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Famiglia Albornoz, Egidio Albornoz, e la Rocca Albornoz a Viterbo, oggi sede del Museo Nazionale Etrusco. Egidio Albornoz, Alvarez Carillo de Albornoz, vita opere e storia : nacque a Carrascosa del Campo,Spagna, nel 1310, venne eletto Cardinale da Papa Clemente VI nel 1350, morì a Viterbo il 24 agosto 1367. E’ sepolto nella Basilica di San Francesco ad Assisi. Fu un militare, Cavaliere, Condottiero di Ventura,  al servizio dello Stato Pontificio. A lui si deve la fondazione del Collegio di Spagna, che è una istituzione accademica bolognese. Il padre, Don Garcia era un discendente del Re Alfonso V di Leon, mentre la madre Teresa De Luna era parte della Real Casa D’Aragona. Studiò Legge a Tolosa, dopo di che venne nominato Elemosiniere Reale, poi Arcidiacono di Calatrava, e infine il 13 maggio del 1338, divenne Arcivescovo di Toledo, al posto dello zio materno Ximenes che lo aveva avviato alla carriera ecclesiastica. Al seguito del Re Alfonso XI di Castiglia, salvò il Re durante una battaglia contro i Mori. Alla morte del Re Alfonso, gli succedette il figlio Pedro soprannominato EL Cruel, a causa della sua crudeltà e lussuria. Egidio Albornoz, lo rimproverò aspramente per la sua condotta, e fu per questo che il Re Pedro, lo odiava, e cercò anche di ucciderlo. Egidio Albornoz, quindi, andò via dalla Spagna e si rifugiò alla Corte Papale di Avignone. Qui venne accolto benevolmente da Papa Clemente VI, che lo nominò Cardinale di San Clemente nel 1350, a seguito di questa nomina, rassegò le proprie dimissioni dalla carica di Arcivescovo di Toledo. Alla morte di Papa Clemente VI venne eletto Papa Innocenzo VI, il quale prevedendo di tornare alla sede papale di Roma, incaricò il Cardinale Albornoz di restaurare l’autorità papale nei territori della Chiesa in Italia, che nel frattempo erano gestiti dai signorotti nobili locali , i quali, esercitavano il loro potere in completa anarchia dal papato. Albornoz venne nominato Legato e Vicario degli Stati Papali con poteri straordinari sulle Chiese della Provincia di Roma e del Regno di Sicilia.Il Cardinale Albornoz nel 1553 con un piccolo esercito di mercenari e dopo essersi assicurato la benevolenza dell’Arcivescovo Giovanni Visconti di Milano e di quelli di Pisa, Firenze e Siena, iniziò le sue operazioni militari contro il potente Giovanni di Vico, Prefetto di Roma, e Signore di Viterbo, il quale aveva usurpato una vasta parte dei territori papali. Giovani di Vico venne sconfitto nel 1354 nella battaglia di Orvieto. Successivamente a Montefiascone venne stipulato un trattato di Pace con il quale Giovanni di Vico fece atto di sottomissione al Cardinale di Orvieto, e venne eletto Governatore di Corneto per 12 anni. La sottomissione di Giovanni di Vico comportò il ritorno all’ordine papale delle città ghibelline dell’Umbria. In seguito, a supporto del Cardinale Albornoz, Papa Innocenzo VI gli affiancò Cola di Rienzo, tribuno di Roma, che fu nominato Senatore di Roma e che doveva contrastare lo strapotere della nobiltà romana. Nel 1354, Cola di Rienzo entrò a Roma, salutato come liberatore. Cola di Rienzo, in seguito,però, impose tasse oppressive, e i suoi costosi passatempi lo resero inviso ai romani, nel 1354, cadde vittima della furia della folla. Con la morte di Cola di Rienzo,  Albornoz riuscì a riportare l’ordine papale anche a Roma. A questo punto, Albornoz dopo essersi guadagnato il supporto di Gentile da Mogliano di Fermo e di Rodolfo da Varano di Camerino, iniziò le sue imprese militari contro i Malatesta di Rimini, Rodolfo da Varano di Camerino, sconfisse i Malatesta.Nel 1355 venne stipulato un trattato di Pace con i Malatesta i quali divennero fedeli alleati delle forze pontificie. La sottomissione dei Malatesta fu presto seguita da quella dei Montefeltro, che portò i distretti di Urbino e Cagli sotto l'influenza del cardinale. Poco dopo, la città di Senigallia e i signori di Ravenna e Cervia (i fratelli Bernardino e Guido da Polenta) si sottomisero al cardinale.Francesco II degli Ordelaffi, Signore di Forlì, e il suo alleato Giovanni di Ricciardo Manfredi, Signore di Faenza, si rifiutarono ostinatamente di sottomettersi. Nel 1356, per ordine del Papa, fu proclamata una crociata contro di loro. I Manfredi non se la sentirono di continuare nella lotta e cedettero Faenza all'Albornoz il 10 novembre 1356[, ma l'Ordelaffi e sua moglie, la bellicosa Marzia degli Ubaldini, restavano ancora da sottomettere. La crociata contro i Forlivesi continuò ad essere predicata in varie parti d'Europa, oltre che in Italia: ad esempio, in Germania e in Ungheria: l'intera Cristianità si stava mobilitando contro Francesco Ordelaffi. Dopo tutte queste vicende militari in Italia, Albornoz chiese a Papa Innocenzo VI di richiamarlo ad Avignone, visto che a parte gli Ordelaffi tutti i territori erano stati ricondotti al potere papale. Al posto di Albornoz, in Italia,  venne nominato Androin De la Roche, Abate di Cluny. L'Albornoz si trattenne ad Avignone solo per poco tempo. Il suo successore in Italia, l'Abate di Cluny, abbandonò i metodi militari per trattare con buoni risultati con l'esperto e valoroso Francesco Ordelaffi. Tuttavia, gli intrighi di Giovanni di Vico (il prefetto di Roma) nell'Alto Lazio e in Umbria e nuove minacce verso l'Urbe richiesero nuovamente la presenza dell'Albornoz in Italia. Il papa gli ordinò di tornare nel dicembre 1358. Immediatamente ricominciò le operazioni militari della crociata contro i Forlivesi (in realtà, si trattò di quattro crociate consecutive), diretta in particolare contro l'Ordelaffi, i cui tentativi di assoldare Konrad von Landau, detto il conte Lando, e la sua Grande Compagnia furono frustrati da un contratto siglato dal cardinale con il Lando stesso. L'Ordelaffi, dopo un'ultima fortunata operazione militare, fu finalmente costretto a trattare, per l'esaurirsi delle risorse, il 4 luglio 1359 e lo stesso giorno il cardinale prese possesso di Forlì, insediando nel Palazzo del Comune sia la sua cancelleria sia la propria residenza, comprensiva di una sala consiliare. Il fatto che il cardinal legato risiedesse proprio in Forlì, dalle lunghe tradizioni ghibelline e ultima città ribelle al Papa, aveva il chiaro valore simbolico di indicare che il processo di "normalizzazione" dello Stato della Chiesa poteva dirsi compiuto. Una volta riconquistate tutte le terre della Chiesa, negli anni sessanta del XIV secolo il cardinale avviò un progetto di fortificazione militare dello stato, chiamata appunto la "politica delle Rocche", con la quale provvide a far edificare una serie di fortificazioni che andarono a costituire una sorta di spina dorsale armata lungo l'asse longitudinale Romagna-Marche-Umbria-Lazio. L'obiettivo era quello di tenere sotto controllo i territori riconquistati, presidiando militarmente i centri urbani e i punti di snodo più strategici, e al tempo stesso far sentire alla popolazione l'effettiva presenza dell'autorità centrale ecclesiastica e la possibilità di sue azioni militari, sia pure in presenza di una certa autonomia concessa alle amministrazioni cittadine. Sorsero così grandi castelli, molti dei quali ancora ben conservati, come le rocche di Narni, Spoleto, Piediluco, Sassoferrato, Forlimpopoli e Viterbo. Non solo: molte preesistenti costruzioni vennero fortificate, come nel caso ad esempio di Assisi, Todi, Acquaviva Picena e Urbino. Il territorio pontificio ritornò nella quasi totalità sotto l'autorità papale. Rimase Bologna, che venne recuperata in seguito ad una complessa trattativa con i Visconti. Al principio degli anni sessanta, Giovanni Visconti da Oleggio, che governava su Bologna, entrò in guerra con Bernabò Visconti di Milano, che mirava ad ottenerne la signoria. Non potendo contrastare il potente Bernabò, il 17 novembre 1360 Giovanni Visconti consegnò la città al cardinale Albornoz,, che in precedenza aveva cercato invano di raggiungere un compromesso con Bernabò. L'Albornoz cedette in cambio al Visconti la città marchigiana di Fermo. Alla morte di Papa Innocenzo VI nel 1362, venne eletto Papa Guglielmo di Grimoard con il nome di Papa Urbano V. il quale, nella primavera del 1363  proclamò una crociata contro Bernabò. In aprile il cardinale riportò una vittoria a Salaruolo, presso Faenza, e la completa sottomissione del tiranno divenne solo una questione di tempo. Ma l'idea della crociata contro i Turchi si era talmente radicata nella mente del papa che il 13 marzo 1364 fu conclusa con Bernabò un'affrettata pace, le cui condizioni erano estremamente favorevoli all'usurpatore, che ricevette 500.000 fiorini d'oro per la restituzione dei territori pontifici occupati. Il Cardinale Albornoz, avev di nuovo riportato sotto il controllo papale tutti i territori dello Stato Pontificio e aveva reso possibile il ritorno del Papa a Roma. Ma non ricevette la gratitudine che si era duramente guadagnato. Urbano V dette credito ai nemici del cardinale che lo accusavano di essersi appropriato del denaro pontificio. A causa di ciò, l'amministrazione della Romagna fu tolta all'Albornoz e affidata all'arcivescovo di Ravenna. In conseguenza di questo, il cardinale chiese di essere richiamato dall'Italia e scrisse una lettera al papa nella quale faceva un resoconto della sua gestione. Il papa si rese conto del suo errore e, in risposta, concesse il dovuto riconoscimento per l'inestimabile servizio che l'Albornoz aveva reso al papato. Nel 1367 Urbano V tornò a Roma; l'Albornoz lo ricevette a Viterbo, ma morì prima che il papa potesse entrare nella città eterna. In accordo con i suoi desideri, fu sepolto nella Basilica di San Francesco d'Assisi, nella Cappella di Santa Caterina, da lui stesso commissionata all'architetto Matteo Gattaponi, che per il Cardinale aveva già progettato molte fortificazioni. Quattro anni dopo, i suoi resti furono traslati nella cattedrale di Toledo. (sintesi, dal testo di wikipedia).

Il Cardinale Egidio Albornoz e i suoi rapporti con Viterbo, di lui rimane la Rocca Albornoz, a piazza della Rocca, che aveva la funzione di presidio militare. Fu sotto il Papato di Giulio II della Rovere che si diede l’avvio a questa costruzione, e ne affidò il compito all’architetto Donato Bramante. Il progetto iniziale prevedeva un cortile aperto a pianta rettangolare, aperto su un lato, ed inquadrato da due loggiati simmetrici, con la centro una fontana con lo stemma pontificio. Fu poi Papa Paolo III Farnese, a portare a termine l’opera, cambiandone però la struttura austera, ingentilendola in una struttura più elegante, e per questo fece aprire un loggiato esterno rivolto alla città, qui, sotto il loggiato estero,  vi è una iscrizione a testimonianza del suo operato. Nel tempo l’edificio ha subito diverse destinazioni, fu adibito a caserma fino al 1981, e poi destinato a sede museale. Infatti qui si trova il Museo Nazionale Etrusco che si articola su tre piani. Nel portico del cortile vi sono alcuni sarcofagi etruschi provenienti da Norchia, Ferento e Viterbo, databili tra il V e il II secolo a.C. Al piano terra le sale ospitano elementi della architettura domestica etrusca provenienti da San Giovenale, Blera, Acquarossa, rinvenuti durante gli scavi del 1960 effettuati dall’Istituto Svedese di Studi Classici. Vi sono altresì altre sale dedicate a reperti provenienti da Ferento e Musarna. Altra sala è dedicata ai reperti provenienti dalla necropoli rupestre di Ischia di Castro. Oltre a visitare il centro storico di Viterbo, il quartiere medioevale di San Pellegrino, il Palazzo e la loggia dei Papi, è bene anche visitare questo importate Museo Etrusco, situato nella Rocca voluta dal Cardinale Egidio Albornoz.

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