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SAN FRANCESCO D'ASSISI
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San Francesco D'Assisi, vita opere storia, a lui è dedicata la Basilica di San Francesco alla Rocca a Viterbo, piazza San Francesco. San Francesco d’Assisi e Viterbo, storia, la tradizione racconta che San Francesco fosse a Viterbo nel 1209, mentre era in città papa Innocenzo III; le cronache dell'epoca riportano anche che fosse viterbese il Fra Leone, compagno del Santo che per primo lo seguì ad Assisi. Ed è per questo che nel 1236, appena dieci anni dopo la morte di San Francesco, Papa Gregorio IX pensò di far costruire a Viterbo una Chiesa e un Convento per i frati Minori, donando all'Ordine una vasta area sul colle di Sonsa, presso l'attuale piazza della Rocca. La storia testimonia poi, che già nel 1250 la Chiesa doveva essere stata completata, se la giovane Santa Rosa, vi si recava in processione.

San Francesco, nacque ad Assisi,  nel 1182, era figlio della nobildonna Pica Bourlemont di origine provenzale e di Pietro Bernardone ricco mercante, ammiratore della Francia.Ebbe una buona istruzione imparando a leggere e scrivere non solo in latino, da giovane amava le feste, le riunioni, le passeggiate e la musica. Suo padre possedeva uno dei depositi più ricchi di tessuti della città e Francesco era in grado di spendere molto denaro. Non gli piaceva molto studiare né dedicarsi agli affari, ma possedeva la qualità di non negare un favore o un aiuto a un povero sempre che lo potesse fare. A 20 anni durante la guerra tra Assisi e Perugia, si arruolò ma venne fatto prigioniero. Rimase per un anno in carcere e durante questo periodo iniziò a riflettere sulla sua vita. Tornato libero, continuò a combattere per l’esercito di Assisi. Acquistò una elegante armatura e il migliore dei cavalli, durante il cammino incontrò un militare povero che non aveva né armatura, né cavallo, e Francesco, commosso, gli regalò il suo equipaggiamento. Pertanto, non arrivò mai al campo di battaglia, si ammalò, e durante la malattia udì una voce: “Perché ti dedichi a combattere invece di consacrarti a servire il Capo supremo di tutti?’’ Ritornato in città smise di divertirsi e iniziò a meditare seriamente sul suo futuro. Cambiò totalmente il suo stile di vita, cercando di vivere in povertà come visse Gesù. Vendette tutti i suoi beni per darli ai poveri. Un giorno, mentre passeggiava, incontrò un lebbroso pieno di piaghe e provò un grande ribrezzo e paura verso di lui.Ma sentì, per ispirazione divina, una voce che gli diceva che se non operiamo contro i nostri istinti non saremo mai santi. Allora si avvicinò al lebbroso e vincendo la spaventosa ripugnanza che provava gli baciò le piaghe. Da questo momento si dedicò a visitare gli ammalati negli ospedali ed i poveri regalando loro tutto quello che aveva. Un giorno, pregando davanti a un Crocefisso nella chiesa di San Damiano, gli sembrò che Cristo gli dicesse tre volte: ‘’Francesco, devi riparare i muri della chiesa di San Damiano che sono molto deteriorati’’, tornò a casa e vendette il suo cavallo e una buona parte dei tessuti del negozio di suo padre e portò il ricavato al Padre cappellano di San Damiano, chiedendogli che gli permettesse di rimanere per aiutarlo a riparare la chiesa danneggiata. Gli fu permesso di restare ma il Padre cappellano rifiutò il denaro, temeva la reazione del padre di Francesco Pietro Bernardone, allora Francesco lasciò il denaro in una finestra e si nascose temendo il castigo di suo padre che furioso sarebbe venuto a castigarlo. Pietro Bernardone mandò Francesco dal vescovo e chiese la restituzione del denaro, minacciando Francesco di diseredarlo. Il prelato restituì il denaro e Francesco spogliandosi della sua camicia, del suo sacco e del suo mantello li diede a suo padre e disse: ‘’finora sono stato il figlio di Pietro Bernardone, da oggi in poi potrò dire: Padrenostro che sei nei cieli’’.Il vescovo gli regalò il vestito di uno dei suoi contadini, una semplice tunica di tela grezza, legata alla cintura da un cordone. Francesco tracciò una croce con un tizzone sulla sua nuova tunica e con questa si vestirà per il resto della sua vita. In seguito questo sarà l'abito dei suoi religiosi: il vestito di un contadino povero, di un semplice lavoratore. Il 24 febbraio 1209 nella piccola chiesa della Porziuncola mentre ascoltava la lettura del Vangelo, Francesco sentì una chiamata che gli indicava di andare per il mondo a fare del bene. L'eremita si convertì in apostolo. Scalzo e vestito della modesta tunica attrasse a sé una moltitudine di seguaci. Tra questi nell’aprile del 1209 si unirono a Francesco, Bernardo da Quintavalle, Pietro Cattani, il sacerdote Silvestre ed Egidio. San Francesco predicò la povertà come un valore e propose un modo di vivere semplice basato sugli ideali del Vangelo. Proprio in quel periodo altri gruppi sollecitavano un ritorno al cristianesimo primitivo ma erano stati dichiarati eretici, e fu per questo che Francesco volle ottenere l'autorizzazione del Papa. Nel 1210, dopo aver ricevuto Francesco e i suoi compagni, Papa Innocenzo III approvò il suo modello di vita religiosa, gli concesse il permesso di predicare e lo ordinò diacono. Con il passare del tempo il numero degli adepti aumentò e Francesco cominciò a creare un Ordine religioso, chiamato Ordine francescano o dei francescani, di questo Ordine presto ne fece parte anche San Antonio da Padova. In seguito, Francesco, con la collaborazione di Santa Chiara, fondò il ramo femminile dell'Ordine, Le Dame povere, più conosciute come Clarisse .La prima regola di vita dell'ordine femminile fu approvata il 9 agosto 1253 da Innocenzo IV.Alcuni anni dopo, nel 1221, sarà creato un terzo ordine con lo scopo di accogliere quelli che non potevano abbandonare i loro obblighi familiari. Nel 1215 la congregazione francescana si era estesa in Italia, Francia e Spagna, ed  Il Concilio Laterano riconobbe pubblicamente l'ordine, chiamato allora dei Fratelli Minori. San Francesco cercò di evangelizzare terre nuove lontane dal cristianesimo, ma diverse circostanze fecero fallire i suoi viaggi in Siria e Marocco.Tra il 1219 e il 1220, forse dopo un incontro con San Domenico di Guzman, predicò in Siria e in Egitto.Sebbene non fosse riuscito a convertirlo, il sultano Al-Kamil rimase impressionato dalla sua personalità e gli permise di visitare i Luoghi Santi. Al suo ritorno in Italia, su richiesta del papa Onorio III, compilò per iscritto la regola francescana, della quale redasse due versioni : una nel 1221 e un'altra più schematica nel 1223, approvata in quello stesso anno dal Papa e consegnò la direzione della comunità a Pietro Cattani. La direzione dell'ordine francescano non tardò a passare ai membri più esperti come il cardinale Ugolino, futuro papa Gregorio IX, ed al fratello Elia e San Francesco poté così dedicarsi completamente alla vita contemplativa. Durante il suo ritiro dal mondo, San Francesco d'Assisi ricevette le stigmate. Secondo la sua stessa testimonianza, questo gli successe nel settembre del 1224, dopo un lungo periodo di digiuno e preghiera, in un monte vicino ai fiumi Tevere e Arno.Gli ultimi due anni di Francesco furono certamente segnati con più profondità da "sorella sofferenza" sia per le Stimmate e sia per tutte le altre malattie del corpo. Nella primavera del 1226, mentre si trovava a Siena, sentendosi mancare, dettò un "piccolo" Testamento. Dopo, mentre si trovava nel convento delle Celle a Cortona, ne fece scrivere un altro, l'ultimo, e volle che fosse legato alla Regola. Dalle sorgenti del fiume Topino, nei pressi di Nocera Umbra, dove si trovava, Francesco si fece trasportare ad Assisi, alla Porziuncula, per esalare l'ultimo respiro al tramonto del 3 ottobre 1226.Il suo corpo, dopo aver attraversato Assisi e sostato in San Damiano, venne sepolto nella chiesa di San Giorgio, da dove, nel 1230, la salma venne trasferita nell'attuale basilica. Due anni dopo fu proclamata la sua canonizzazione da parte di Gregorio IX, con la bolla Mira circa nos del 19 luglio 1228, fissando la festa liturgica al 4 ottobre. I suoi scritti, oltre ad essere destinati all'insegnamento dei suoi frati, presentano un linguaggio semplice, ma scorrevole e sono in latino. Unica eccezione in "lingua volgare" il Cantico delle creature ormai inserito nella storia della letteratura italiana, che celebra con un linguaggio altamente poetico la presenza di Dio nella natura. San Francesco venne dichiarato Patrono d'Italia nel 1939. Papa Giovanni Paolo II lo dichiarò "patrono dell'ecologia" con la lettera apostolica inter sanctos del 29 novembre 1979. Francesco è uno dei santi più amati e conosciuti sia in occidente che in oriente, amato dai cattolici e dai non credenti come esempio di umiltà e povertà. Nei luoghi dove visse la sua vita sono nati dei Santuari, meta di turisti e pellegrini.

Cantico delle Creature Laudes Creaturarum 1226 ca.

Altissimu, onnipotente, bon Signore,
tue so' le laude, la gloria e l'honore et onne benedictione.
Ad te solo, Altissimo, se konfano,
et nullu homo ène dignu te mentovare.
Laudato sie, mi' Signore, cum tucte le tue creature,
spetialmente messor lo frate sole
Io qual'è iorno, et allumini noi per lui.
Et ellu è bellu e radiante cum grande splendore:
de te, Altissimo, porta significatione.
Laudato si', mi' Signore, per sora luna e le stelle:
in celu l'ài formate clarite et pretiose et belle.
Laudato si', mi' Signore, per frate vento
et per aere et nubilo et sereno et onne tempo,
per lo quale a le tue creature dài sustentamento.
Laudato si', mi' Signore, per sor'aqua,
la quale è multo utile et humile et pretiosa et casta.
Laudato si', mi' Signore, per frate focu,
per lo quale ennallumini la nocte:
ed ello è bello et iocundo et robustoso et forte.
Laudato si', mi' Signore, per sora nostra matre terra,
la quale ne sustenta et governa,
et produce diversi fructi con coloriti flori et herba.
Laudato si', mi' Signore, per quelli ke perdonano per lo tuo amore
et sostengo infirmitate et tribulatione.
Beati quelli ke 'l sosterrano in pace,
ka da te, Altissimo, sirano incoronati.
Laudato si', mi' Signore, per sora nostra morte corporale,
da la quale nullu homo vivente pò skappare:
guai a·cquelli ke morrano ne le peccata mortali;
beati quelli ke trovarà ne le tue sanctissime voluntati,
ka la morte secunda no 'l farrà male.
Laudate e benedicete mi' Signore et rengratiate
e serviateli cum grande humilitate.

Testo: edizione Contini in Poeti del Duecento, Milano-Napoli, Ricciardi, 1960, vol. I.

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