nobile famiglia viterbese di cui era proprietaria nel XV secolo, poi la proprietà passò ad un tale Ser Paolo Benigni che nel 1493 fece edificare un bagno di fronte alla fontana del Riello, odierno fontanile del Boia, posto di fronte al colle di Sorrina, qui esisteva già un edificio termale di età romana. Il sito venne studiato sia dal Pasqui che dallo Zei.  Fino alla fine degli anni ’60, erano ancora visibili i resti delle strutture murarie ed i frammenti di marmo. Erano alimentati dalle acque delle vicine terme del Bullicame.

18) Terme di Paliano – zona Paliano

Terme di Paliano, si trovano vicine al Casale di Paliano, questi resti vennero scoperti nel 1813, il Semeria ne fa una descrizione : le terme di Paliano sono tra le Buratte e Sant’Ippolito, vicine alla Cassia, si può notare una stanza rotonda con gradini, pavimenti a mosaico, resti di marmi. Per opere di sbancamento, nel 1834, molto di questo sito è andato distrutto, rimangono i pochi resti murari con un arco in opera reticolata, si suppone la datazione al I secolo d.C.

19) Terme delle Masse di San Sisto - zona Paliano

Le Terme del Masso o Massi di S. Sisto o Terme di Sant’Ippolito,  sono in località Paliano: questi ruderi ben conservati, insieme a frammenti di tegole, marmi e terracotte sparsi nei campi circostanti, fanno pensare che il complesso si estendesse in maniera notevole. Circa 1,5 km più a nord scorre il Fosso Risiere, presso cui affiora l'unico tratto ancora visibile dell’antico pavimento romano della Cassia . Qui si possono notare i resti di un complesso termale di prima età imperiale La zona di Paliano era ricca di sorgenti termominerali che oggi non sono più attive. Una carta archeologica della fine dell’Ottocento riporta la presenza di 5 polle d’acqua che formavano dei laghetti naturali. Il nome della zona deriva da un enorme masso in travertino posto in mezzo ad un campo che apparteneva alla Collegiata di San Sisto. Da questo enorme masso furono estratti calce e materiale da costruzione, venne anche ridotto di dimensione con gli esplosivi, ed è proprio vicino a questo masso che c’erano le terme delle Masse di San Sisto. Vi era anche una sorgente che alimentava le terme oggi sono visibili due edifici ed altre tre strutture. Tra il 1982 ed il 1983 in occasione della apertura della strada Orte–Civitavecchia, furono rinvenuti resti di un insediamento romano probabilmente facente parte delle terme di età repubblicana o tardo imperiale. Sono visibili anche i resti di un acquedotto, la torretta del medesimo, ambienti e resti di materiale edilizio.

20) Terme dell’Asinello – Casteld’Asso - sorgente San Cristoforo

Le terme dell’Asinello, Viterbo, Castel D’Asso, Viterbo,sorgente San Cristoforo, il Maestro Gerolamo nella metà del XIV secolo menziona il Bagno dell’Asinello tra i dieci principali esistenti nei pressi di Viterbo, mentre Niccolò della Tuccia ricorda che nel 1447 la madre di papa Niccolò V soggiornò per un mese in questo bagno e in quello del Re Pipino; nel 1462, invece il cardinal Bessarione vi fece costruire un ricovero. Ancora in uso alla fine del Cinquecento, benché necessitasse di restauri, questo era un bagno scoperto e alimentato attraverso condotti provenienti da una sorgente che si trovava poco lontano; nell’area circostante vi erano anche altre sorgenti e banchi di travertino che venivano cavati per la produzione di calce.I Bagni dell’Asinello,  compaiono poi nella carta di G.F. Ameti del 1696 e li ritroviamo ancora nella cartografia di fine Settecento e di metà Ottocento, sempre rappresentati tra il Fosso Arcione e il Fosso Freddano. L’odierna località Asinello, denominata anche Vaccareccia, è compresa tra il Fosso Freddano a nord e la località San Cristoforo a sud, mentre le sorgenti, tuttora attive, sgorgano sulla collinetta prospiciente da est la S.P. 15, la vecchia strada della Dogana, subito a sud del Fosso le Farine, in prossimità dei ruderi di due casali. Nell’area non sono visibili resti riferibili all’età romana, ma la presenza di strutture e materiali antichi è attestata da Semeria, che documenta “ruderi di antiche mura, con rottami di pietre, mattoni e marmi”; il sito poteva essere facilmente raggiunto dalla via Cassia, che passava appena 750 m più a est, grazie a un diverticolo. Oggi rimane in uso solo una vasca e sono visibili alcuni canali di travertino parzialmente distrutti oppure ostruiti a causa delle concrezioni prodotte dall’acqua calcarea; alcuni sembrano portare via dalla vasca l’acqua in eccesso, un altro, visibile per una quarantina di metri, passa al di sotto dello spigolo di uno dei due casali. Nelle fotografie aeree storiche, della seconda metà degli anni Trenta e in uno scattato dalla RAF nel settembre del 1943 sono evidenti sia i casali, che la vasca e i canali; anomalie riferibili a ruderi di edifici si possono notare subito a sud di questo complesso, mentre i resti di una grossa struttura a pianta rettangolare, disegnata anche negli “abbozzi di delimitazione delle proprietà private” realizzati dagli operatori della SARA a seguito delle misurazioni di campagna, sono visibili più a ovest . Tutta l’area a nord del Fosso le Farine è caratterizzata da travertini affioranti e concrezioni calcaree in parte formatisi per la sedimentazione delle acque provenienti dal piano soprastante, in parte dovuti alla presenza di ulteriori sorgenti. Inoltre, una sorgente ancora oggi attiva è quella di San Cristoforo, ubicata nell’area immediatamente a sud dell’Asinello, in prossimità dell’incrocio con la strada per Castel d’Asso; i banchi di travertino di quest’area, come si evince dalle fotografie aeree storiche, sono stati oggetto in passato di un’intensa attività estrattiva.

21)Terme Villa Calvisiana

Terme Villa Calvisiana: un tale Mummo Nigro Valerio Vegeto ricco ed influente personaggio del Viterbese vissuto intorno al II secolo d.C. possedeva una villa nota come villa Calvisiana, la quale era dotata di acqua calda termale proveniente dalla attuale chiesa di Santa Maria in Gradi,che scorreva attraverso un acquedotto lungo 9 chilometri, non abbiano resti di questa opera ma solo una iscrizione romana che descrive tutte le località attraversate d questo acquedotto. Vedi Acquae Passeris.

22)Terme Località Musarna

Terme localita Musarna Viterbo : la antica civitas era in località Macchia del Conte, che era un insediamento estrusco-romano, vi erano anche delle strutture termali. Musarna nasce da un  insediamento ellenistico,che poi i romani conquistarono agli etruschi, e divenne poi una importante zona termale. Il sito di Musarna venne individuato nel 1849, dagli archeologi viterbesi Bazzichelli ed Orioli,  in località Macchia del Conte, a 10 km da Viterbo. Durante gli scavi furono trovati vari reperti come, sarcofagi con iscrizioni, rilievi, specchi, urne, cippi, ceramiche, sculture, gioielli, vasi in bronzo. Di notevole importanza il corredo  funebre della famiglia Alethnas, che aveva due grandi tombe a camera, qui vennero rinvenuti 40 sarcofagi. Nel 1952 l’archeologo viterbese Paolo Giannini, rinvenendo nel sito varie tessere di mosaico, scoprì un pavimento a mosaico bianco e nero con iscrizioni etrusche. Questo antico insediamento è stato di nuovo riportato alla luce in seguito agli scavi condotti tra il 1983 ed il 2003, sembra che i ruderi risalgano ad un periodo che va dal III secolo a.C. fino al VII secolo d..C..In questa località probabilmente era presente una città romana e le terme, con case e monumenti. Purtroppo sono stati tolti i reperti dal sito e successivamente abbandonata tutta la zona. Qui in epoca antica vi era un abitato di forma ortogonale,e probabilmente Musarna doveva essere una colonia romana, abitata dagli etruschi. L’antico edificio termale probabilmente venne usato fino al I secolo d.C., vi erano anche delle cisterne che servivano a raccogliere l’acqua per poi farla defluire fuori dalla città attraverso il sistema fognario. La città era anche circondata da mura, il che testimonia l’importanza storica di questo luogo presso i romani. Di questo antico abitato sopravvivono resti di mura in tufo squadrato, fondamenta degli edifici, resti di opere difensive , luoghi di culto, e piccoli stabilimenti termali, probabilmente il mosaico era presente nel calidarium. Vi erano anche degli ambienti adibiti a mercato, infatti in un contenitore vennero trovati mille denari in argento. Poco resta di questo immenso patrimonio archeologico, qualche cosa è conservato nei musei di Viterbo, il resto  disperso in Europa e in America. Trovare questo sito archeologico è una impresa perché non esistono indicazioni, e la zona è adibita ad uso agricolo, addirittura in passato questa zona venne usata da Viterbo come discarica per i rifiuti urbani. Bisogna anche fare attenzione perché le tombe scavate non sono state ricoperte e c’è il rischio di finirci dentro per sempre. Un vero peccato che tanta incuria abbia distrutto un patrimonio storico così importante per la città ed il turismo di Vi

23)Terme Bagno delle Serpi

Terme Bagno delle Serpi: si ricordano nel XVI secolo probabilmente il nome si deve alla presenza di un tempio e al culto di Serapide.

24) Acquedotto – Masse di San Sisto - zona Paliano

Acquedotto romano, in località le Masse di San Sisto, SS Cassia km 75,500, i resti sono visibili sul lato destro della Cassia antica, l’acquedotto è realizzato in opera cementizia , la torre e l’aquedotto probabilmente risalgono al I secolo d.C.

25) sorgenti termali a Viterbo

Sorgenti termali di Viterbo attive nel 2016 : secondo uno studio condotto dall’Università della Tuscia e su richiesta della Regione Lazio: - il Pozzo Paliano 1 ed il Pozzetto delle Terme dei Papi, che erogano spontaneamente, sono stati attrezzati con misuratore di portata;  - la posizione della Sorgente Zitelle è stata “deviata” nel 2013 in un terreno privato, in seguito a lavori di scavo che hanno portato alla scomparsa della sorgente dal suo naturale punto di emergenza; - la Sorgente Bullicame ha modificato il suo regime in seguito a lavori condotti nel novembre 2014 nel Pozzo S. Valentino, che hanno significativamente aumentato la portata di quest’ultimo a discapito del Bullicame;  - il Pozzo Bagnaccio eroga attualmente 2 L/s;- è stato realizzato nel 2014 un nuovo pozzo in località Bacucco.

Sintesi dei pozzi e delle sorgenti termali del 2016: Gruppo Cassia Nord-Martana  pozzo Bacucco , pozzo Mercatone , pozzo Danti , pozzetto Sondaggio Sismico I , pozzo Oasi. Gruppo Bagnaccio Laghetto Bagnaccio, sorgenti Pantano,sorgenti Bagnaccio,pozzo Bagnaccio sorgenti Casale Montarozzo. Gruppo Zitelle  sorgente Casale Bussete, sorgente Bussete , sorgente Piscinella Polidori , sorgente Zitelle-Pozzo Zitelle. Gruppo Bullicame , pozzo S. Albino, sorgenti Piazza d’Arme , pozzo S. Valentino sorgente Piscine Carletti , Sorgente Bullicame gruppo Valle dell’Urcionio pozzo Uliveto, pozzo Gigliola, pozzo Pozzetto, sorgente S. Caterina, sorgente Bagno del Papa, sorgente Magnesiaca, pozzo Cacciabella; Gruppo Asinello  sorgenti dell’Asinello, sorgenti S. Cristoforo, gruppo Bagnarello-Paliano pozzo Paliano 1, pozzo Paliano 2, pozzo S. Sisto.

26) Via Cassia

L’antica via Cassia, fu costruita intorno alla metà del II secolo a.C. per collegare Roma con l’Etruria settentrionale, la strada consolare attraversava il territorio viterbese passando in prossimità delle numerose sorgenti sulfuree esistenti per un tratto lungo 11 chilometri, compreso tra la località Paliano a sud ed il Bagnaccio a nord. Presso tali sorgenti a partire dall’età imperiale vennero edificati numerosi complessi termali, la cui esistenza testimonia l’intensità con la quale i Romani sfruttarono queste acque, non più eguagliata nei successivi periodi storici. In prossimità del Bullicame, a circa 500 metri ad ovest dell’attuale sorgente, l’antica Cassia attraversava l’agro viterbese con un tracciato rettilineo ora in parte compreso all’interno di una zona militare. Lungo questo tratto della via ubicato nelle vicinanze della più famosa tra le sorgenti sulfuree, sorgevano alcuni edifici termali tra i quali le Terme di S. Maria in Selce che si trovano all’interno delle ex Terme INPS, ,le Terme del Prato che sono all’interno dell’aeroporto militare,  e le Terme del Bullicame; tutti questi ruderi non sono visitabili per via della loro ubicazione o del loro totale stato di degrado.

27) Ex Terme Inps dismesse ed in abbandono

Ex Terme Inps, a Viterbo, dismesse ed in abbandono,un tempo si chiamavano Terme dei lavoratori ed erano uno dei più grandi stabilimenti termali pubblici d'Europa. Purtroppo l’Inps più di 20 anni fa le ha dismesse, e da allora le istituzioni viterbesi niente hanno fatto per garantirne la riapertura. Nel 2005 con un emendamento alla legge finanziaria dello Stato, lo stabilimento ex Inps fu assegnato al 100% e senza oneri al Comune di Viterbo, ma la Regione Lazio evocò a se il controllo dell’impianto. Fino al 2011 questa vertenza è rimasta impantanata nelle maglie della burocrazia. Poi nel 2011 fu raggiunto un accordo che assegnava il 50% del controllo delle Terme Inps, alla Regione Lazio ed il 50%  al Comune di Viterbo. Il documento prevedeva che, entro gennaio 2012, fosse costituita una società a responsabilità limitata cui assegnare le ex Terme Inps. La Srl, a sua volta, avrebbe dovuto indire una gara d'appalto a livello europeo per la gestione dello stabilimento. Ora, qualcosa sembra muoversi. Il bando europeo è pronto e sta per essere esaminato dalla commissione competente. Un po di storia : le Terme Inps si trovano in quella zona termale di Viterbo alimentate da sorgenti minori, in località l’Asinello, sono accanto all’area delle Terme dei Papi e presso le Masse di S. Sisto. Dopo un lungo periodo di inattività e decadenza delle Terme, nel 1846 iniziò una nuova rinascita. Il comune di Viterbo per dare nuovo impulso all’attività termale, fece restaurare e ampliare i vecchi bagni papali dall’architetto Vincenzo Celestini, e successivamente nei primi del ‘900, fu edificato un corpo adibito ad albergo e nel 1919 venne fondata la “Società Anonima Terme di Viterbo”, con lo scopo di valorizzare le risorse termali al fine di incrementare l’economia della città. Purtroppo nonostante questi tentativi l’afflusso di visitatori alle terme viterbesi restarono ben al di sotto di tante altre località termali italiane. Poi nel XX secolo e soprattutto nel primo dopoguerra le cure termali oltre ad essere riservate alle classi aristocratiche, divennero accessibili per tutti. Poichè l’uso delle terme era utile non solo a scopi puramente terapeutici ma anche come prevenzione e riabilitazione, in epoca fascista venne istituita la Cassa Nazionale delle Assicurazioni Sociali e le terapie idrotermali vennero concesse gratuitamente ai propri assicurati. La gestione delle terme di Viterbo venne ceduta dal Comune all’Opera Nazionale del Dopolavoro, organizzazione fascista che si occupava del tempo libero e che provvide al restauro degli impianti termali e alla costruzione di una grande piscina Durante la Seconda guerra mondiale lo stabilimento termale divenne sede del Comando militare tedesco della Wehrmacht e purtroppo i tedeschi, durante la ritirata, lo fecero saltare in aria. Successivamente, nel secondo dopoguerra, dopo il passaggio della gestione all’INPS, il Comune di Viterbo dovette stipulare un accordo con quest’ente per poter accedere nuovamente allo sfruttamento delle risorse termali. Al Comune veniva restituita la proprietà del vecchio stabilimento con la piscina e lo sfruttamento delle sorgenti del Bullicame e del Bagnaccio, mentre l’INPS costruì accanto un proprio stabilimento termale e queste nuove terme, dette Terme dei Lavoratori furono ultimate nel 1956, e  realizzate con i più moderni criteri tecnici dell’epoca. Gestite direttamente dall’INPS, furono destinate esclusivamente ai propri assicurati. Negli anni ’50, su iniziativa privata, sorse anche un terzo complesso termale, le Terme Salus. Nel 1986 tra il Comune di Viterbo e la Società Gestione Terme s.r.l. fu stipulato un contratto di appalto per la ristrutturazione, l’ampliamento e la gestione delle Terme Comunali. Le Terme dei Lavoratori furono invece chiuse nel 1992. Attualmente sono in attività due stabilimenti termali: le Terme dei Papi, nate nel 1986 dalla convenzione con il Comune, e le Terme Salus.. Ci sono inoltre, disseminate in tutta l’area, in particolare in prossimità delle antiche strutture termali romane, varie "pozze" dove l’accesso è libero o gestito da associazioni locali. Secondo l’attuale sindaco Arena di Viterbo in una intervista del 31 dicembre 2018 si legge: “La questione termale la vogliamo prendere di petto. L’advisor è Federterme, con una grande esperienza e capacità. Entro il 2019 dovrà essere stabilito in modo definitivo cosa intendiamo fare della struttura, attraverso bando pubblico. Centro benessere, cure termali o rafforzare il settore alberghiero. Di sicuro, dobbiamo far tornare la struttura all’antico splendore”. Da un articolo del New Tuscia del 1 Aprile 2019 si legge tra l’altro a proposito di Viterbo : “Da un dossier trapela l’interessamento di una cordata di imprenditori cinesi per la Tuscia. L’accordo prevederebbe il finanziamento completo dello scalo aeroportuale civile di Viterbo, il completamento della Trasversale Orte-Viterbo-Civitavecchia, nel tratto Monte Romano-Civitavecchia, e la realizzazione di un nuovo polo termale nella struttura delle ex Terme Inps, in cambio di interessi turistici ed economico del gigante asiatico nell’alto Lazio.” Non ce la facevamo a cavarcela da soli ? In 20 anni molto si doveva e si sarebbe dovuto fare. Intanto tutto il complesso termale giace in uno stato di degrado e di abbandono inimmaginabile, e pensare che al suo interno vi sono anche dei reperti archeologici : qui si trova un rudere, non accessibile ai più  noto appunto come terme di Santa Maria in Selce.

Strutture termali attive nel 2019 a Viterbo

28) Terme dei Papi

Terme dei Papi : Strada Bagni 2, Viterbo, sono a 4 chilometri dal centro città, queste terme vantano una storia molto antica, che parte dalla civiltà etrusca, fino a quella imperiale romana, dopo un periodo di disuso, dovuto al sacco dei barbari, che distrussero sia le terme di Viterbo che le terme romane, durante il Medioevo vennero ripristinate. Infatti fu proprio nel Medioevo che grazie ai Papi le Terme di Viterbo divennero meta privilegiata dei pontefici a partire da Papa Gregorio IX nel 1235, a papa Bonifacio IX che ne divenne un assiduo frequentatore fino ad arrivare al 1450 quando il papa Niccolò V decise di costruire un vero e proprio centro termale personale, adornato da tutti i comfort e meraviglie architettoniche che solo un Papa poteva permettersi, e che vennero poi modernizzate dal Papa Pio II. Papa Niccolò V commissionò la costruzione di un palazzo, per potervi soggiornare in qualsiasi momento volesse, questo edificio prese il nome di “Bagno del Papa”. Le acque delle Terme dei Papi di Viterbo sono di origine vulcanica, e possono essere divise in due tipologie : acque ipertermali sulfuree, solfato, bicarbonato, alcalino terrose che sgorgano ad una temperatura compresa tra 40°C e 65°C, ed acque ipotermali bicarbonato, solfato, alcalino, terrose, carbonico, ferruginose che sgorgano ad una temperatura compresa tra 20°C e 30°C. Le acque delle Terme dei Papi sono ricche di proprietà benefiche e risultano efficaci nel trattamento di problemi dermatologici, otorinolaringoiatrici, reumatologi, ginecologici, gastroenterologici e circolatori. Alle Terme dei Papi, c’è una stupenda piscina monumentale di 2.000 mq arricchita da getti d’acqua alimentata dalle acque della sorgente del Bullicame e circondata da ombrelloni e comodi lettini. Un altro gioiello delle Terme dei Papi è senza dubbio la Grotta naturale dalla quale fuoriesce l’acqua termale che emette delle colonne di calcare ed emanano vapori benefici per la pelle, le vie respiratorie e per le articolazioni. La grotta ha una azione terapeutica caldo-umida, le condizioni ambientali sono create naturalmente per caduta dell'acqua ipertermale sotto forma di cascatelle, i vapori sono un vero toccasana per la pelle, le vie respiratorie, le articolazioni e per il metabolismo. Dopo il trattamento in grotta ci si rilassa in un'area apposita con una piacevole colonna sonora ispirata al relax psico-fisico e finito questo trattamento è possibile fare una doccia rinfrescante. Qui alle Terme dei Papi c’è anche una piscina termale, la “Hydrosound”, dove, tra diverse tonalità di luci soft, musiche di sottofondo, idromassaggio e getti d’acqua si avrà la sensazione di completo relax. Sempre all’interno delle Terme dei Papi c’è il percorso Kneipp e le docce sensoriali per un completo benessere. A disposizione delle Terme dei Papi di Viterbo vi sono anche altre sorgenti termali che dal punto di vista della medicina termale, che per composizione e indicazioni,creano un'ulteriore molteplicità e diversificazione delle possibilità di intervento terapeutico, ad esempio in gastroenterologia, angiologia, stomatologia, come avviene per la storica sorgente del Bagno del Papa che scaturisce da falde sottostanti efficacemente impiegata nella cura delle vasculopatie periferiche. Le terme dei Papi sono specializzate anche in fangoterapia con camerini completi di doccia e vasca con idromassaggio, nei quali il fango naturale arriva direttamente con un moderno circuito che ne garantisce omogeneità e temperatura costante. Da non dimenticare il percorso vascolare con una doppia vasca termale, una calda ed una fredda nelle quali si cammina senza fermarsi prima nell'una e poi nell'altra con effetti benefici sulle articolazioni e sull'apparato venoso con una grande sensazione di benessere dato essenzialmente dal contrasto caldo freddo termale. Le Terme dei Papi, sono state rinnovate ed ampliate nel 1994 e sono tra le più attrezzate del Lazio, offrono le cure tradizionali della medicina termale, dalle inalazioni alla fangoterapia, dalla sauna ai massaggi, ma anche molte terapie, comprese quelle dermatologiche ed estetiche e quelle dolci e rilassanti della tradizione orientale. In questa struttura termale c’è anche un laghetto vulcanico, colmo di acque termali scaturite da innumerevoli sorgenti che ne animano il fondale argilloso, il quale offre un fango molto raro perché già maturo che viene utilizzato in terapia sempre vergine, maturato da millenni sul fondo del laghetto termale. Da qui, le Terme dei Papi estraggono due tipi di fango: quello lavico di colore grigio utilizzato in fangoterapia e quello sorgivo di colore bianco utilizzato per i trattamenti estetici. Le proprietà dell’acqua termale vengono impiegate in diversi modi per fornire trattamenti viso e corpo specifici per le singole esigenze. Le proprietà naturali dell’acqua e del fango termale delle Terme dei Papi vengono sapientemente arricchite dalla professionalità del personale altamente qualificato. Il risultato sono dei trattamenti estetici che aiutano a ritrovare il giusto benessere psicofisico.

29) Salus Terme

Il Salus Terme è un centro termale e di benessere, in via Tuscanese 25,Viterbo,  che dista 5 km dal centro di Viterbo, vi sono piscine, vasca idromassaggio, sauna e un giardino. Le acque termali provengono dalla sorgente naturale San Valentino del Bullicame, e sgorgano ad una temperatura di 36°/40°. L’acqua è sulfurea-solfato-bicarbonato-alcalino-terrosa  utile per i problemi di pelle, di circolazione, e per le affezioni articolari e respiratorie. Queste terme hanno un percorso benessere molto particolare, il “Percorso Termale Etrusco”, che inizia dai Giardini di Turan, per poi passare alla vasca Menerva e Nethuns,  alle piscine esterne, poi al calidarium termale in Grotta Etrusca, fino all’accesso alle vasche termali e saline, oltre al percorso Kneipp, alla sauna finlandese, ed agli spazi di relax con tisanerie. Il Salus Terme, ha tre piscine: la Menerva, di forma circolare con sedute interne per immergersi completamente nelle acque termali; la Nethuns che è una piscina con acqua salina e con getti di acqua per massaggi cervicali, lombari, e per gli arti inferiori; c’è poi la piscina San Valentino, che ha una zona coperta ed una all’aperto. Il percorso procede attraverso il Calidarium, la Grotta Rossa ed il Kenipp  quest’ultimo è un camminamento caldo freddo nelle acque, utile per affezioni venose e circolatorie. Oltre ai percorsi benessere il Salus Terme offre agli ospiti una sala relax, il Budda Spa Room, e la Ayurvedic Spa Room. Il centro benessere ha al suo interno anche una palestra, docce sensoriali, una piscina termale coperta e una all’aperto con idromassaggio, il centro offre anche massaggi, trattamenti rilassanti, estetici, e fangoterapia, con fanghi naturali, Ci sono anche spazi per la sauna ed un solarium. Accanto ai trattamenti si possono scegliere dei veri e propri rituali di bellezza: dal Tibetan Sound Massage, un rituale riequilibrante con campane tibetane, fino all’Hot Stone Massage, un massaggio con pietre laviche.

30) Therma Oasi

Therma Oasi, Strada Cassia Nord, 44, Viterbo, , non dista molto dal centro città, questo polo termale è circondato dal verde, dispone di una piscina di 500 metri quadri e  rinasce nel 2019 in un luogo storico, dove 2000 anni fa sorgeva l’antica terma Naviso, risalente all’età Imperiale. L’acqua sulfurea termale delle vasche è alimentata direttamente dalla sorgente ad una temperatura di 65°, con enormi benefici perché il corpo, con l’inalazione dei vapori, assume in media più di un litro di sali minerali preziosi per l’organismo. Le acque sulfuree sono acque minerali dal caratteristico odore dovuto al notevole contenuto di idrogeno solforato (H2S),un gas estremamente volatile che rappresenta il principio attivo più importante. Immergersi nelle vasche termali della Therma Oasi permette di stimolare il sistema energetico per ritrovare armonia fisica e spirituale. Queste acque termali potenziano le difese immunitarie e aiutano nei problemi delle vie respiratorie,hanno effetto positivo su cute e mucose, con azione antinfiammatoria, antiallergica, inoltre sono benefiche sulle vie respiratorie e sull’apparato digerente. Sulla cute, si ha una azione esfoliante e riparatrice. A livello generale stimola il sistema nervoso parasimpatico ed ha anche un effetto vaso dilatatore  sui capillari. Vi sono anche alghe naturali indispensabili per la dermocosmesi, che hanno gli stessi effetti dei fanghi., ottimi effetti si hanno abbinando le alghe con la balneoterapia per un totale di 12/20 applicazioni. All’interno della struttura ci sono spazi con dei lettini dove ci si può rilassare. Il Dipartimento della Sanità Pubblica e dell’Innovazione, decreta che sono riconosciute le proprietà terapeutiche dell’acqua minerale naturale "Oasi", sgorgante nell’ambito della concessione mineraria denominata "Oasi" per la balneoterapia e per la fangoterapia,  nel trattamento e nella riabilitazione delle patologie reumatologiche e ortopediche e nella terapia delle patologie vascolari periferiche, dermatologiche e ginecologiche L’acqua denominata “Oasi” può essere classificata come acqua minerale naturale, ipertermale 65°C, naturalmente gassata, acidula,ricca di sali minerali, contenente bicarbonato, zolfo, calcio, magnesio, fluoro, ferro, microbiologicamente pura.

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