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Via San Giovanni Decollato, Viterbo, centro storico, la via venendo da piazza della Trinità da una parte conduce fino a via Faul che costeggia la grande vallata oggi adibita a parcheggio e a porta Faul, prima di arrivare alla valle Faul, a sinistra si incrocia la via di Ser Monaldo via questa che incrocia la via del Lazzaretto e porta alla ex Chiesa di San Giovanni Decollato.Prendendo la via San Giovanni Decollato,  da piazza della Trinità, a destra si fiancheggia la chiesa della Santissima Trinità, da qui si ammira il campanile quadrangolare sul quale vi è un coro di campane. A destra, al civico 1, si può osservare dall'esterno l'abside della Chiesa della Trinità, e l'entrata al Convento degli Agostiniani, in fondo c'è un arco che immette ad un cortile che arriva fino alle mura della città, e che degradano fino a Porta Bove, la cui apertura è interna e chiusa dal perimetro delle mura del convento. Su una piccola altura adiacente al cortile del convento, nel 1720 venne rinvenuto il perimetro della villa romana di Tullio Varrone, Console e Pretore dell'Etruria, qui si ammirano, 6 stanze disposte in un unico piano, intatta la pavimentazione con mosaici di figure animali e vegetali, ed una testa sulla cui fronte volteggiano dei serpenti. Dal portale n° 3 a destra si accedeva alla Chiesa e Monastero di Val Verde, andati distrutti, e che furono edificati nel 1267 e concessi da Papa Niccolò IV nel 1291 al Monastero di Sassovivo, abitato da monaci dotti e combattivi, ai quali il Comune concesse un'area per costruire il nuovo Cenobio, affidando loro la custodia del futuro fortilizio che prese il  nome di Torre Sassovivo, sulla quale si vede lo stemma crociato dell'Ordine. Nel 1774 vi si adunava la Congregazione per il suffragio delle Anime. Proseguendo la strada, si cammina tra due rupi di tufo incassate, che era un Camminamento degli Etruschi.  che conduceva la Bosco Sacro di Voltumna. A sinistra su un piano elevato si trova la Ex Chiesa di Santa Maria della Ginestra, sconsacrata, nominata dallo storico Niccolò della Tuccia, nel 1243, appartenente al Monastero di Farfa in Sabina.  Poi nel 1531, qui si insediò la sede dell'Ospedale della Misericordia gestito dal 1553 dalla Confraternita della Pietà, con il titolo di San Giovanni Decollato, i monaci erano vestiti con un saio nero per preparare ad una buona morte i condannati alla pena capitale, la cui esecuzione si svolgeva davanti alla Rocca del Papa o per impiccagione o per decapitazione. Proseguendo lungo la via di San Giovanni Decollato, si ammira il lato settentrionale del Palazzo Papale che mostra la sua invulnerabilità con il mastodontico fortilizio.

San Giovanni Battista Decollato

san giovanni battista viterbo vita opere storia

San Giovanni Battista

San Giovanni, detto il Battista, vita opere storia, a Viterbo gli è dedicata la chiesa di San Giovanni Battista del Gonfalone, su via La Fontaine, fu il primo Apostolo di Gesù e l’ultimo profeta dell’Antico Testamento. Il nome Giovanni in ebraico Iehóhanan significa: “Giovanni il Precursore”,riconosciuto come il più grande dei Profeti,  nacque ad Ain Karim, tra il 29 e  il 32 , un villaggio vicino a Gerusalemme, è stato un asceta proveniente da una storica famiglia sacerdotale ebraica.  Ad Ain Karim, esistono due santuari del VI secolo uno dedicato alla Visitazione e l’altro alla Natività.  La madre di Giovanni, Elisabetta discendeva da Aronne, era moglie di Zaccaria, sacerdote della classe di Abia. I due coniugi erano ormai di età avanzata quando Zaccaria, mentre svolgeva il suo servizio nel Tempio di Gerusalemme, ebbe la visione di un angelo che gli annunciò la prossima nascita di un figlio, fino a quel momento non ne avevano avuti. Poiché Zaccaria non gli credette perché la moglie Elisabetta era gia anziana, l'angelo lo fece diventare muto fino a che il suo annuncio non si fosse adempiuto. Zaccaria riacquistò la parola solo dopo che il bambino fu nato e, durante il rito della circoncisione, gli fu imposto il nome di Giovanni, come l'angelo aveva ordinato. Al sesto mese di gravidanza, Elisabetta ricevette la visita di Maria, che nel corso dell'Annunciazione era stata avvertita che anche la sua parente era incinta. All'udire il saluto di Maria, Elisabetta "fu piena di Spirito Santo" e riconobbe Maria come la madre del Salvatore. Maria rispose intonando l'inno del Magnificat. Questo episodio è ricordato nella dottrina cristiana come la "Visitazione". la Chiesa Ortodossa venera Elisabetta e Maria come figlie di sorelle, Esmerìa ed Anna, e quindi Giovanni Battista come cugino di secondo grado di Gesù.   L’immagine di San Giovanni è stata lungamente rappresentata ed è presente in moltissime chiese con una pelle di animale ed un bastone a forma di croce. La sua vita viene raccontata nel Vangelo di Luca, crebbe retto e pio come lo erano stati i suoi avi sacerdoti, già carico di responsabilità che gli derivavano dalle parole profetiche dell'Arcangelo Gabriele quando descrisse le sue virtù, del suo essere "pieno di Spirito Santo", operatore di conversioni in Israele, precursore del Signore con lo spirito e la forza di Elia. Quando fu adulto Giovanni, conscio della sua missione, si ritirò a condurre la dura vita dell’asceta nel deserto: portava un vestito di peli di cammello e una cintura di pelle attorno ai fianchi e il suo cibo erano cavallette e miele selvatico.,Nell’anno quindicesimo dell’impero di Tiberio (28-29 d.C.), iniziò la sua missione lungo il fiume Giordano; con l’annuncio dell’avvento del regno messianico ormai vicino, esortava alla conversione e predicava la penitenza. Andavano ad ascoltarlo da tutta la regione del Giordano, dalla Giudea e da Gerusalemme, era considerato un profeta, e per liberare le persone dai peccati, in segno di purificazione e di rinascita, le immergeva nelle acque del fiume. Per questo Giovanni è chiamato anche il Battista, ovvero colui che battezza. Anche i soldati del Re Antipa andavano da Giovanni a chiedere consiglio, e molti pensavano che fosse lui il Messia, ma lui rispondeva che era solo un Precursore, che il Messia era già in mezzo a loro, ma non era lui. Quando Gesù si fece battezzare da Giovanni. in tale occasione egli additò Gesù ai suoi seguaci come "l'agnello di Dio che toglie i peccati del mondo" (Vangelo secondo Giovanni 1, 29). Nello stesso tempo, dal cielo si udì una voce: “questi è il Figlio mio prediletto, nel quale mi sono compiaciuto: ascoltatelo!” (Marco 1:1-8) Gesù nel frattempo aveva iniziato la sua predicazione: aveva formato il gruppo degli apostoli e discepoli ed era seguito da una gran folla e Giovanni, che aveva predicato proprio per preparare un popolo degno, che accogliesse Gesù e il suo messaggio di Redenzione, confidava ai suoi discepoli “Ora la mia gioia è completa. Egli deve crescere e io invece diminuire”, sottintendendo con ciò la fine della sua missione. In quel tempo governava in Israele il re Erode Antipa il quale conviveva con la moglie divorziata da suo fratello, la bella Erodiade, vivendo in aperto contrasto con la legge ebraica, perchè per il Libro Sacro, la “Torah”, il divorzio di Erodiade non era ammissibile dato che dal matrimonio era nata una figlia, Salomè. Giovanni rimproverava il Re per questo scandalo pubblico e per la sua condotta e soprattutto si inimicò Erodiade la sua concubina che voleva Giovanni morto. Erode lo fece arrestare  ma lo teneva in buona considerazione, vigilando su lui e ascoltando le sue parole, considerandolo uomo giusto e santo. Un giorno, il re per festeggiare il suo compleanno diede un banchetto  invitando tutte le persone più importanti della Galilea, in quella occasione Erodiade fece ballare Salomè, la figlia, la sua esibizione piacque molto al re ed ai commensali, per cui disse alla ragazza: “Chiedimi qualsiasi cosa e io te la darò”. La giovane Salomé chiese consiglio alla madre che, non aspettava altro, e le suggerì di chiedere la testa del Battista. Erode si rattristò a questa richiesta, ma per il giuramento fatto davanti a tutti non potè rifiutare e ordinò alle guardie che gli fosse portata la testa di Giovanni.  Il Battista fu decapitato e la sua testa fu portata su un vassoio e data alla ragazza che la diede alla madre soddisfatta della sua vendetta. I discepoli di Giovanni, saputo del martirio, recuperarono il corpo, lo deposero  in un sepolcro che divenne oggetto di pellegrinaggio. . Per via della decapitazione è conosciuto anche come San Giovanni Decollato.Il suo culto si diffuse in tutto il mondo conosciuto di allora, sia in Oriente che in Occidente e a partire dalla Palestina si eressero innumerevoli Chiese e Battisteri a lui dedicati anche Gesù lo aveva definito, il più Grande. La Chiesa lo ricorda nella liturgia insieme a Maria sia nel giorno della morte il 29 Agosto che in quello della nascita il 24 giugno . Si discute molto sui possibili rapporti fra il Battista e la comunità giudaica degli Esseni, che vivevano in comunità monastiche nel deserto, aspettavano l'avvento del Messia e praticavano il battesimo come rito di purificazione. La novità del battesimo di Giovanni, rispetto alle abluzioni di tipo rituale che già si conoscevano nella tradizione giudaica, consisteva nel preciso impegno di "conversione", da parte di coloro che andavano a farsi battezzare da lui.  Secondo alcuni vangeli apocrifi, in seguito alla morte della madre si sarebbe recato nel deserto dove fu ispirato dagli angeli e uomini sapienti per la sua futura missione. Inoltre, L'unico luogo in cui si celebra un'apparizione di San Giovanni Battista, la seconda domenica di maggio, è la cittadina fluviale di Pontecorvo in provincia di Frosinone, in ricordo del miracoloso intervento di San Giovanni Battista in favore di un giovane contadino. Secondo la tradizione, il 14 aprile del 1137 Giovanni Mele, intento a lavorare il suo fondo sulla sponda sinistra del fiume Liri, fu tentato dal demonio. Seduto sulla sponda opposta, il diavolo, nelle sembianze di un nobile signore vestito elegantemente, offrì all'ingenuo villico una borsa (o, secondo altra versione, una coppa d'argento) piena di monete d'oro, invitandolo ad attraversare il fiume perché potesse prenderla. Il contadino, vinto dal desiderio di tanta ricchezza, che lo avrebbe affrancato per sempre dal duro lavoro dei campi, tentò di attraversare il fiume. Giunto però nel mezzo, dove l'acqua era più profonda, iniziò ad annegare. Sul punto di soccombere, si rivolse allora a San Giovanni Battista per essere salvato. Il santo ascoltò la supplica e apparve al giovane, che fu preso per una mano e tratto in salvo dalle acque del Liri. Nella tradizione popolare pontecorvese Giovanni Mele diventa per contrazione Camele e ancora oggi "camele" è epiteto vernacolare per indicare persona ingenua e credula. San Giovanni Battista, è il protettore, per via dell'abito di pelle di dromedario, che si cuciva da sé e della cintura, di sarti, pellicciai, conciatori di pelli; per l'agnello, dei cardatori di lana; per il banchetto di Erode che fu causa della sua morte, è patrono degli albergatori; er la spada del supplizio, di fabbricanti di coltelli, spade, forbici; per l'inno liturgico patrono dei cantori. In quanto colui che battezza, è protettore  dei trovatelli, che venivano abbandonati alle porte dei battisteri. Inoltre con il titolo di San Giovanni Decollato, è protettore delle confraternite che assistevano i condannati a morte, e protettore dei santi martiri decollati. Viene anche invocato, contro le calamità naturali quali terremoti, È anche patrono del Sovrano Militare Ordine di Malta 

San Giovanni Decollato
opera del Caravaggio

san giovanni decollato a lui è dedicata una via a viterbo opera di Caravaggio

San Giovanni Decollato

Confraternita S.G. Decollato

contraternita san giovanni decollato viterbo

confraternita san giovanni decolllato o della misericordia viterbo

 

 

 

 

Confraternita San G. Decollato
 o della Misericordia

Confraternita di San Giovanni Decollato o della Misericordia, Viterbo fu fondata nel 1479, con lo scopo di esercitare rigorose pratiche religiose, vivere onestamente, soccorrere i poveri, proteggere i deboli, visitare i carcerati e confortare i condannati . Questa Confraternita, si riunì dapprima  nella Chiesa di Santo Spirito in Faul poi chiamata Santa Croce, e successivamente nella Chiesa di Santa Maria della Ginestra  che sarà ridenominata di San Giovanni Decollato nel 1597. Nel tempo si sposta di nuovo in Santa Croce, poi in S. Maria in Valleverde e  infine alla Chiesa di Faustino nel 1867. La Confraternita di San Giovanni Decollato gestiva l’Ospedale di Santo Spirito in Faul e il Cimitero per i Carcerati in Santa Maria in Valverde. Le finalità del sodalizio erano  la devozione, l'assistenza, il mutuo soccorso, la solidarietà, la preghiera per i poveri, per gli ammalati e per i defunti.

Da vedere nella zona di via San Giovanni Decollato Viterbo centro storico

Chiesa della Santissima Trinità

chiesa della santissima trinità piazza della trinità viterbo info e foto anna zelli

Vedi: Chiesa della Santissima Trinità

Chiesa della Santissima Trinità, Viterbo,centro storico, tra piazza della Trinità e via San Giovanni Decollato. Per tutte le informazioni e le fotografie, vedi :Chiesa della Santissima Trinità

Convento degli Agostiniani

convento agostiniani chiesa santissima trinità viterbo info e foto anna zelli

Vedi:
Convento e Cortile Chiesa Santissima Trinità

Convento degli Agostiniani della Santissima Trinità, via San Giovanni Decollato, Viterbo,centro storico,
 al civico 1, si può osservare dall'esterno l'abside della Chiesa della Trinità, e l'entrata al Convento degli Agostiniani, in fondo c'è un arco che immette ad un cortile che arriva fino alle mura della città, e che degradano fino a Porta Bove, la cui apertura è interna e chiusa dal perimetro delle mura del convento. Su una piccola altura adiacente al cortile del convento, nel 1720 venne rinvenuto il perimetro della villa romana di Tullio Varrone, Console e Pretore dell'Etruria, qui si ammirano, 6 stanze disposte in un unico piano, intatta la pavimentazione con mosaici di figure animali e vegetali, ed una testa sulla cui fronte volteggiano dei serpenti.Per tutte le informazioni storiche e le fotografie vedi : Convento Chiesa Santissima Trinità

Cortile Convento Agostiniani

cortile convento degli agostiniani via san giovanni decollato viterbo info e foto anna zelli

Vedi : Convento e Cortile Chiesa Trinità

Ex Chiesa Monastero di Valverde

ex chiesa e monastero valverde via bagni info e foto anna zelli

Vedi :Ex Chiesa e Monastero di Valverde

Ex chiesa Valverde, e Monastero, detta anche Chiesa dei Giustiziati, è tra via del Pilastro,e la strada Bagni, Viterbo,  via detta anche via della Carogna, la chiesa è sconsacrata, nel 2021 c’è un’officina .Si trova a poca distanza  fuori da porta Faul, fu detta anche chiesa dei Giustiziati, perchè al suo interno ne ricevevano cristiana sepoltura i condannati, questa chiesa era officiata dai monaci dell’Abbazia di Sassovivo di Foligno ai quali si deve nel 1297 anche la torre Sassovivo possente che si eleva sulle mura che seguono, sulla sinistra, l’andamento della collina. Gli stessi monaci in seguito si trasferirono nella poco distante chiesa di Santa Maria della Ginestra posta all’interno delle mura della città. In origine, questa chiesa fu occupata prima dai frati di Valverde, nominati nel 1267, poi, soppresso quell’ordine, passò ai monaci di Sassovivo per donazione di Papa Niccolò IV con Bolla del 20 Giugno 1291. La chiesa, dal 1585 al 1866, fu destinata alla sepoltura dei giustiziati a morte, in precedenza e fino al 1584, venivano sepolti nella Chiesa di santa Lucia fuori Porta Fiorentina. Nelle Regole del 1843, della Confraternita di san Giovanni Decollato si prescrive che i capestri, con i quali venivano uccisi i condannati, dovevano essere conservati in una cassa e che dovevano essere bruciati nel giorno della Festa della Decollazione di san Giovanni Battista. Alla fine di Settembre 1855, a causa del colera che aveva colpito pesantemente la città, la chiesa fu destinata a ricovero dei cadaveri. La Confraternita fu sciolta a seguito di un decreto luogotenenziale che riunì tutte le confraternite nel 1916, prevedendo la loro soppressione La chiesa è stata profanata e adibita a stalla, ad officina, a laboratorio di gommista, a laboratorio di scultura.  Dallo storico Signorelli si apprende che i decapitati erano accompagnati dalla Confraternita della Misericordia, che li prendeva in custodia fin dalla sera prima del giorno della decapitazione, e procurava a mezzo di alcuni zelanti confortatori d’indurli a confessarsi e a comunicarsi, facendo trascorrere loro l’intera notte in orazioni.  Avvenuta la decapitazione, le teste per un’ora rimanevano esposte al pubblico, e le persone era solite bagnare nel sangue dei giustiziati, fazzoletti o pezze che dovevano essere un amuleto di protezione contro la morte violenta. I cadaveri poi, venivano condotti in processione per essere poi seppelliti nella chiesa di Santa Maria di Valverde detta volgarmente la chiesa dei giustiziati. Se poi qualcuno moriva impenitente, la compagnia della Misericordia lo abbandonava, e la polizia si prendeva cura che i resti mortali fossero sepolti nel cortile delle carceri. Prima dell’esecuzione capitale venivano raccolte dalla Confraternita somme di danaro che servivano per celebrare le messe in suffragio dei condannati ed i vestiti di quest’ultimi venivano presi dalla Confraternita medesima. Poi per Santa Maria in Valverde iniziò un irreversibile processo di abbandono e di decadenza. La Chiesa ed ambienti annessi rimasero nella proprietà di Sassovivo fino al XVI secolo, in seguito vennero concessi alla Confraternita della Misericodia che li utilizzò come cimitero dei condannati a morte. La “Chiesa dei Giustiziati”, questo il nome attribuitole dai viterbesi, non poté sottrarsi al suo macabro destino e nel 1855 vi furono deposti i corpi delle vittime di una terribile epidemia di colera. Nel ‘900, poi, fu adattata a stalla e quindi a magazzino. Oggi, appena usciti da porta Faul, isolato tra via del Pilastro e la Tangenziale Ovest, è ancora visibile quel che resta dell’antico edificio, in parte utilizzato come officina. Nessuna indicazione, neppure una piccola targa, ricorda come quel luogo, oggi così anonimo, fosse stato abitato nel Duecento da un pugno di ferventi frati giunti dalla lontana Marsiglia per difendere il papato dalla minaccia eretica. (Rielaborazione dal testo di Ser Marcus de Montfort)

Ex Chiesa Santa Maria della Ginestra

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Ex Chiesa di Santa Maria della Ginestra,Chiesa di Santa Maria della Ginestra, poi ex Chiesa San Giovanni Decollato, all'interno delle mura, altezza porta Faul, Viterbo, detta anche Lazzaretto, che apparteneva al Monastero di Farfa, ed era sotto la giurisdizione della ex Chiesa di Santa Maria della Cella che era sulla via San Clemente, e di cui oggi sopravvive solo il campanile, La Chiesa della Ginestra fu assegnata a Farfa, poi al Comune di Viterbo e poi ai Sassovivo di Foligno. I monaci benedettini di Sassovivo sotto la guida dell’abate Angelo ebbero in dono un terreno che andava da Porta Bove fino a Valle Faul, con la condizione di demolire la Chiesa di Santa Maria di Valverde, che era di fronte a porta Faul, dove oggi c’è un gommista (anno 2021), e l’annesso monastero. Quindi, l’abate Angelo dei Benedettini di Sassovivo, in un primo momento,pensò di edificare il monastero per i suoi monaci nei pressi della Chiesa di santa Maria di Valverde, I due unici monaci che erano rimasti nel convento di Santa Maria di Valverde, interpellati dall’abate Angelo, passarono sotto la sua giurisdizione, accettando di dipendere da lui, Anche perché nel 1274, per decreto del Concilio di Lione, era stata decretata la soppressione del Monastero di Santa Maria di Valverde. Successivamente, Papa Niccolò IV, con una bolla del 20 giugno 1292, impose all’abate Angelo di versare una somma per le spese in Terra Santa, ed in seguito sempre l’Abate Angelo stipulò un contratto con il Comune di Viterbo, ed ottenne la somma per edificare parte delle mura di valle Faul e la Torre detta Sassovivo L’Abate, ottenne quindi, l’autorizzazione dal Pontefice Niccolò IV; ma, sopravvenuta la morte del Papa il 14 aprile 1292, fu il Vescovo di Viterbo Pietro Capocci a rendere esecutiva la Bolla il 2 marzo 1293. Preso possesso del fatiscente convento di Valverde, i monaci iniziarono la costruzione di un fabbricato che avesse l’aspetto e tutte le comodità di un monastero Benedettino; ma, purtroppo la grandiosa opera progettata doveva rivelarsi impossibile, i frati di Sassovivo, lasciarono la Chiesa di Valverde, perché una costruzione di quel genere, appoggiata fuori delle mura della città, in caso di guerra poteva essere usata come fortilizio dai nemici. Magistrati e popolo infatti, si opposero alla costruzione del nuovo monastero in Valverde. L’abate Angelo, allora, pose l’occhio sulla vicina chiesa di S. Maria della Ginestra, che, situata entro le mura della città e circondata da ampio terreno fabbricabile, offriva maggiori garanzie di sicurezza e comodità per i monaci e fece iniziare la costruzione del monastero, dopo aver rafforzato le mura della città, che proteggevano quella zona ed alzata la Torre della Ginestra, che era anche una torre campaniaria otre che a difesa della Città. Nel 1297, i monaci aprirono sulle mura della nuova Chiesa chiamata Sassovivo,  feritoie e finestre e da qui ne nacque una diatriba con in Comune di Viterbo, il quale chiese al priore del tempo, tale Benvenuto, di chiudere le finestre e di alzare la torre che era più bassa rispetto a quanto precedentemente pattuito. Venne quindi alzata la Torre del Monastero di Sassovivo, in data 1297, e sul lato verso Valle Faul venne messa in bassorilievo la grande croce greca, ed una lapide in latino, che tradotta ; “Nel nome di Dio Amen, nell’anno del Signore 1297, l’abate Angelo, padre venerabile del monastero di Sassovivo, fece costruire questa torre a servizio del monastero e a difesa della Città.” La croce e l’epigrafe furono danneggiate da colpi di proiettile. La torre nella seconda metà del XV secolo, più precisamente nelle Riforme in data 19 Dicembre 1485, è menzionata  con il nome di Torre della Croce, la croce è quella dell’epigrafe. La Chiesa di Valverde, rimase comunque dei frati di Sassovivo, con destinazioni successive diverse 8era dove oggi, fuori porta Faul a destra c’è un gommista) . La torre è stata restaurata nel 1997.

Ex Chiesa San Giovanni Decollato

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Ex Chiesa San Giovanni Decollato o ex Chiesa Santa Maria della Ginestra o Lazzaretto, Viterbo, centro storico, è tra via San Giovanni Decollato e via del Lazzaretto, vie che mettono in comunicazione valle Faul con il quartiere di San Faustino, la chiesa oggi è sconsacrata  e si trova su una piccola collina di fronte a quello che un tempo era il Mattatoio, ci sono anche un giardino ed una fontana in peperino, in tempi recenti è stata adibita a pizzeria, la pizzeria, e meno male è stata chiusa nel 2015. La via San Giovanni Decollato un tempo era il tracciato di una antica via di origine etrusca che oggi da Porta Faul sale al colle della Trinità. La facciata è estremamente semplice, l’interno è a croce latina e presenta colonne in peperino, sono visibili i resti dei 3 altari, tutti gli arredi oggi sono custoditi nella Chiesa di San Faustino e Giovita, tra questi, tele, calici ed un crocifisso ligneo. All’interno della chiesa sono ancora presenti tre altari, ricordati già nel 1468. Sull’altare maggiore si trovava un quadro con la Decollazione di San Giovanni Battista opera di Anton Angelo Bonifazi. Sull’altare a sinistra era il quadro raffigurante la Madonna sul sepolcro e l’angelo della passione, opera di Ludovico Mazzanti. Sull’altare di destra era un Crocifisso ligneo descritto da Feliciano Bussi sulla sua storia di Viterbo. Tali opere oggi sono conservate nella chiesa dei Santissimi. Faustino e Giovita. La facciata si presenta con un impianto semplice a capanna, un portale centrale e i due portali minori in asse con le cappelle laterali. Un grande finestrone si apre perpendicolare sopra al portale centrale. Sulla sinistra della facciata è posto il campanile a vela: nel 1582 si ha notizia di una campana della Abbazia di S. Martino venduta alla chiesa. In origine il nome di questa chiesa era di Santa Maria della Ginestra e risale al XIII secolo, solo più tardi assumerà il nome di San Giovanni Decollato. La si conosce anche con il nome di Lazzaretto, perché ospitò i malati delle tante epidemie che colpirono la città, come il tifo, il vaiolo, la peste, la spagnola. Questa chiesa ai tempi dell’assedio dell’Imperatore Federico II, nel 1243, insieme al convento controllava tutta la zona di valle Faul, e quindi aveva anche una funzione strategica militare, ed infatti fu l’Imperatore Federico II che realizzò le due piazzole esterne  per posizionarvi le catapulte e con queste colpire Viterbo, che a quel tempo da porta Faul a porta Bove era sprovvista di mura. Questa chiesa era di proprietà dei monaci dell’abbazia di Sassovivo, in provincia di Perugia, i quali la diedero in enfiteusi ai frati francescani.(L'enfitèusi è il diritto reale di godimento su un fondo di proprietà altrui, generalmente agricolo; l’enfiteuta ha la facoltà di godimento pieno sul fondo stesso, ma per contro deve migliorarlo e pagare al proprietario un canone annuo in denaro o in derrate.) Nel 1524 Viterbo viene colpita dalla peste, i malati sono tantissimi, ed allora i Priori decisero di  mandare via i frati e di requisire questa chiesa per adibirla a Lazzaretto. L’epidemia durò 5 anni, ma i frati che erano stati sfrattati furono però cacciati definitivamente forse perché non furono del tutto rispettosi, durante quel periodo,  della regola di San Francesco. Poi nel 1855, ci fu un’altra epidemia a Viterbo, il colera, e la chiesa venne di nuovo adibita a lazzaretto e gestita dal Comune di Viterbo. Successivamente gli ambienti di San Giovanni Decollato, vennero adibiti a magazzino comunale, a sede della banda comunale, a garage dei mezzi della nettezza urbana ed infine a pizzeria. Attualmente è chiusa e non visitabile, come la maggior parte dei siti di interesse turistico e che si trovano nel centro storico di Viterbo, purtroppo e molti di questi sono in condizioni miserrime. (anno 2021). Storia della Chiesa :  Nel 1262 papa Urbano IV confermò al monastero di Farfa il possesso della chiesa di Santa Maria della Ginestra. Nel 1280 la parrocchia di Santa Maria della Ginestra, che si estendeva da porta Bove all’Ospedale di Santo Spirito nella valle di Faul, (dove oggi si vede il rudere della Chiesa di Santa Croce), passò nel 1293, per concessione del vescovo di Viterbo, ai Benedettini del monastero di Sassovivo, a cui fu data la facoltà di costruirvi un convento. La chiesa entrò nella giurisdizione della chiesa di Santa Maria di Valverde, fuori porta Faul, oggi sconsacrata, e nel 2021 i locali adibiti ad attività di gommista.. A partire dal 1450 la chiesa passò ai frati del Terzo ordine Francescano. Un inventario dei beni risalente al 1468 ricorda che all’interno del complesso si trovavano una sacrestia, l’oratorio, una tavola con la Madonna, una statua di gesso, la cucina, il tinello e l’oliario. Subentrarono, nel 1520, al terzo ordine Francescano sino al 1553 i Minori Osservanti, poi fu la volta della Confraternita della Pietà, quindi della Misericordia o di San Giovanni Decollato. Dal 1525, fino al 1527 la chiesa fu ridotta a lazzaretto per lo scoppio della peste nel 1524. Nel 1530 furono allontanati i frati francescani perché, secondo il Signorelli, “malviventi viene richiesta da altri frati e si fanno voti che ve se ne pongano beneviventi senza però cedere loro la chiesa”. Nel 1542 erano responsabili della chiesa due rettori laici. Nel 1549 la Confraternita della Pietà si unì a quella della Misericordia: le due confraternite sono ricordate nella chiesa ancora nel 1553. Dal 1613 quella della Misericordia assunse il nome di Confraternita di San Giovanni Decollato, che ben presto impose anche alla chiesa il nome del proprio patrono. Papa Paolo V, il 21 Luglio 1611, concesse alla Confraternita, il privilegio di liberare ogni anno un condannato a morte nella ricorrenza di San Giovanni Decollato, facoltà che fu esercitata fino al 1643. Nel 1612 viene citata, tra i beni della chiesa, una piccola effige raffigurante la Decollazione di San Giovanni Decollato e una immagine “antiqua”. Nel 1855, a causa di un epidemia di colera il Comune riutilizza la chiesa a Lazzaretto Nel 1875 la chiesa passò di proprietà allo Stato Italiano, e da allora venne abbandonata. Ai primi del ‘900 il parroco della chiesa dei Santissimi Faustino e Giovita, don Oreste Guerrini, salvò vari oggetti in essa conservati. Successivamente fu destinato a magazzino comunale, poi a sede della Banda musicale di Viterbo e, tra il 1970 e il 1980 divenne garage della nettezza urbana del Comune. Sul finire degli anni ‘80 la Cooperativa Centro Arte e Restauro “Andrea Scriattoli” stipulò un contratto col Comune, in cui era previsto il completo restauro dell’edificio in cambio della concessione in affitto dell’intero complesso. Successivamente la chiesa fu trasformata nel Ristorante Pizzeria il Lazzaretto che nel novembre 2015 cessa l’attività

Ex Chiesa Santa Croce in Valle

ex chiesa santa croce in valle valle faul via faul info e foto anna zelli

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Ex Chiesa Santa Croce in Valle , in precedenza chiamata Chiesa di Santo Spirito, con annesso Ospedale Santo Spirito gestito al’inizio dall’Ordine degli Speziali, e un Cimitero, dove venivano sepolti anche i deceduti di altri ospedali,  è a Valle Faul Viterbo, una volta chiamata anche valle del Tignoso, oggi, nel 2021, è ridotta ad un rudere, sono crollati il tetto e parte delle mura perimetrali. Spicca ancora il campanile di forma triangolare, anche questo ridotto in condizioni precarie. In questa zona fin dal 1206 viene ricordata la presenza dell’Ospedale di Santo Spirito, che fu ancora attivo tra il 1275 e il 1276, ed un ospizio per i trovatelli, sembra anche che questa chiesa avesse un chiostro presente tra il 1357 ed il 1436. Questa chiesa assunse il nome di Santa Croce nel 1400, quando i padri dell’Ordine dei Crociferi ne assunsero il possesso.  Lo storico Signorelli, colloca i frati Crociferi tra il 1436 e il 1473, che probabilmente gestivano anche l’Ospedale di Santo  Spirito. Sembra che nel 1489  il complesso passò dall’Ordine dei Crociferi alla Confraternita della Misericordia o della Pietà. Questa Confraternita istituita nel 1479, aveva il fine di assistere e confortare i condannati a morte, accompagnarli nell’esecuzione e seppellirli. Nel 1490 in uno statuto del Comune di Viterbo si stabiliva di dare un sussidio a questo Ospedale, che evidentemente aveva assunto una certa importanza per la Città di Viterbo. Un tempo sullo stipite della porta era indicata la data del restauro avvenuto nel 1530, c’era anche, un architrave ornato dalle teste del Salvatore e degli Apostoli e dall’Angelo con la spada, oggi questo insieme è al Museo Civico. Il soffitto era ornato da rose intrecciate e riquadri,  nel 1363 fu realizzato un tabernacolo in argento dove era dipinto lo Spirito Santo. La chiesa ha un corpo irregolare, in basso si possono notare dei piccoli archi tondi e mozzi, probabilmente facenti parte di un portico, che per la sovraelevazione della strada probabilmente è interrato. Nel 1538, infatti il piano stradale venne rialzato probabilmente per avere una maggiore protezione dall’umidità, dal momento che qui vi scorreva il fiume Urciorno e che spesso in occasione di forti piogge inondava la zona. Nel 1531 la chiesa venne abbandonata dall’Ordine dei Crociferi, e anche la Confraternita della Misericordia si trasferì sul lato opposto della valle alla Chiesa di Santa Maria della Ginestra. L’Ospedale venne incorporato agli altri ospedali di Viterbo, e nel 1538 si deliberò di ampliare l’Ospedale esistente che probabilmente doveva occupare parte della chiesa. Nel 1539, venne quindi aperto l’Ospedale della Misericordia detto anche Spedale Maggiore del Comune. Nel 1541, venne demolito l’arco della Chiesa di Santa Maria Maddalena, oggi sconsacrata e che è sulla stessa direzione attraversando via Faul, venne anche concesso un terreno nel quale si impiantò un Cimitero dove venivano sepolte le persone che morivano in ospedale.Nel 1545 il Vescovo Nicolò Ridolfi ordinò di chiudere l’Ospedale in quanto era divenuto pericoloso per le infezioni. Nel 1585 la parte dell’Ospedale vecchio venne data in concessione all’Arte della Seta e fu adibito a magazzino. Nei pressi di questa chiesa un tempo c’era la colonna di Ser Monaldo che ora si trova a piazza Martiri d’Ungheria.(mia nota: non si capisce perchè un bene tanto importante sia ridotto in questo stato)

Ex Chiesa Santa Maria Maddalena

ex chiesa santa maria maddalena via faul viterbo centro info foto anna zelli

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Ex Chiesa Santa Maria Maddalena, via Faul, Viterbo, centro storico, la si vede di fronte venendo da via della Pescheria,e dirigendosi verso valle Faul, nel punto di incrocio tra via Valle Piatta e via Sant’Antonio, Sul lato opposto della chiesa c’è un parcheggio, la piazzetta si chiama Largo Cavalieri Costantiniani. La Chiesa è sconsacrata ed in stato di abbandono anno 2021, ha un campanile a vela senza campana. La facciata è molto semplice, ha un rosone tondo, il portale in peperino con la scritta sull’architrave Caste ad Deum adeunto. L’interno è spoglio vi era solo una scritta in latino su una lapide di marmo che tradotta recita : Questa Confraternita dei Disciplinati di santa Maria Maddalena di Viterbo, ebbe origine nell’anno 1345, costruì e completò a proprie spese la Chiesa di santa Maria dell’Edera ed è aggregata alla venerabile Arciconfraternita del santo Sudario di nostro Signore Gesù Cristo di Roma. Anno del Signore 1619.(l’anno di fondazione è errato in realtà fu fondata nel 1315 come riferisce lo storico Egidi).  Sulla facciata di un palazzetto di fronte alla chiesa vi è una bella edicola sacra, una Madonna con Bambino. Lo storico Signorelli attesta che la Chiesa di Santa Maria Maddalena era già nota nel 1163 e che aveva annesso anche un ospedale, il complesso era di proprietà del Monastero Benedettino di San Salvatore sul Monte Amiata, e ci dice anche che nel 1160 per la costruzione dell’Ospedale ci fu la vendita di un terreno che si trovava in Contrada Filello, che si estendeva dal bivio di via Chigi con via Sant’Antonio fino a declinare verso la valle Faul ed il torrente Urciornio, questo terreno fu acquistato da un prete Canonico che voleva erigere sia la Chiesa che l’Ospedale, e ricavò il denaro dalle chiese di San Giovanni in Sonza e di San Marco. Lo storico Egidi ci racconta che questo appezzamento di terra era sotto il giardino Chigi, dove si trova, anche oggi il muraglione residuo di una antica cinta muraria e che sostiene la via di Sant’Antonio e la via di San Clemente. Sempre secondo gli studi dell’Egidi, la porta di ingresso della chiesa era di fronte all’Ospedale, e c’era un arco che collegava le due costruzioni con una sovrastante camera. Tre anni dopo prete Leonardo, preposto alla chiesa e all’ospedale creò una associazione sostenuta da laici in nome di Dio della Vergine di Santa Maddalena e San Colocio  che aveva come finalità il mutuo soccorso per l’amministrazione della Chiesa e del’Ospedale. Nel 1198, Papa Innocenzo III confermò i diritti su questa Chiesa al Monastero di San Salvatore sul Monte Amiata, ma il Vescovo di allora, di Viterbo, inizio una lite perché pretendeva il possesso della Chiesa di Santa Maddalena. Nel 1251 venne edificato un ponte per l’attraversamento del Torrente Urciornio che venne chiamato Ponte di Santa Maria Maddalena. Secondo lo storico Signorelli, la chiesa nel 1482 fu sede della Confraternita dei Disciplinati, proveniente da San Lorenzo, che poi si chiamò Confraternita di Santa Maria Maddalena, i fratelli avevano il fine di far ravvedere le persone che avevano smarrito la retta via. Sembra che nel 1511 la chiesa avesse anche un Chiostro, e nel 1525 venne ridotta a Lazzaretto. Nel 1541 venne abbattuto l’arco che collegava la chiesa all’ospedale, arco che sopra, aveva una camera. Nel 1567, a causa di un incendio che distrusse quasi completamente la chiesa, si diede l’avvio alla sua ricostruzione e in quell’occasione venne ampliata di un terzo, includendo anche un orto. Nel 1577 la Confraternita dei Disciplinati si unì a quella del Gonfalone di Roma. Nel 1591 Francesco Chigi concesse alla Confraternita il ricasco dell’acqua del suo palazzo sovrastante, ed ancora, nel 1604,venne concessa alla chiesa e da questa alla concia Zazzera, l’acqua proveniente dall’orto dei Chigi. Poi, il 28 Aprile 1619, la Confraternita si aggregò a quella del santo Sudario di nostro Signore di Roma, come da iscrizione nella chiesa.  Un ulteriore restauro, alla chiesa in rovina, venne realizzato nel 1628 ad opera del Comune. Nel 1799 i beni della chiesa vennero ceduti all’Ospedale dei  proietti, e le rimase solo l’orto. Nel 1892 i beni della Confraternita furono trasferiti alla Congregazione della Carità. I quadri che erano all’interno furono trasferiti al palazzo vescovile. La chiesa fu chiusa al culto nel 1927, fu venduta e venne adibita prima a mola ad olio e poi a magazzino di carta straccia; è stata restaurata verso il 1995 ed è di proprietà privata, l’intonacatura delle pareti laterali esterne ha nascosto le antiche pietre della primitiva chiesa. Il 14 Marzo del 2014 ha preso fuoco la sagrestia. (bibliografia : Mauro Galeotti)

Ex Chiesa Santa Maria della Palomba

ex chiesa santa maria sella palomba porta di valle valle faul viterbo info e foto

vedi: ex Chiesa Santa Maria della Palomba

Ex Chiesa di santa Maria della Palomba , era a valle Faul,  nei pressi di porta di Valle, era sul lato sinistro, guardando la porta da valle Faul, Viterbo centro storico, oggi sono visibili solo dei ruderi inglobati nelle mura di cinta accanto alla porta di Valle, sul lato esterno si nota ciò che rimane dell’originario abside distrutto dai bombardamenti. Su via Sant’Antonio si apre il vano della navata, ormai scoperchiato, nel 1920 da foto dello storico Scriattoli erano ancora visibili delle pitture. Qui vi era la sede di una delle più antiche fondazioni ecclesiastiche di Viterbo. Probabilmente questa chiesa era già esistente tra l’VIII ed il IX secolo ed era collocata sotto il castello di Viterbo. Da antichi documenti risalenti al XIII secolo, sembra che qui oltre alla chiesa vi fosse anche un ospedale, attestante attività caritatevoli. Probabilmente questa collegiata venne soppressa intorno al 1341 o prima, in quanto vi presero posto delle monache Benedettine, vi era anche un chiostro che i documenti datano al 1390. Il posto all’epoca per la presenza del fiume Urciorno che spesso straripava non era certamente sicuro. Poi nel 1464 le monache dovettero rinunciare al monastero e ogni loro diritto passò alla Chiesa di San Lorenzo. Nel 1503 vi si insediarono i Gesuiti, Papa Giulio II concesse loro il monastero, la chiesa e tutte le pertinenze. In seguito, i gesuiti presero in affitto l’Ospedale di Santo Stefano in Valle. Riuscirono così ad accumulare soldi e benefici per il restauro della chiesa e del convento cui partecipò nel 1514 anche il Comune di Viterbo. Successivamente vennero fatti i lavori per l’edificazione di un dormitorio, di alcune celle, di un refettorio, di un ospizio,di una cucina e di una dispensa. Vi era anche un grande chiostro e alla fine del seicento anche una cappella. Nel 1668 la bolla di Papa Clemente IX soppresse l’ordine dei Gesuiti, nel 1768 il complesso venne acquistato da un privato e subì la sua successiva demolizione e smantellamento e poi nel XVIII secolo la chiesa era già in stato di abbandono.  Durante la Rivoluzione Francese venne adibita a caserma. Nel 1860 la chiesa venne sconsacrata. Il resto lo fecero i bombardamenti, durante la Seconda Guerra Mondiale.

Chiese scomparse a Valle Faul, Viterbo, vi erano la Chiesa di San Leonardo in Valle, la chiesa di Santo Stefano in Valle, e la Chiesa di San Giovanni in Valle, scomparse del tutto, non ci sono nemmeno più gli edifici.

Mura di cinta zona via S. G. Decollato

mura a via del pilastro zona valle faul e via san giovanni decollato info foto anna zelli

Vedi: via San Giovani Decollato

Mura di cinta, via del Pilastro, zona valle Faul e via San Giovanni Decollato, Viterbo, presso ex Chiesa Santa Maria della Ginestra, oggi ex Chiesa San Giovanni Decollato, Viterbo, queste mura probabilmente facevano parte dell’area di pertinenza della chiesa. In questa zona, racconta il cronista Anzillotto, nel 1243, i viterbesi fecero dei fossi, e vi posero delle macchine, dette buffe,per lanciare pietre o lance a grande distanza nella lotta contro l’invasore, l’Imperatore Federico II. Inoltre le milizie  viterbesi stavano anche all’interno dei cunicoli che si trovavano sotto le mura e sotto le carbonaie, le carbonaie, o carbonara, erano dei fossati che anticamente si scavavano a ridosso della cinta muraria, a scopo difensivo, venivano riempite di materiale combustibile per darvi fuoco in caso di attacco nemico. Nel 1243, la Chiesa di Santa Maria della Ginestra era considerata extra Viterbium, perché a quel tempo la zona che oggi va da porta Faul a porta Bove era sprovvista di mura. Il tratto di queste mura fu completato nel 1268. L’antico muro di contenimento del terreno nella Valle di Faul, che oggi è oggetto dello sbancamento, risulta già esistente in un’incisione di Tarquinio Ligustri del 1596 e nella planivolumetria di Pierre Mortier del 1680.

Torre Sassovivo

torre sassovivo tra valle faul e via del pilastro centro storico

Vedi Torre Sassovivo

Torre Sassovivo, o Torre della Ginestra, o Torre, della Croce, via del Pilastro detta in antico strada della Carogna, e valle Faul, Viterbo,  : la Torre si affaccia su via del Pilastro, qui un tempo vi era la Chiesa di Santa Maria della Ginestra, detta anche Lazzaretto, che apparteneva al Monastero di Farfa, ed era sotto la giurisdizione della ex Chiesa di Santa Maria della Cella che era sulla via San Clemente, e di cui oggi sopravvive solo il campanile, La Chiesa della Ginestra fu assegnata a Farfa, poi al Comune di Viterbo e poi ai Sassovivo di Foligno. I monaci benedettini di Sassovivo sotto la guida dell’abate Angelo ebbero in dono un terreno che andava da Porta Bove fino a Valle Faul, con la condizione di demolire la Chiesa di Santa Maria di Valverde, che era di fronte a porta Faul, dove oggi c’è un gommista (anno 2021), e l’annesso monastero. Quindi, l’abate Angelo dei Benedettini di Sassovivo, in un primo momento,pensò di edificare il monastero per i suoi monaci nei pressi della Chiesa di santa Maria di Valverde, I due unici monaci che erano rimasti nel convento di Santa Maria di Valverde, interpellati dall’abate Angelo, passarono sotto la sua giurisdizione, accettando di dipendere da lui, Anche perché nel 1274, per decreto del Concilio di Lione, era stata decretata la soppressione del Monastero di Santa Maria di Valverde. Successivamente, Papa Niccolò IV, con una bolla del 20 giugno 1292, impose all’abate Angelo di versare una somma per le spese in Terra Santa, ed in seguito sempre l’Abate Angelo stipulò un contratto con il Comune di Viterbo, ed ottenne la somma per edificare parte delle mura di valle Faul e la Torre detta Sassovivo L’Abate, ottenne quindi, l’autorizzazione dal Pontefice Niccolò IV; ma, sopravvenuta la morte del Papa il 14 aprile 1292, fu il Vescovo di Viterbo Pietro Capocci a rendere esecutiva la Bolla il 2 marzo 1293. Preso possesso del fatiscente convento di Valverde, i monaci iniziarono la costruzione di un fabbricato che avesse l’aspetto e tutte le comodità di un monastero Benedettino; ma, purtroppo la grandiosa opera progettata doveva rivelarsi impossibile, i frati di Sassovivo, lasciarono la Chiesa di Valverde, perché una costruzione di quel genere, appoggiata fuori delle mura della città, in caso di guerra poteva essere usata come fortilizio dai nemici. Magistrati e popolo infatti, si opposero alla costruzione del nuovo monastero in Valverde. L’abate Angelo, allora, pose l’occhio sulla vicina chiesa di S. Maria della Ginestra, che, situata entro le mura della città e circondata da ampio terreno fabbricabile, offriva maggiori garanzie di sicurezza e comodità per i monaci e fece iniziare la costruzione del monastero, dopo aver rafforzato le mura della città, che proteggevano quella zona ed alzata la Torre della Ginestra, che era anche una torre campaniaria otre che a difesa della Città. Nel 1297, i monaci aprirono sulle mura della nuova Chiesa chiamata Sassovivo,  feritoie e finestre e da qui ne nacque una diatriba con in Comune di Viterbo, il quale chiese al priore del tempo, tale Benvenuto, di chiudere le finestre e di alzare la torre che era più bassa rispetto a quanto precedentemente pattuito. Venne quindi alzata la Torre del Monastero di Sassovivo, in data 1297, e sul lato verso Valle Faul venne messa in bassorilievo la grande croce greca, ed una lapide in latino, che tradotta ; “Nel nome di Dio Amen, nell’anno del Signore 1297, l’abate Angelo, padre venerabile del monastero di Sassovivo, fece costruire questa torre a servizio del monastero e a difesa della Città.” La croce e l’epigrafe furono danneggiate da colpi di proiettile. La torre nella seconda metà del XV secolo, più precisamente nelle Riforme in data 19 Dicembre 1485, è menzionata  con il nome di Torre della Croce, la croce è quella dell’epigrafe. La Chiesa di Valverde, rimase comunque dei frati di Sassovivo, con destinazioni successive diverse 8era dove oggi, fuori porta Faul a destra c’è un gommista) . La torre è stata restaurata nel 1997.

Palazzo Papale o dei Papi

palazzo dei papi o papale centro info e foto anna zelli

Vedi: Palazzo Papale o dei Papi

Palazzo Papale, piazza San Lorenzo Viterbo, visibile da valle Faul e da via San Giovanni Decollato, è sul lato opposto del colle della Trinità, zona nota come San Faustino. vedi le informazioni storiche e le fotografie a : Palazzo Papale o dei Papi

Porta Bove

porta bove viterbo centro info e foto anna zelli


 

 

 


 

Vedi: Porta Bove

Porta e Torre Bove, o anche porta Bonaventura,oltre ad essere una porta è anche una torre,  Viterbo, si trova alle spalle del complesso della Chiesa della Santissima Trinità, è inserita all'intero delle mura di Viterbo e dentro il giardino della Chiesa e pertanto non è visitabile, si trova su un piano più alto rispetto al piano stradale. Un tempo questa porta era aperta e consentiva di andare verso la zona del Riello, poi per la perdita di importanza venne chiusa, essendo la strada ridotta ad un viottolo di campagna.  Alcuni storici collocano la costruzione di questa porta al 1215, facendone derivare il nome dal senatore di Roma Bavone, che in quell'anno era il podestà di Viterbo, mentre per il Bussi la torre viene datata al 1255 e fa riferimento alla famiglia Bonaventura che ebbero incarichi ci podestà , anche lo storico Orioli sposa la tesi del Bussi, e spiega che il nome BO.VE deriva da Bonaventura.  Mentre per lo Scriattoli, storico del '900, indica il 1215 come la data di costruzione della Torre e giustifica gli stemmi che qui sono presenti dei Papareschi, come coloro che fecero eseguire i lavori di sistemazione e rifinitura della torre stessa. Nel 1215, riferisce lo storico Della Tuccia, che furono anche erette le mura che da porta Bove arrivavano al piano di San Faustino e alla Porticella. All'interno di questa porta, parzialmente interrato, sopra l'arco, vi è una cuspide con scolpiti i nomi dei Papareschi di Roma, e in questo caso del Cardinale Bonaventura che era un discendente di Papa Innocenzo II, e che fu podestà di Viterbo tra il 1255 e il 1256. Vi è anche una lapide in latino che tradotta : "quando fu il 50 e poi il 5 dopo il 1200, il proconsole Bonaventura, nobile dell'Urbe, bella mi fece ed anche più grande, il nome augurale accompagna l'opera, per questo vuole che mi chiami Bonaventura. Colui che mi costruì ed il podestà che mi adornò, possa egli vivere in eterno con la gente che abita Viterbo". Fu come già detto sopra chiamata anche Bove, Bovo, o Bovone, sempra in riferimento ad Oddone di Bovo, un romano, che fu anche lui podestà di Viterbo nel 1215 anno della costruzione della porta, mentre il Bonaventura fu colui che la restaurò, decorandola ed inserendo il suo stemma, quello dei Papareschi, che circondano la lapide. Sopra la torre, in alto, ci sono altri stemmi due per ogni fianco. Vi è anche un'altra lapide inserita nella cinta muraria che tradotta dice . "Nell'anno 1290 il podestà Rinaldo al pari di Ettore, valente soldato che la palatina stirpe dei Brumfort vanta, fece fondare queste mura di Viterbo, costruite nel nome del verbo, altre mura edificare ed altre per uguale ragione riparare. Le sue onorate armi, insegne da Re, sono qui sottoposte agli stemmi del Sommo Pontefice. Dunque, lettore, circondata da salde mura, sono io città di Viterbo. mi accompagna la protezione del Verbo, decisa a seguire le sorti del Papa Niccolò IV. " Prospero fece scrivere questa lapide, e scrisse anche i versi della lapide di Porta Sonsa. Forse era uno che nel 1301. fu uno dei personaggi degli Otto del Popolo della Comunità di Viterbo. Nel 1354, la torre venne occupata dalle milizie vaticane ad opera del viterbese Giovanni Moscio. Nel 1404 i residenti di San Faustino si riunirono per la concessione dei terreni prossimi a Porta Bove ai frati Agostiniani e al Convento della Santissima Trinità. Nel 1457 Giacomo Almadiani e Nofrio edificarono una torricella restaurare la torre Bove ed edificare i merli.La porta è chiusa.(anno 2021).

Mura dalla Torre Bove fino alla Torre Sassovivo, secondo lo storico Della Tuccia furono edificate nel 1215 e il successivo tratto fino a  porta Faul nel 1257.

Porta Faul

Vedi: porta Faul

Porta Faul o Farnesiana, Viterbo, chiamata anche porta Farnesiana, la attuale porta porta Faul venne aperta in sostituzione della vicina porta di Valle nell'anno 1568, si apre alla base di un'antica torre la cui parte superiore è stata demolita e il progetto della porta Faul fu attribuito al Vignola. Il grande architetto lavorava per la casa Farnese e lo stemma con i gigli dei Farnese è visibile in alto fiancheggiato da quelli del comune e del vice legato pontificio, lo stemma di un certo Ansoino Polo che era un vice legato. In onore dei Farnese originariamente la porta prese il nome di Farnesiana. Infatti sembra che Jacopo Barozzi da Vignola, allora alle dipendenze del cardinale Farnese e occupato alla edificazione del palazzo a Caprarola forse possa aver ideato la porta. A poca distanza da porta Faul si trova la chiesa di Santa Maria in Valverde, poi conosciuta come chiesa dei Giustiziati, che al suo interno ne ricevevano cristiana sepoltura, questa chiesa era officiata dai monaci dell’Abbazia di Sassovivo di Foligno ai quali si deve nel 1297 la torre possente che si eleva sulle mura che seguono, sulla sinistra, l’andamento della collina. Gli stessi monaci in seguito si trasferirono nella poco distante chiesa di Santa Maria della Ginestra posta all’interno della città. Questo era un punto vulnerabile di Viterbo ed infatti subì l’assedio nel 1243, vi è una lapide che cita come il Visconte Gatti fu il costruttore dell’ultimo tratto delle mura di Viterbo, edificato nel 1268.

Porta di Valle o d'Eulali

porta di valle a valle faul viterbo centro storico info e foto anna zelli

Vedi: porta di Valle o d'Eulali

Porta di Valle o d’Eulali, Viterbo, è quasi adiacente a quella di Faul che la sostituì. La porta che anticamente era denominata porta d'Eulali perse di importanza e venne quindi chiusa, è stata riaperta nel 1990. Di fianco alla porta è ancora visibile l'abside dell'ex abbazia della Palomba. Questa antica porta risale al XII secolo, fu riaperta solo nel 1974, aveva un’alta torre inserita a difesa al cui fianco sporge l’abside della chiesa di Santa Maria della Palomba, questa porta venne chiusa nel 1459 e fu più volte danneggiata dalle piene del vicino torrente Urcionio. Poi venne de finitamente abbandonata e murata nel 1568 quando al suo posto fu edificata la vicina porta Faul. A sinistra si nota un’alta torre fatta erigere dal podestà Corrado di Branca nel 1296, con i proventi delle tasse del porto di Montalto di Castro, è detta della Bella Galana. La tradizione popolare vuole che qui sia stata uccisa la nobildonna viterbese.

Torre della Bella Galliana o del Branca

torre della bella galliana o del branca valle faul info e foto anna zelli

Vedi: Torre Bella Galliana o del Branca

Torre della Bella Galliana, o del Branca a valle Faul del 1295, è posizionata nella parte a Sud della città, vicina alla Porta di Valle, insieme alle alte torri ancora esistenti regala alla città di Viterbo un panorama ancora dall’aspetto medievale. La Torre viene chiamata anche del Branca e venne costruita dal Corrado di Branca Podestà di Viterbo nel 1295. Egli la edificò con i proventi doganali del porto di Montalto tributaria di Viterbo. Alla Torre è legata la Storia della bella Galliana narrata da Lanzillotto cronista viterbese del XIII sec., secondo cui a Viterbo viveva una bellissima ragazza chiamata Galliana la bella. Data la sua bellezza, i giovani venivano da diversi paesi per poterla ammirare. Un giorno Giovanni di Vico, discendente di una famiglia prefettizia di Roma venne nella Tuscia e la vide uscire dalla chiesa di San Silvestro e lei non lo degnò neanche di uno sguardo. Così Giovanni tento di rapire la giovane in una notte ma un fulmine colpì una campana, i cittadini accorsero e impedirono al giovane di rapire la bella fanciulla. Passò del tempo e Giovanni radunò un esercito e assedio Viterbo chiedendo la giovane in sposa, il popolo si rifiutò e combatté ferocemente fino a ferire Giovanni. Egli promise a quel punto di ritirarsi  a patto che gli mostrassero Galliana. Il giorno successivo Galliana si affacciò da una finestra della Torre, così venne colpita da una freccia dei soldati di Giovanni e morì. La reazione dei viterbesi fu durissima e anche Giovanni morì in quello scontro. Così la  Torre prese il nome della Bella Galliana.  La Torre a pianta quadrata, si presenta in buono stato di conservazione, al centro della torre è possibile vedere la finestra da cui si narra che si affacciò la bella Galliana. Sulla sommità della Torre vi è una pietra rettangolare con a sinistra un martello, al centro due bande ondate e a destra le chiavi papali. Nel mezzo della facciata vi è, in una cornice quadrata, una apertura rotonda che forse conteneva una iscrizione o un bassorilievo.  Subito sotto troviamo l’epigrafe con la scritta in gotico antico: in nomine domini amen. In nomine Domini amen anno Dni MCC. nonagesimo VI nobilis vir dominus Conradi de Branca civis  eugubinus, potestà  civitatis viterbii felici suo regimine civitatis deoratus honore, hanc turrim fecit edificari de redditu centum cinquaginta librarum papalinorum , que castrum monti alti provenientem a parte portus pertinente ad comune viterbii tenetur eidem communi solvere annuatim Deo gratias . (Nel nome del Signore. Amen. Nell’anno del Signore 1296 il nobile uomo Corrado del Branca, cittadino di Gubbio, podestà della città di Viterbo onorato per il suo felice governo, fece edificare questa torre con il provento  di 150 libbre paparine, che il castello di Montalto, la terza parte del porto spetta al Comune di Viterbo, è tenuto a pagare annualmente al medesimo Comune. Rendiamo grazie a Dio) . Risale al 1186 la prima cessione ai viterbesi del terzo del porto di Montalto. Il cronista viterbese Niccolò della Tuccia (sec. XV) fa risalire all’anno 1174 la visione della Bella Galliana.  La Torre è stata restaurata nel 1979 in seguito al crollo dell’arco dovuto al terremoto. Durante i restauri del 1979 dalla Ditta Antonio Ciorba venne rinvenuta l’epigrafe nelle vicinanze poi murata sulla facciata. Sempre durante questi restauri è stata ritrovata una freccia infilata fra i sassi della torre.

Via San Giovanni Decollato Viterbo centro storico

via san giovanni decolato viterbo centro info e foto anna zelli

 Via San Giovanni Decollato, Viterbo, informazioni turistiche e foto Anna Zelli

via san giovanni decollato viterbo centro storico info e foto anna zelli

 Via San Giovanni Decollato, Viterbo, informazioni turistiche e foto Anna Zelli

via san giovanni decollato viterbo centro infornazioni e foto anna zelli

 Via San Giovanni Decollato, Viterbo, informazioni turistiche e foto Anna Zelli

San Giovanni Battista

san giovanni battista viterbo vita opere storia

San Giovanni Battista

Torre Bove ed anche Porta Bove o anche Torre Bonaventura

torre bove o bonaventura viterbo info e foto anna zelli

Torre Bove, o anche Bonaventura, Viterbo centro storico

San Giovanni Decollato opera del Caravaggio Michelangelo Merisi

san giovanni decollato a lui è dedicata una via a viterbo opera di Caravaggio

San Giovanni Decollato

Confraternita S.G. Decollato

confraternita San Giovanni Decollato al santo dedicata una chiesa ed una via a viterbo

Confraternita San G. Decollato o della Misericordia

Da vedere zona via San Giovanni Decollato e zona Valle Faul Viterbo centro storico

chiesa della santissima trinità piazza della trinità viterbo info e foto anna zelli

convento agostiniani chiesa santissima trinità viterbo info e foto anna zelli

cortile convento degli agostiniani via san giovanni decollato viterbo info e foto anna zelli

Chiesa della Santissima Trinità Convento Agostiniani Cortile Convento Agostiniani

ex chiesa santa maria della ginestra poi san giovanno decollato viterbo info e foto anna zelli

ex chiesa santa croce in valle valle faul via faul info e foto anna zelli

ex chiesa e monastero valverde via bagni info e foto anna zelli

Ex Chiesa Santa Maria della Ginestra Ex Chiesa S. Croce in Valle Ex Chiesa Monastero Valverde

ex chiesa san giovanni decollato ex lazzaretto viterbo info e foto anna zelli

ex chiesa santa maria maddalena via faul viterbo centro info foto anna zelli

ex chiesa santa maria sella palomba porta di valle valle faul viterbo info e foto

Ex Chiesa San Giovanni Decollato Ex Chiesa S. Maria Maddalena Ex Chiesa S. Maria Palomba

torre della bella galliana o del branca valle faul info e foto anna zelli

porta bove viterbo centro info e foto anna zelli

Torre Bella Galliana o Branca Porta Bove o Bonaventura anche Torre Porta Faul

palazzo dei papi o papale centro info e foto anna zelli

torre sassovivo tra valle faul e via del pilastro centro storico

porta di valle a valle faul viterbo centro storico info e foto anna zelli

Palazzo Papale o dei Papi Torre Sassovivo porta di Valle o d'Eulali
torre bove o bonaventura viterbo info e foto anna zelli piazza della trinità viterbo centro storico info e foto anna zelli piazza sant'agostino viterbo centro storico info e foto anna zelli
Torre Bove Piazza della Trinità

Piazza Sant'Agostino

via ss maria liberatrice viterbo centro info e foto anna zelli via santa maria in volturno viterbo centro info e foto anna zelli via san paolo viterbo pressi porta faul info foto anna zelli
Via Santa Maria Liberatrice Via Santa Maria in Volturno Via San Paolo

via del lazzaretto viterbo centro info e foto anna zelli

via ser monaldo viterbo centro storico info e foto anna zelli

via del pilastro viterbo info e foto anna zelli

Via del Lazzaretto Via Ser Monaldo Via del Pilastro

viterbo strada bagni info e foto anna zelli

via sant'antonio viterbo centro storico foto anna zelli

viterbo via san clemente foto anna zelli

Via strada Bagni via Sant'Antonio Via San Clemente

via di valle piatta viterbo centro storico

via chigi viterbo centro storico informazioni turistiche e foto anna zelli

largo cavalieri costantiniani viterbo foto info anna zelli

Via Valle Piatta

Via Chigi Largo Cavalieri Costantiniani

via della pescheria viterbo centro storico info e foto anna zelli

piazzale martiri d'ungheria viterbo info e foto anna zelli

via faul info e foto anna zelli

Via della Pescheria

piazzale Martiri D'Ungheria Via Faul

valle faul viterbo centro storico

via el alamein viterbo centro storico info e foto anna zelli

via san giovanni decolato viterbo centro info e foto anna zelli

Valle Faul

Via El Alamein Via San Giovanni Decollato

Da vedere alla Chiesa Santissima Trinità  piazza della Trinità e dintorni Viterbo

piazza della trinità viterbo centro storico info e foto anna zelli chiesa della santissima trinità piazza della trinità viterbo info e foto anna zelli sant'agostino vita opere storia viterbo
Piazza della Trinità Chiesa della Santissima Trinità Sant'Agostino
ordine degli agostiniani chiesa della santissima trinità info e foto anna zelli chiostro convento chiesa della trinità dei pellegrini viterbo info e foto anna zelli viterbo fontane chiostro santissima trinità info e foto anna zelli
Ordine Agostiniani Viterbo Chiostro Chiesa Santissima Trinità Fontane Chiostro Chiesa Trinità
convento agostiniani chiesa santissima trinità viterbo info e foto anna zelli stemmi chiesa santissima trinità viterbo info e foto anna zelli affreschi chiostro chiesa della santissima trinità dei pellegini viterbo info e foto anna 7
Convento Chiesa Santissima Trinità Stemmi Lapidi chiesa Santissima Trinità Affreschi Chiostro Santissima Trinità
canoanile chiesa della santissima trinità viterbo info e foto anna zelli cupola della chiesa della santissima trinità viterbo info e foto anna zelli loggia al chiostro della chiesa della santissima trinità dei pellegrini info e foto anna zelli
Campanile Chiesa Santissima Trinità Cupola Chiesa della Santissima Trinità Loggia Chiesa della Santissima Trinità
santa maria liberatrice chiesa della santissima trinità viterbo info e foto anna zelli edicola sacra madonna con bambino ingresso convento santissima trinità via san giovanni decollato viterbo info e foto anna zelli via san giovanni decolato viterbo centro info e foto anna zelli
Santa Maria Liberatrice Edicola Sacra Convento Trinità Via San Giovanni Decollato

Mappa Colle della Trinità e dintorni Viterbo centro storico

 Mappa Colle della Trinità, Viterbo centro storico,informazioni turistiche e foto Anna Zelli

Piazza San Faustino Viterbo centro storico info e foto

piazza san faustino viterbo centro storico

piazza San Faustino Viterbo, informazioni e foto a cura di Anna Zelli

Mappe di Viterbo centro storico

mappe vie piazze zone di viterbo centro storico informazioni e fotografie anna zelli

Mappe colli vie piazze zone Viterbo

Vedi Piazze di Viterbo - Vie di Viterbo centro storico

vterbo piazze di viterbo centro storico vie di viterbo centro storico

Piazze di Viterbo centro - Vie di Viterbo centro
informazioni storiche e turistiche foto a cura di Anna Zelli

Viterbo centro storico - Viterbo dintorni

VITERBO INFORMAZIONI TURISTICHE Viterbo dintorni luoghi da vedere
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Viterbo guida centro storico - Viterbo dintorni info e foto a cura di Anna Zelli

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